mercoledì 13 maggio 2020

LA STORIA SCRITTA DAI VICEMINISTRI



Una premessa, visto che sempre più spesso appaiono commenti tipo "questa è diventata una pagina politica".
Qua sopra è stata rilevata la completa politicizzazione della questione COVID fin da gennaio, quando si parlava del "coronavirus cinese". Politicizzazione a livello internazionale E, evidentissima, a livello nazionale.
In una situazione in cui un vaccino anti COVID "potrebbe cambiare gli equilibri geopolitici" e in cui dentro OMS hanno un peso schiacciante le istanze politiche di una singola nazione o quelle del maggior finanziatore privato (https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Disorganizzazione-mondiale-b8ed1cc8-5ae5-436f-925b-22812f52371d.html), la linea di confine tra scienze e politica è inesistente. E tutto quel che riguarda la lotta alla pandemia è politica sanitaria, quindi politica.
Da noi se il lockdown non è stato rispettato non ha potuto funzionare, se ha funzionato è perché è stato rispettato. Il lockdown non è stato rispettato e ha funzionato è un non sequitur, ma sembra un non sequitur molto gettonato. La curva epidemica non è stata certo appiattita per gli effetti taumaturgici di disposizioni largamente disattese. Poi che abbia funzionato in tutte le sue parti è improbabile. Sicuramente importante la sospensione di eventi pubblici come partite e concerti e limitazioni affini. Ma la riduzione dell'orario dei supermercati andava in senso contrario. Quanti esercizi commerciali avrebbero potuto rimanere aperti come i tabaccai? Molti. E andare a cercare escursionisti isolati in montagna aveva un senso? No (https://www.ansa.it/valledaosta/notizie/2020/04/22/coronavirus-regione-vda-invia-a-roma-lettera-magistrati_b58b2c3e-7bc6-441e-b9b2-6d8f7ccccdbe.html)
Detto ciò...



“Siamo prontissimi, continuiamo costantemente a aggiornarci con il Ministro Speranza, abbiamo adottato tutti i protocolli di prevenzione possibili e immaginabili”. Così Conte il 27 gennaio 2020 (https://www.lastampa.it/rubriche/lato-boralevi/2020/03/26/news/conte-e-il-giudizio-della-storia-1.38640207).
Che non fossimo pronti era ovvio. Da lì quasi un mese passò tra affermazioni come "la vera epidemia è il razzismo" e "è una banale influenza". Agli inizi di un maggio avaro di speranze (il conto economico di COVID non tarderà) guardando indietro vediamo come la banale influenza abbia fatto 28.274 morti (dati dell'8 maggio), morti DI COVID, non con COVID (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/04/covid-19-pesavate-fosse-brutta-e-anche.html).
Quanti morti ha fatto il razzismo dal 27 gennaio all'8 maggio?
L'immane fatica e l'abnegazione del personale medico sono indiscutibili. Ma mai sono stati messi in grado di svolgere la propria funzione al meglio ANCHE dal governo e dal ministero, oltre che da alcune regioni. Il paziente 1 è stato gestito violando le linee guida ministeriali (altrimenti avrebbe fatto più contagi), le conoscenze sulla fisiopatologia di COVID-19 sono state ottenute violando le direttive ministeriali (https://bergamo.corriere.it/notizie/cronaca/20_maggio_07/bergamo-autopsie-decisive-contro-parere-ministero-coinvolti-dall-emergenza-cosi-abbiamo-scoperto-rischio-trombosi-62159ca6-9037-11ea-b981-878bbbd902eb.shtml), AIFA ha provato a gestire la crisi come ordinaria amministrazione, salvo poi navigare a vista (e a seconda delle pressioni politiche) collezionando pessime figure, tra l'avanti-indietro-avanti sull'interferone, endorsement a anti HIV e idrossiclorochina, fino a più recenti esibizioni del suo direttore (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/05/il-direttore-aifa-remdesivir-il-3-e-la.html).
Gli sforzi incredibili del personale medico (troppo spesso a vuoto) vengono strumentalizzati dalla retorica governativa, la fola del "modello Italia" è durata un niente (https://it.euronews.com/2020/04/27/covid-19-le-falle-del-modello-italia-un-reportage-svela-la-disfatta-della-lombardia), mentre il vero modello di cui si parlava all'estero era il modello Veneto (https://formiche.net/2020/04/veneto-zaia-sanita/), quello di cui a Roma non hanno mai voluto sentir parlare (la ragion politica precede, del resto).
Il governo nella persona del viceministro Sileri quindi mette il cappello su quella categoria a cui, ai tempi del paziente 1, il presidente del consiglio aveva dato la colpa.
Ma l'ondata epidemica è alle nostre spalle, e con le sue brillanti politiche di Fase 2 chissà che risultati raccoglierà l'esecutivo ...

