lunedì 16 novembre 2020

COVID: IL PROTOCOLLO PER IL TRATTAMENTO DOMICILIARE.

 

https://www.ansa.it/…/bozza-protocollo-cure-a-casa-no-antib…

Fin dall'inizio di questa faccenda pandemica era chiaro che nessuno stava facendo le cose "by the book" (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/…/il-foyes-e-i-case-…)
Oggi ne sento di tutte le razze. Medici di base che trattano pazienti COVID con antiasmatici (montelukast - antileucotrieni, per la precisione) da quando gli hanno impedito di usare idrossiclorochina. Altri che insorgono a favore dell'uso indiscriminato di antibiotici nel trattamento domiciliare dei pazienti COVID. E via dicendo.
E' arrivato il protocollo per il trattamento domiciliare, o meglio una sua bozza, ed è arrivato dall'alto, dall'apposito comitato governativo presieduto da Bassetti (davvero serviva? ISS e il minisan incapaci di produrre una linea guida, una direttiva?). E la montagna ha partorito un topolino, e pure un po' rachitico.
Ci vuole un Nobel per la medicina per prescrivere tachipirina o aspirina in caso di febbre?
Non credo. Il punto è quale delle due e per quanto.
Da maggio sappiamo che il desametasone funziona abbastanza in caso di ARDS (e per estensione i "cicloesadienoni", ma non il cortisone), quindi il punto non è prescriverlo, il punto è se e quando farlo assumere. La bozza di protocollo specifica il come e il quando, ma c'è un problema...
Il problema è che il protocollo dovrebbe essere applicato da un medico che visita il paziente. Al telefono o simili ci ritroviamo al limite dell'automedicazione. Servirebbero le famose USCA, che però sono quasi un fantasma, a seconda della regione e della provincia in cui si vive.
I medici di base alla pubblicazione insorgono: in primis perché non sono stati interpellati, poi in quanto "sconvolti" dal protocollo. Chissà perché.


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