Il caso dei tassani, con il taxolo (Paclitaxel), è forse stato il primo che ha visto una polemica verso una grande farmaceutica, Bristol Meyers Squibb, accusata di essersi appropriata di conoscenze di pubblico dominio e ricerca svolta da strutture pubbliche al fine di trarne profitto.
Volendo la polemica era anche comprensibile, ma rivelava un'abissale ignoranza sulla realtà delle cose. Perché senza i chimici BMS non sarebbe mai stato possibile avere il farmaco disponibile.
L'estratto di corteccia di Taxus Brevifolia viene individuato negli anni 60 come potenziale antitumorale all'interno di un esteso programma di screening di estratti vegetali del National Cancer Institute. Il taxolo viene isolato nel 1967, e nel 1971 viene pubblicata la sua struttura. Durante gli anni 70 si rivela promettente in alcuni modelli animali e agli inizi degli anni 80 NCI presenta l'INDA (Investigational New Drug Application) a FDA.
Ma c'è un problema, ed è un problema di approvvigionamento, noto fin dall'inizio.
Per le prime sperimentazioni precliniche erano state raccolte 12 tonnellate di corteccia. Avevano dato 28 Kg di estratto, da cui erano stati ottenuti solo 10 g di composto puro. I conti sul fabbisogno dei trial clinici degli anni ottanta erano lievitati a quasi 40 tonnellate di corteccia. Quando nel 1988 furono pubblicati i positivi risultati della Fase II fu calcolato che il trattamento dei soli casi americani di carcinoma ovarico e melanoma avrebbe richiesto la distruzione di 360.000 alberi di Taxus Brevifolia ogni anno, minacciando l'esistenza stessa della specie. Una rogna incredibile, per NCI, sopratutto perché le aspettative sul farmaco erano cresciute. Quindi NCI lanciò un'appello per la collaborazione ai privati. Solo 4 aziende risposero, tra cui BMS, che venne scelta per la collaborazione (secondo alcuni commentatori dell'epoca NCI voleva a quel punto solo scaricare la patata bollente a qualcun altro).
E in BMS fu trovata la soluzione: da un'indagine sui terpeni di altre specie Taxus venne fuori la baccatina III (universalmente nota come 10-O deacetilbaccatina III, o 10-O deacetilbaccatina, confidenzialmente deacetilbaccatina). Contenuta nelle foglie del Taxus Bacchata, varietà europea. Foglie, quindi risorsa rinnovabile.
E in BMS venne messa a punto la sintesi che da deacetilbaccatina dava il taxolo (cinque passaggi, di cui uno a temperatura criogenica, più altri cinque per il "pendaglio"). E BMS mise le risorse per la Fase III, avendo garantiti soli 5 anni di esclusività dall'Hatch Waxman Act (ovviamente un brevetto a copertura del processo migliorò la prospettiva). BMS presentò la New Drug Application e FDA approvò nel 1992.
(La produzione industriale col processo BMS era abbastanza delicata: era un'azienda italiana a rifornirla di deacetilbaccatina, e mi raccontarono che quando provarono a raddoppiare il volume del batch invece che con doppia quantità di prodotto si ritrovarono con doppio volume di rifiuto da smaltire).
Quindi in realtà i risultati della ricerca pubblica sarebbero finiti nel nulla, non fosse stato per la tecnologia sviluppata da BMS, che ovviamente ha fatto quello che qualsiasi azienda fa (massimizzare il profitto), ma sulla base di investimenti in un corposo sforzo tecnologico suo proprio, senza rubare niente a nessuno.
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