...contrariamente a quel che si pensa, è ancora in atto. Non è "più difficile di quella al vaccino" in astratto, sono i vaccini mRNA che hanno avuto tempi velocissimi di sviluppo preclinico, gli altri vanno alla velocità di sempre, più o meno. Durante il 2021 conosceremo gli esiti della sperimentazione clinica su molnupiravir (Merck, unica formulazione per os, al momento) e dell'inibitore di proteasi Pfizer. Come remdesivir sono stati individuati a velocità record grazie al "reimpiego" di lavoro e librerie chimiche sviluppati per SARS e altri virus RNA (Ebola, per esempio). C'è un unico aspetto preoccupante, per molnupiravir e PF-07304814: hanno cominciato la sperimentazione clinica da mesi e ancora non se ne sa niente. La fase I di PF-07304814 è iniziata a settembre e dovrebbe finire entro aprile. Per molnumpiravir la fine della fase IIa, iniziata la scorsa estate, è prevista per febbraio. Decisamente questi trial non viaggiano alle velocità a cui la crisi COVID ci ha abituato, non credo sia un male ma fa pensare che gli acquirenti, cioè i sistemi sanitari, non abbiano come priorità i farmaci anticovid. Le infinite polemiche che hanno accompagnato remdesivir e le sue approvazioni non sono state un segnale incoraggiante, per gli sviluppatori. Se entro aprile non si saprà niente questi due composti avranno fatto la fine del galidesivir di Biocryst, uscito di scena (ma sono pronto a scommettere che ci sia qualcuno a caccia di un inibitore di proteasi di SARS-CoV-2 potente e con un buon profilo sulla strada aperta da PF-07304814). Inutile dire che un livello di finanziamento federale americano e di incentivi a queste iniziative paragonabile a quello 2021 velocizzerà il processo, e una chiusura dei rubinetti lo rallenterà.
Remdesivir è l'unico farmaco che ha un'approvazione specifica per COVID-19 (approvazione definitiva di FDA, CMA di EMA). Gli stessi anticorpi monoclonali di Lilly e Regeneron (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/.../e-dopo-i...) sono farmaci sviluppati "from scratch" contro SARS-CoV-2. Il NIAID guidato da Fauci è al quarto trial ACTT, in cui la combinazione remdesivir-baricitinib viene confrontata con remdesivir-desametasone. Quindi di attività in corso ce ne è e i risultati pure ci sono. Se ne otterranno di migliori nel tempo . "La cura" non è una cosa che si ottiene frequentemente (quanto a virus le uniche vere cure sono quelle per l'epatite C), ma ottenere una combinazione di farmaci che riduce la mortalità degli ospedalizzati del 70% è un obiettivo raggiungibile. La compressa da prescrivere ai pazienti a casa? Incerta.
A proposito di ACTT, un ottimo esempio degli avanzamenti più recenti è costituito dall'Emergency Use Authorization concessa a dicembre da FDA alla combinazione remdesivir-baricitinib (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/.../baricitinib...). E' forse ad ora la migliore combinazione uno-due individuata ad oggi: l'antivirale blocca la replicazione del virus e la tempesta citochinica viene fermata da un immunosoppressore (inibitore IL-6, inibitore JAK o deidrocortisone - baricitinib è un inibitore JAK che ha mostrato anche azione antivirale).
Una notizia che si è persa completamente, sui grandi media nazionali, anche se c'erano strutture italiane che avevano lavorato sulla cosa:
" “Ad oggi il baricitinib è l'unico antinfiammatorio approvato per Covid-19 in USA e anche da noi già disponibile, ma il suo impiego in Italia e in Europa è molto limitato e rimane nel contesto dell'utilizzo fuori scheda tecnica del farmaco. Con orgoglio a Pisa siamo stati in assoluto tra i primi al mondo a testare clinicamente baricitinib nel Covid-19, a disegnare un trial randomizzato approvato da AIFA e a identificare con illustri colleghi stranieri il meccanismo antivirale della molecola. Tra l’altro nello studio pisano l’effetto positivo del baricitinib è stato visto proprio nei pazienti più gravi quindi in quelli con P/F inferiore a 300 e molti di questi erano sottoposti a ventilazione non invasiva” spiega Falcone... Probabilmente baricitinib deve essere riposizionato nell’armamentario terapeutico del covid-19 e soprattutto AIFA dovrà rivedere le indicazioni nei malati con polmonite grave” prosegue Falcone, aggiungendo “anche l'uso di remdesivir andrà riconsiderato in pazienti più gravi associato a baricitinib” " (https://www.pharmastar.it/.../covid-19-lassociazione-di...). Inutile specificare che AIFA non ha rivisto niente di niente, e attualmente il suo DG Magrini sembra solo impegnato in faccende di vaccini, comprese dichiarazioni sul vaccino Reithera (il cosiddetto "vaccino italiano") alquanto destituite di fondamento.
Quanto ad antivirali che non siano anticorpi si parla di farmaci che mirano alle proteine non strutturali del virus, quindi i problemi di mutazione dello spike di cui tanto si parla non li riguardano.
Questo non è un aspetto di scarsa importanza. E' cominciata con B-117 (che sembrava la sigla di un bombardiere strategico). Ora si parla di varianti sudafricane e brasiliane. E tutto questo senza nessuna pressione evolutiva esercitata da campagne di vaccinazione e uso massivo di farmaci antivirali. SARS-CoV-2 muta velocemente per conto suo, e pensare di arrestarne le mutazioni fermandone la circolazione con chiusure totali è una resa, la pianificazione della fine del consesso umano. Le mutazioni inerenti la proteina spike possono finire per evadere la risposta immunitaria sia dei guariti che dei vaccinati. Avere nel proprio arsenale farmaci che puntano a proteine del virus molto più stabili nel tempo dovrebbe essere una priorità strategica.
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