domenica 22 aprile 2018

L'ALTRO LATO DELLA PREVENZIONE - INFEZIONI OSPEDALIERE


Questa pagina prendeva vita mesi fa, e tra i primissimi post ci fu la condivisione di questo. Non si trattava soltanto dell'esito di brutali rapporti industriali ormai incistati nel sistema sanitario pubblico nazionale.
Il punto era che "la riduzione delle ore di lavoro avrebbe comportato una penalizzazione sulla pulizia e la sanificazione dell'ospedale e di reparti come le sale operatorie".
E nel post di ieri Starbuck ricordava lo "sciopero del camice" a Monza:
"Così gli addetti alle pulizie alla fine del loro turno devono farsi un fagottino e portare a casa la divisa utilizzata durante le ore di servizio per «pulirsela nella loro lavatrice domestica con gravi potenziali rischi per la loro salute, e più in generale quella di tutti. Gli addetti lavorano infatti in ambienti esposti ad agenti patogeni. Portando le divise a casa e lavandole a temperature non adeguate alla sanificazione, favoriscono la circolazione di malattie che possono essere anche molto pericolose. Ciò è inaccettabile. Come anche il fatto che non ci sia un’adeguata dotazione di guanti e che spesso debbano usare quelli degli infermieri, oppure che i lavoratori non siano sottoposti a vaccinazioni specifiche come avviene invece per medici e infermieri»" (https://www.ilgiorno.it/monza-brianza/cronaca/sciopero-pulizie-san-gerardo-1.3048599).
Se del caso di Monza i giornali si sono occupati, di quello di Massa si è parlato assai meno. La condanna riguarda una manifestazione non autorizzata contro la riduzione del personale in opera presso l'ospedale di Massa da parte di Dussman Service, multinazionale tedesca dei servizi a cui l'ASL aveva affidato la sanificazione dell'ospedale.
E quanti altri di questi casi possiamo trovare in giro, dove la sanificazione delle strutture ospedaliere viene sacrificata al risparmio sanitario?
Spesso viene tirata in ballo l'obsolescenza dell'edilizia ospedaliera, e l'inadeguatezza dei sistemi di areazione. Problemi che richiedono investimenti ingenti, difficilmente risolvibili. Ma la sanificazione ordinaria è tutt'altro. E tagliare su quella significa continuare ad aprire la porta alle infezioni ospedaliere. Fenomeno grave, tasto dolentissimo. Se abbiamo difficoltà a metter su le anagrafi vaccinali, col monitoraggio delle infezioni ospedaliere come siamo messi? Male: " In Italia, dai primi anni Ottanta sono stati condotti numerosi studi per valutare la frequenza di infezioni ospedaliere. Non esiste, tuttavia, un sistema di sorveglianza nazionale, perché nel nostro Paese non ci sono ancora sistemi di rilevazione attiva dei dati con personale dedicato (vedi le Infection Control Nurses dei paesi anglosassoni). Anche se in Italia non esiste un sistema di sorveglianza stabile, sono stati condotti numerosi studi multicentrici di prevalenza.Sulla base di questi e delle indicazioni della letteratura, si può stimare che in Italia il 5-8% dei pazienti ricoverati contrae un’infezione ospedaliera" (http://www.epicentro.iss.it/problemi/infezioni_correlate/epid.asp). Ovvero, morbillo e influenza li monitoriamo a livello nazionale, ma le infezioni ospedaliere no. D'altronde sono solo alcune centinaia di migliaia di casi all'anno, che provocano alcune migliaia di morti, per il 30% prevenibili, tra l'altro, sempre stando a ISS. E qua il record europeo lo paghiamo ad un prezzo assai più salato, rispetto al primato sul morbillo (che poi proprio primato non è, ma non sottilizziamo) - http://www.lastampa.it/2017/11/18/scienza/benessere/in-italia-unincidenza-fra-le-pi-alte-deuropa-XQQSz9kchCMXVnw1aHu4WM/pagina.html .
Il "per fortuna ci sono nuove molecole" de La Stampa è qualcosa ma non è molto: gli investimenti in ricerca del resto sono stati praticamente a 0 per anni. Ceftozolane è una cefalosporina approvata nel 2014. Avibactam è un fatto nuovo, un inibitore di beta-lattamasi non betalattamico approvato nel 2015 (tazobactam, altro inibitore di beta lattamasi, è roba vecchia, approvata nel '92) - lo sviluppo di beta-lattamasi è il principale meccanismo di acquisizione della resistenza agli antibiotici betalattamici. Come i betalattamici (derivati penicillinici e cefalosporinici) gli inibitori di beta lattamasi, lo avrete capito, non sono una novità. Il più famoso è l'acido clavulanico contenuto nell'Augmentin, ma fino a Avibactam erano tutti betalattami. Un analogo di Avibactam, Relebactam, è stato approvato da FDA l'anno scorso. E questo è quanto, per quel che riguarda l'attività delle grandi farmaceutiche - il panorama è leggermente più articolato, ne riparleremo.
Per il resto i farmaci attuali di seconda linea hanno un profilo mediamente brutto (vancomicina) o bruttissimo (polimixina).

Trovare serie storiche sulle infezioni ospedaliere in Italia non è semplice, ma siamo passati da 5.6 casi per 100.000 dimessi (2007) a 12.36 casi per 100.000 dimessi (2015), più che raddoppiati in meno di dieci anni, e la mia impressione è che il grosso dell'incremento ci sia stato dal 2010 in poi, ma è solo un sospetto (http://www.aogoi.it/notiziario/infezioni-ospedaliere-22mila-casi-nel-2015-quasi-4mila-in-pi%C3%B9-rispetto-al-2007-va-meglio-per-il-rischio-di-embolia-ma-anche-i-traumi-ostetrici-nel-parto-naturale-crescono/).
E tutto ciò non può non aver a che fare coi progressivamente ridotti standard di sanificazione, conseguenza di tagli di spesa ed esternalizzazioni.

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