domenica 10 maggio 2020

REMDESIVIR, UN AGGIORNAMENTO

https://www.fiercepharma.com/pharma/early-missteps-questions-hang-over-u-s-distribution-gilead-s-remdesivir


1.5 milioni di dosi gratuite. Oltreoceano. Certe paure sono state confermate, il prezzo è davvero esorbitante.
E vi presento una molto informata che aveva capito tutto, ma proprio tutto tutto, eh: https://www.jacobinmag.com/2020/03/gilead-orphan-drug-remdesivir-coronavirus
L'area ONG-dem-no-brevetti-contro-big-pharma aveva strepitato per lo status di farmaco orfano concesso a remdesivir (in realtà richiesto quando si pensava a popolazioni molto ridotte di pazienti da trattare, status a cui Gilead ha poi rinunciato).
Quindi dipingerla come Gilead che ci prova ma viene ostacolata da attivisti della sanità, giornalisti di sinistra e da Bernie Sanders è appena appena falso. Sanders poi aveva perso un'eccellente occasione per tacere: "E' vergognoso che dopo che i contribuenti hanno messo decine di milioni di dollari nello sviluppo di remdesivir la FDA di Trump usi una legge sulle malattie rare per privatizzare un farmaco destinato a un virus pandemico".
Un'altro di quelli svegli ma talmente svegli che scansati (chissà quando sarebbero stati messi, questi finanziamenti dei contribuenti, che comunque rispetto ai costi di sviluppo di un farmaco sono briciole - provare a far concorrenza a Ocasio Cortez? Che pena...) . Con ciò probabilmente il clamore mediatico messo su da Sanders ha influito nella decisione dell'azienda di rinunciare allo status di farmaco orfano (https://www.reuters.com/article/us-health-coronavirus-gilead-sciences/gilead-asks-fda-to-take-back-lucrative-orphan-drug-status-on-possible-coronavirus-treatment-idUSKBN21C3MG).
Non era certo una prima volta:  Ocasio Cortez e Sanders avevano lavorato fianco a fianco a dare addosso a Gilead riguardo il prezzo di un suo anti-HIV (https://www.theguardian.com/society/2019/dec/09/sanders-and-ocasio-cortez-gilead-descovy-drug-hiv). Mi pare giusto attaccare un'azienda che ha mantenuto livelli di occupazione costanti, anzi crescenti nel tempo, invece che un colosso finanziarizzato e predatorio , magari notorio per aver fatto strage di posti di lavoro in ogni azienda che acquisiva (sul prezzo di Prevnar-13 silenzio di tomba, ed è l'unico vaccino che continua a figurare fisso nella classifica dei farmaci blockbuster, con alcuni miliardi di fatturato).

Ovviamente al coro anti Gilead si era unito Vinay Prasad, uno che piace molto ad alcuni molto vicini ad aree del nostro MinSan
 
In pratica le approvazioni FDA non contano, perché gli sviluppatori di farmaci fanno male i trial o non fanno quelli giusti. Logico, da parte di uno che pensa che per sviluppare un farmaco basta qualche decina di milioni. 

