mercoledì 17 febbraio 2021

HERBERT DINGLE, RELATIVITA' E PRINCIPIO DI AUTORITA'

"C’è però un particolare. Dingle non era matto. Per 35 anni dal 1920 al 1955 (cioè prima quindi di cominciare la sua campagna contro la Relatività) Dingle aveva scritto, tenuto conferenze e dissertato di una teoria di cui non aveva mai capito nulla. Ed era stato lasciato fare, senza che nessuno dei suoi colleghi si accorgesse di nulla."
Storia molto interessante, quella di Herbert Dingle, e non la conoscevo.
La faccenda del principio di autorità non è precisamente ignota a questa pagina ("Nullius addictus in verba iurare magistri"), che di fatto è nata criticando il dilagare di ipse dixit troppo spesso dai piedi di argilla.
Dopodiché una riflessione sulla questione attuale "principio di autorità e dibattito pubblico" è doverosa. Perché?
Perché se si pone il problema dell'uso distorto del principio di autorità poi non si può disperatamente andare a cercare voci autorevoli o supposte tali a sostegno delle proprie tesi (semmai ci si dovrebbe concentrare sugli argomenti).
Ma la soluzione coerente, cioè restare sugli argomenti, è cosa non semplice, quando gli strumenti per affrontare gli argomenti non ci sono.
Ergo va a finire in "virologi da bar" vs "usare l'H-Index come una clava".
Lo so bene che una frazione di pubblico vuole capire le cose come stanno, sì o no, bianco o nero, e molti trovano la situazione confusa. Ma in primo luogo il mondo non è codice binario, in secondo luogo sarebbe bene che tutti si rendessero conto che il dibattito pubblico su questioni sanitarie non è "scientifico" ma politico, come succede da anni, con un parossismo specifico negli ultimi cinque. E quando arriva la pandemia, anche chi denuncia l'infodemia contribuisce a modo suo nell'alimentarla.
Piuttosto che analizzare i temi dibattuti in un'ottica "scientifica" , provate a misurarli con un metro differente. Provate a classificare le opinioni o le informazioni o la divulgazione dal punto di vista dei parametri "spesa sanitaria" o "spesa farmaceutica": vedrete che si dividono tra sostanziali "no" e "si", più o meno articolati o camuffati. Ora tra "spesa no" e "spesa sì" per quanto ci si possa produrre in distinguo, non c'è un punto di sintesi dialettica (e gli esempi eclatanti in anni recenti non mancano https://ilchimicoscettico.blogspot.com/.../diritto-alla...). Nota bene: quando si parla di spesa si parla semplicemente di esborso di cassa, di costi immediati.
La "sostenibilità della spesa" (cioè "spesa no") non è un criterio dibattibile: o si ritiene fondamentale, o si ritiene fondamentale il diritto alla salute.

 

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