"Meno di mezz’ora dopo, un vecchio signore dalla barba fluente e dal viso aristocratico, ma piuttosto severo, entrò e al mio invito si accomodò a sedere. Sembrava che avesse qualcosa che lo preoccupava. Si tolse il cappello e, posatolo sul pavimento, ne trasse fuori un fazzoletto rosso di seta e una copia del nostro giornale. Si mise in grembo il giornale e, mentre puliva gli occhiali col fazzoletto, disse: «Siete voi il nuovo direttore?». Dissi di sì. «Avevate mai diretto un giornale d’agricoltura prima?». «No – dissi io – è il mio primo esperimento». «Molto verosimile. Avete mai fatto nessuna esperienza in agricoltura pratica?». «No, credo proprio di no». «Una specie di istinto me lo diceva – dichiarò il vecchio signore, mettendosi gli occhiali e guardandomi al di sopra di essi con una certa durezza, mentre ripiegava il giornale nella maniera più opportuna. – Vorrei leggervi quello che deve avermi dato questa sensazione. È stato questo articolo di fondo. State a sentire, e ditemi se siete stato voi a scriverlo: “Le rape non debbono essere mai strappate, perché questo le danneggia. È molto meglio mandar su un ragazzo a scuotere l’albero”. Che ne pensate di questo? Perché, realmente, suppongo che siate stato voi a scriverlo». «Che cosa ne penso? Diamine, penso che è ottimo. Penso che è una cosa molto sensata. Non ho alcun dubbio che ogni anno milioni e milioni di quintali di rape vadano perduti in questa città solo perché sono state strappate quando non erano ancora completamente mature, mentre se fosse stato mandato su un ragazzo a scuotere l’albero …». «A scuotere vostra nonna! Le rape non crescono sugli alberi!». «Ah, no? Ebbene, chi ha detto questo? Quella era un’espressione di linguaggio figurato, assolutamente figurato. Chiunque s’intenda di qualche cosa avrà capito che intendevo dire che il ragazzo doveva scuotere la vite». Allora quel vecchio si alzò e strappò il giornale in pezzetti minutissimi, li pestò con i piedi, e ruppe un mucchio di cose col suo bastone, gridando che io ne sapevo meno di una vacca; poi se ne andò sbattendosi velocemente dietro la porta, e da tutto il suo comportamento mi fu chiaro che qualche cosa doveva essergli dispiaciuta. Ma non sapendo che cosa lo turbasse, non potei essergli di alcun aiuto."
(Mark Twain, "How I edited an agricoltural paper once")
I classici sono tali per la loro attualità, e Mark Twain è a tutti gli effetti un autore classico.
C'è stato un po' di movimento, negli ultimi giorni, anche sotto la mozione d'ordine n. 2 (https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2044160479136162&id=1971621999723344), dove alcuni brillantissimi commentatori si sono espressi sul tema "scienza e democrazia".
Ora, immaginatevi se Mark Twain, essendo attivo al giorno d'oggi, avesse redatto il suo giornale di agricoltura online.
E immaginatevi se, tra le tante reazioni indignate, avesse raccolto dei sostenitori, pronti a difendere il suo operato in nome della "democrazia dell'agricoltura".
Vi sembrerebbe ridicolo? Giustamente.
Ecco, in realtà è quello che succede con tanti che parlano di "democrazia della scienza": sostengono la legittimità dell'asserzione "Le rape crescono sugli alberi", o meglio il suo pari diritto ad essere rispetto a "le rape sono radici". Inutile specificare che in questo modo alla "democrazia della scienza" fanno un pessimo servizio.
E che dire se, in una situazione di obbligo di rapa, si legasse indissolubilmente l'opposizione a detto obbligo alla legittimità di "Le rape crescono sugli alberi"?
Sarebbe una scelta suicida, perdente in partenza (e infatti...).
Ma probabilmente la cosa non avrebbe peso, perché "le rape crescono sugli alberi" sarebbe diventato un motivo identitario (cosa che consentirebbe tra l'altro al giornale di agricoltura online di raccogliere sottoscrizioni e donazioni).
Ora, a molti non sembrerà, ma qua alcune volte capita di spiegare che le rape non crescono sugli alberi, e quando capita di solito esce qualcuno a dire che ciò è antidemocratico...
PS: Avevo già postato questo brano di Mark Twain, più di un anno fa, senza commentarlo, ma era oppurtuno riproporlo così. Ah, non sono uno di passaggio, nel "dibattito", quindi non si provi neanche a dire "Io non ho verità, solo dubbì" perché non mi si frega: il DUBBIOH (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/02/il-dogma-le-scienze-lascienza-il-dubbioh.html) è solo un'altra Verità con la maiuscola, e chi predica il DUBBIOH di questa Verità non dubita mai - certi punti di riferimento politici dell'area del DUBBIOH hanno provato ad arruolarmi, nel tempo, e la risposta è sempre stata un due di picche, con ragioni più che solide (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/10/non-e-vero-che-me-ne-frega-e-utile-si.html), ragioni di serietà.
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