Comunque dopo il milione e mezzo a gratis di dosi di remdesivir un prezzo ci sarà, per rendere sostenibile la produzione. Ma una cosa è chiara: nessuno sotto i riflettori con un minimo di buon senso vuole trarre profitto da un'emergenza pandemica (https://www.npr.org/sections/health-shots/2020/05/08/851632704/putting-a-price-on-covid-19-treatment-remdesivir?t=1589052670387)


venerdì 8 maggio 2020

IDEOLOGIA, PARTITI, SANITA'


https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/05/04/mantova-donna-incinta-curata-con-il-plasma-iperimmune-nas-chiedono-informazioni-nessun-problema-80-malati-curati-cosi/5790503/

In tempi più civili i soli temi sanitari ad essere caricati di un valore politico erano temi con un sottostante etico (aborto, fine vita, fecondazione assistita, stupefacenti).
Non che la cosa facesse bene, a quei temi, però era comprensibile.
Ma non era mai successo prima di tempi recenti che fossero ideologizzati o politicizzati farmaci o terapie non connessi a temi etici.
Quello che ha dato il la è stato Trump, con il suo endorsement verso l'idrossiclorochina come farmaco per COVID.
E ora abbiamo Salvini che ha sponsorizzato la plasmaferesi, e la plasmaferesi è diventata "dedestra". Assurdo.
De Donno ci ha messo del suo, parlando di "unica cura" e cura "del popolo per il popolo", il clamore mediatico è cresciuto e quello sui social è aumentato a dismisura fino a configurarsi in un'opposizione ideologizzata tra il plasma iperimmune e un vaccino ad ora inesistente e che forse non esisterà mai (la spiegazione di De Donno sul suo silenzio stampa è qua https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/virus-cura-plasma-de-donno-spiega-su-facebook-perch-era-sparito-dai-social_18064046-202002a.shtml .- con qualche esagerazione sull'importanza del suo lavoro, visto che è dall'inizio del can can, dalla Cina agli USA, che il plasma è stato usato).
In un'escalation di assurdità solo in questa specifica situazione i NAS si sono mossi per informarsi su un caso di terapia "compassionate" al di fuori della sperimentazione clinica, e ricordo che i NAS sono il "braccio militare" del Ministero della Salute. Una mossa politica.
Chissà il leader della Lega come concilia Zaia con Fontana: perché se Zaia, o meglio Crisanti, ha ragione, sulla storia tamponi, allora c'è una gestione fallimentare dell'epidemia (in Lombardia) e la migliore gestione della stessa (in Veneto). Non si può difendere la Lombardia e lodare il Veneto al tempo stesso. Forse il fatto che Mantova si trovi in Lombardia non è estraneo a tutta questa faccenda: finalmente un'eccellenza lombarda, quanto a COVID, finalmente qualcosa con cui provare a far dimenticare quel che è stato. Da cui la corrispondente opposizione da parte dei partiti della maggioranza di governo e di certo opinionismo medico.
Il gioco dell'ideologizzazione/politicizzazione l'ha cominciato Matteo Renzi quando, parlando dei 5*, disse "I vaccini saranno la loro Banca Etruria"?
Indipendentemente da chi ha iniziato non finirà mai troppo presto.
E a proposito, se non è ideologia "Se non c'è un vaccino antiCOVID usiamone comunque uno" cosa lo è? Le ultime notizie vengono proprio dal Veneto: obbligo per vaccinazione antiinfluenzale e antipneumococcica per l'accesso agli asili. Ci si chiede se esista, tra assessori e dirigenti regionali in genere, qualcuno con un inglese A2, perché è un po' che viene ribadito: non esiste evidenza di trasmissione COVID tra soggetti pediatrici (https://www.nature.com/articles/d41586-020-01354-0). Ma un obbligo vaccinale a casaccio pare diventi sempre più doveroso (per favore, niente "diagnosi differenziali", grazie https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/04/e-perche-non-lantiebola.html)



giovedì 7 maggio 2020

LA GATTA FRETTOLOSA E ALTRI ANIMALI


https://www.nature.com/articles/d41586-020-00751-9


Si sta diffondendo un nuovo sport globale: il salto della scimmia...

