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(il riferimento è al mostro che è la biblica incarnazione del caos, https://it.wikipedia.org/wiki/Leviatano, non all'opera di Hobbes)
La prima cosa che mi è venuta in mente è che ormai la macchina del fango media-social se non ha obiettivi di rilievo trova il primo disponibile e procede comunque, come se fosse un'arma cerca e distruggi con l'elettronica in tilt.
La seconda cosa che mi è venuta in mente è che ormai il cortorcircuito influencer-social-giornalismo-politica di questo si nutre, indipendentemente dai coinvolti e dall'argomento di cui si (s)parla.
Comunque la si giri, questa è una brutta storia. Piena di colpevoli che fingono di non avere colpe e di accusatori pronti a indicare la trave negli occhi degli altri dimenticando di averne una più grande nei propri. Il risultato è un tutti contro tutti dove non si salva nessuno. Né gli accusatori seriali da social né i grandi mezzi di informazione. Non si salva Selvaggia Lucarelli che ha deciso «di passare su Instagram, lasciando per un po' X» (l'ex Twitter) in polemica con chi la accusa di avere sospettato (con l'aiuto de suo compagno food blogger) che il post di Giovanna Pedretti, la proprietaria della pizzeria di Sant'Angelo Lodigiano, fosse falso, innescando uno tsunami di odio contro la donna che ha deciso di uccidersi. Nessuno sa bene quali siano stati i motivi del gesto di Giovanna, ma sua figlia non ha dubbi e punta il dito contro la blogger. La quale, a sua volta, punta il dito contro i quotidiani: Ancora nessuno ha il coraggio di fare una riflessione sul ruolo della stampa in questa vicenda
Questa vicenda costituisce uno dei tanti esempi della fenomenologia del Leviatano mediatico, un esempio con un esito tragico. Però no, la colpa non è di ognuno di noi. In primo luogo c'è chi è fuori dei social, in secondo da quel che ricordo non tutti gli utenti dei social si comportano in un certo modo. Ma che il Leviatano social-mediatico si nutra ormai prevalentemente di questo pare piuttosto evidente, e disquisire sul ruolo del giornalismo, se sia esso più o meno grave di quello dell'influencer, è semplicemente non voler ammettere che tra l'uno e l'altro di differenze sostanziali non ce ne sono, oggi.
Da un punto di vista dell'immagine Lucarelli esce da questa vicenda non meglio dell'influencer dei pandori di beneficenza. Poi, considerando le performance di un soggetto non lontano da tutto questo...(https://www.fanpage.it/spettacolo/personaggi/gaffe-di-fedez-a-muschio-selvaggio-mostra-la-foto-di-un-hater-ma-e-lutente-sbagliato/). Fedez indica in pubblico un suo hater mostrando la foto di qualcuno che non c'entra niente che ovviamente viene seppellito da messaggi di odio. Che c'è di strano? Quante volte è stato indicato al pubblico odio l'"antivaccinista" o "il putiniano", il non conforme, il dissidente, quello che non canta all'unisono con il coro? E altrimenti va bene qualsiasi altro bersaglio, come abbiamo visto.
Nella chiusura della pagina fb CS ebbe un qualche ruolo un film francese:
Credo che sia la più lucida e amara disamina del sistema social-media-giornalismo-spettacolo che io abbia mai visto o letto. Ne include le ripercussioni sul reale e ne consiglio caldamente la visione. Perciò forse a questo giro non sarà tutto dimenticato in un batter d'occhio. Chissà, forse questa serie di vicende in sequenza e quasi sovrapposte costituiscono una sorta di crepuscolo degli influencer in Italia. O perlomeno di alcuni di loro. Ma altri e più nuovi ne verranno, finché il sistema non si incepperà una volta per tutte.
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