La notte in alta montagna nel silenzo riporta suoni antichi. Li ascolto di nuovo.
Erano lì anche lo scorso anno. Rumori di torrenti impetuosi, ripide discese di folate tra le rocce. E anche l’anno prima. I fischi di marmotte mattutine. Ma non riuscivo a sentirli.
Seduta su una sedia mentre il Sole non c’è già più mi rendo conto che dopo 6 anni la pace è tornata. Non ho bisogno di spegnere il telefono per staccare forzatamente mentre qualcosa dentro di me si chiede cosa starà accadendo. Il telefono giace acceso e anch’esso silente. Niente notifiche dai social su cui non sono più. Pochi messaggi. Sporadici. Dagli esigui amici, gli stessi di una vita.
Un ciclo si chiude, si chiude almeno per me. Il ciclo iniziato nel giugno 2017 con la legge Lorenzin e con tante, troppe domande. Ora, dopo anni di caccia alle streghe, di scienza e, dulcis in fundo, di covid, tutte quelle domande hanno trovato un posto se non una risposta.
Non so cosa sta succedendo in Italia (“aaaaapolitica”) ,se ne parla distrattamente a pranzo. Il giornale locale è tornato a parlare di incidenti stradali e dell’allarme del momento in fondo ai titoli: se da bravi salvatori-del-mondo vi interessa il claimatceing o la battaglia dei giusti del momento, di sicuro non comprate questo giornale da bar qui e prendete una variante di caffè in un caffè molto più adeguato.
Io invece il caffè ho cominciato a berlo nero. Ne bevo 2 o 3 al giorno: con la pace ritrovata anche la tachicardia da ansia del domani mi ha abbandonato. E aggiungere dello zucchero alla bevanda scura non mi interessa da un po’.
E non scrivo quasi più. O meglio, scrivo. Peggio, pubblico. Sulle riviste peer reviewed.
Gioco al giochetto dello scienziato. Ne sfrutto tutte le storture. Le fosse. Fregandomene.
Credo di averci creduto per un po’, ad una certa missione della “scienza”. Adesso che non credo più a nulla, pubblicare la solita sbobba lascientifica mi resta lieve. Basta che l’inglese sia decente e non mettersi di traverso a nessuna “consolidata teoria” e poi passa tutto.
Gioco al gioco. Dei titoli, dei progetti, dei chair, dei posters, delle invited talk, dell’invitation letter, della support letter. Grafici che vanno di moda fatti col linguaggio che va di moda.
Bevo vino rosso mentre aspetto che la cena finisca la cottura su un mucchietto di legna. Leggo un libro. Di filosofia.
A fine Agosto riparte la scuola e il problema maggore sarà trovare il diario desiderato.
Ammiro la stellate della notte.
E tanti saluti, cara Italia, che sei di là da quelle montagne.
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