Ma procediamo con ordine
Riflessione completamente condivisibile quella di questo commento su Nature, che trovate tradotta qua: http://vocidallestero.it/2020/05/04/non-autorizzare-vaccini-e-farmaci-per-il-covid-19-senza-sufficienti-garanzie-di-sicurezza/
Dopodiché secondo i criteri dell'articolo andiamo a vedere come è messa la situazione dal punto di vista della sicurezza, tra vaccini e farmaci proposti per l'uso per COVID.
Il primo punto riguarda i vaccini: alcuni sono arrivati al trial clinico saltando il modello animale (Moderna), saltandone parte (Oxford/AZ, e l'università di Pittsburgh vuole battere la stessa strada). Cosa si salta? La sperimentazione su Rhesus.
E qua la cosa diventa interessante...
Sì, perché tre mesi fa si diceva che con SARS-CoV-2 il problema erano i modelli animali, ovvero i topi clonati con ACE2 umanizzato, perché altrimenti il virus non infettava il topo.La gran corsa alla ricerca sul virus aveva reso poco disponibili i topi adatti. E questo ha giustificato l'accettazione da parte di FDA della sperimentazione nell'uomo del vaccino Moderna (quello mRNA).
Ma con i macachi Rhesus? Con i macachi nessun problema: tant'è che chi ha per le mani antivirali più o meno avanti nello sviluppo clinico i macachi li ha usati.
Saltando i rhesus nello sviluppo preclinico si arriva nell'uomo con minori informazioni in generale, e sulla sicurezza in particolare. Si noti bene: non sulla sicurezza del pazienti, perché le probabilità di approvazione per un vaccino primo dellla sua classe sono sempre basse (attorno al 10%). Ma sulla sicurezza di quanti vengono arruolati nella sperimentazione.
Tornando all'articolo su Nature e passando ai farmaci in uso e in sviluppo come siamo messi a modelli animali COVID?
Semplice: non li ha fatti nessuno.
Con due specifiche eccezioni: Gilead lo ha fatto per remdesivir, e alla Emory lo hanno fatto per EIDD-2801 che ha avuto l'ok da FDA per l'inizio dei trial clinici, quindi è solo all'inizio del percorso più lungo e difficile.

La gatta frettolosa fece i gattini ciechi. E chi gioca secondo le regole ha le migliori carte in mano.

mercoledì 6 maggio 2020

PERO' E SCIENZA...


O forse no, forse sono solo numeri... Mi rendo conto che è chiedere molto, ma le ragioni stanno qua: https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/05/sopravvalutare-le-predizioni.html
Che è un post lungo, che linka un lungo articolo di un fisico teorico, che contiene link a cenni del perché e del per come previsioni anche di massima su COVID-19 sono impossibili in termi quantitativi (numeri di casi nel tempo). E il modello IC non può essere validato all'indietro, perché non esistono serie storiche in Italia né altrove. E i paragoni con altri paesi sono futili, e lo sappiamo dagli anni 70... sempre questione di sistemi non lineari a dinamiche complesse, o se volete, caos: https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/10/oscillatori-chimici-oscillatori.html
Ma dopo aver visto modellata con segmenti l'epidemia in Italia lo so che di spranze non ce ne sono...

martedì 5 maggio 2020

SOPRAVVALUTARE LE PREDIZIONI



"Fare affidamento sulle previsioni non è un argomento scientifico, è un argomento intrinsecamente sociologico"

Forse questo è il passo più significativo di un articolo di Sabine Hossenfelder che parla di potere predittivo e potere esplicatorio di modelli, prevalentemente e non solo (
https://backreaction.blogspot.com/2020/05/predictions-are-overrated.html?fbclid=IwAR2CB6ccxN8aIz-h92nG_nVXMwV2o02-jUSUSDc7mPeF8M74YTMy6YFYcy4).
A me (e alla mia razza) il potere esplicatorio interessa perché permette previsioni attendibili (capire per fare). E parlando di chimica, le cose vengono facili. Puoi calcolare per esempio l'equilibrio liquido-vapore di una miscela, cosa che ti serve a metter su una distillazione (non pensate alla storta per la grappa, pensate piuttosto a una di quelle colonne di rettifica che si vedono in certi impianti industriali). Ma sono sistemi relativamente semplici (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/duro-o-morbido-dove-non-si-parla-di.html). Quando si va nei sistemi a dinamiche non lineari complesse le cose sono assai diverse (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/05/feedback-caos.html). E a questo proposito Sabine è perfetta parlando di modelli epidemiologici.

"I modelli epidemiologici, per esempio, sono stati giudicati erroneamente dalla loro capacità di predire correttamente l'andamento di nuovi casi e decessi. Ma quese predizioni richiedono che i modellisti conoscano anche quali saranno le azioni si una società per prevenire la diffusione della malattia. Di base richiedono di predire le menti dei leader politici. E questo, non c'è bisogno di dirlo, è chiedere un po' troppo.
Ma udite udite, se non produce predizioni non è scienza! Assurdo. Dovresti giudicare i modelli epidemici (ogni modello, in realtà) da quanti dati sono necessati a descriverlo bene, e da quante assunzioni sono necessarie a tal fine. Meno sono le assunzioni meglio e migliore è il fit dei dati, più alto è il valore scientifico del modello."

