"Al 90% è politica e discussione sulla
logistica!" mi ha scritto un amico, parlando della pandemia. E' l'ormai
stracitata idea di Rudolph Vichlow (https://it.wikipedia.org/wiki/Rudolf_Virchow),
“Un'epidemia è una questione politica con risvolti medici”. Ma se la
politica, come succede da tempo, cerca una fonte esterna della
giustificazione del suo operato, vende la versione "la pandemia è una
questione scientifica con risvolti politici". E oltre alla voce dei media
tradizionali ha trovato personale più o meno formato ad aiutarla nel
processo. Poco da fare, in questa faccenda "la comunicazione della
scienza" si arruolata come volontaria.
Walter Quattrociocchi si è prodotto in una nuda disamina dei risultati in capo a due anni:
"Il comunicatore cerca di trasformarsi sempre di più in una figura
ibrida tra Piero Angela (tanto che alcuni ne imitano pure la cadenza) e
uno scienziato (senza pubblicare uno straccio di contenuto scientifico
degli argomenti che tratta). Trattando argomenti in maniera sciatta e
imprecisa che si rivolgono ad una precisa echo chamber.
Si chiama sindrome del wanna-be scientist o wanna-be Piero Angela, che nelle sue forme più estreme diventa quasi imbarazzante.
Un riflesso sbiadito dell’aito iniziale per cui mi ero entusiasmato.
Citando alcuni colleghi, è come se si volesse parlare di formula uno
senza nominare i piloti delle corse, per paura di perdere titolarità
rispetto all’assenza di contenuti.
Un rapporto che doveva essere
virtuoso (anche eticamente) è diventata una guerra tra poveri dove chi
perde per definizione è chi vive sui contenuti degli altri."
https://www.facebook.com/walter.quattrociocchi/posts/10227574649857003
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