Chimica e vetro borosilicato (noto anche come Pyrex, brand ormai secolare della Corning): una storia che dura da più di cent'anni.
C'è stato un tempo in cui ogni istituto di chimica aveva il suo vetraio. Poi nell'attività e nella ricerca accademica si è cominciato a lavorare su scale sempre più piccole, il bisogno di vetreria scientifica "custom" è calato e ormai queste figure hanno iniziato a scomparire (in Italia più velocemente che altrove).
Orma la produzione di vetreria scientifica è concentrata in relativamente poche aziende (Schott-Duran e Lenz in Europa, Ace Glass negli USA, per esempio). Perché il bisogno che la chimica ha di vetreria è comunque sempre lì e il vetro ha comunque una caratteristica: si può rompere, e la vetreria rotta, se non può essere riparata da un vetraio, va sostituita.
Il reattore da laboratorio è qualcosa che trova il suo impiego principalmente nell'industria, dove si usa prevalentemente per testare processi destinati ad essere riprodotti in reattori più grandi. Per esempio il processo produttivo per un principio attivo farmaceutico è stato probabilmente testato per la prima volta con un sistema molto simile a quello che vedete nell'immagine.
L'oggetto apparirà perlopiù ignoto e esotico a chi ha avuto pratica della chimica solo in contesti accademici, ma il suo funzionamento dovrebbe essere abbastanza ovvio. Nella camicia viene fatto circolare un fluido termostatato, che serve a scaldare o raffreddare il contenuto del reattore. Nell'immagine vedete un condensatore, che serve appunto a condensare i vapori provenienti dal reattore, e a far ricadere il liquido nella massa agitata.
Nel video vedete come viene costruito un reattore in vetro (un procedimento non privo di fascino). E con quasi lo stesso procedimento ne vengono costruiti fino ad un volume di 50 litri o 100 (ma ho sempre guardato con sospetto reattori in vetro di capacità superiore ai 50 l).
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