E' il punto di vista di un fisico teorico, e si vede (non c'è una considerazione di valore, è un'osservazione sullo "stile di pensiero". Da Kermack e McKendrick in poi il valore dei modelli compartimentali non sta nella loro capacità predittiva (limitatissima, e limitata ai periodi brevi), ma nella loro capacità di descriverci la dinamica del fenomeno e di dirci al riguardo quello che sicuramente non possiamo sapere, cioè quello che succederà non tra un mese, ma tra dieci giorni (perché niente e nessuno garantisce lo stato stazionario del sistema).
E da quasi un secolo sappiamo che un'ondata epidemica è fatta a forma di ondata epidemica, e non a forma di reazione a catena (concetto che un paio di mesi fa sembrava completamente alieno a tutti coloro che tiravano fuori modelli esponenziali).

Il FOYE'S E I CASE STUDIES


Dopo anni dalla prima volta che l'ho aperto non posso dire che Foye's Principles of Medicinal Chemistry sia un libro che ho poi molto usato, sul lavoro. Riaperto di recente dopo uno scambio su twitter ho notato quello che al tempo (e si parla di una quindicina di anni fa) saltavo a piè pari: i riquadri "Significatività clinica" e sopratutto i "Case studies". Il Case studies presentano il caso di un paziente e sono concepiti come esercizi. Alla fine le domande, che sono uno schema di approccio al problema, sono sempre le stesse.
Pensate all'emergenza COVID ma non solo.
Vi sembra che un approccio del genere sia comune i medici o farmacologi?
La domanda è retorica e la risposta è "No!"
Perché? Forse perché la farmacologia in Italia (e non solo) è una questione di medicina, e quindi nella media l'approccio tecnico al problema è del tutto differente e il criterio prevalente è quello della pratica medica o clinica. Che comunque per quanto tecnico resta comunque troppo spesso empirico.
Il caso classico è quello del medico che dopo un ciclo di amoxycillina/acido clavulanico per un bronchite, in assenza di miglioramenti cambia farmaco, e prescrive non un carbapenemico o un macrolide, ma un'altra penicillina.
Oppure un altro esempio è dato da chi ha continuato a usare per COVID inibitori di proteasi di HIV, perché "hanno fatto così". Senza pensarci, senza riflettere.
E quelli che dovrebbero in teoria pensarci al posto loro?
Società Scientifiche: SIMIT (http://www.simit.org/medias/1569-covid19-vademecum-13-03-202.pdf) continua a tenere nel suo protocollo per COVID gli anti HIV, sulla base di un articolo dei tempi della SARS (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14985565). E che dice l'articolo? Che dai dati in vitro degli autori risultava attivo a 48 ore (come non è specificato)  e a una concentrazione di 4 microgrammi per millilitro, che passando alle concentrazioni molari fa 6,4 micromolare. Quindi attivo, sì, per modo di dire. E l'articolo concludeva parlando di un apparente effetto clinico positivo che avrebbe dovuto essere riesaminato alla luce di un trial con braccio di controllo. Su queste basi (nulle), SIMIT cita l'articolo concludendo: "’efficacia dimostrata nei confronti di SARS-COV". Alla faccia del Foye's (e di tutti gli altri libri). E AIFA, ISS? Lasciamo perdere...

C'è un'altra cosa da notare: i case studies del Foye's prevedono opzioni terapeutiche multiple: non "la cura" ma una serie di strumenti tra cui scegliere il più adatto alla situazione (sulla base di criteri analitici). Quindi la pluralità di opzioni è un bene, perché per un paziente sarà più adatta una soluzione, per un altro una differente.
Queste considerazioni sono state completamente ignorate non solo dal dibattito (troppi farmaci simili tra loro e quindi inutili, la famosa tesi di Garattini) ma anche dal dettato legislativo, quando con la Nuova Governance Farmaceutica la soluzione al case study diventa facile e immediata: è da prescriversi il farmaco più economico.

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...