venerdì 15 luglio 2022

WHISKY, DISTILLAZIONE


But maistly thee, the bluid o' Scots,
Frae Maidenkirk to John o' Grots,
The king o' drinks, as I conceive it,
Talisker, Isla, or Glenlivet!
 
(R.L.Stevenson, The Scotman's return from abroad)
 
Tempo fa mi ritrovai a rinfrescare i principi della distillazione frazionata a una piccola platea di chimici MSc e PhD, perché era pertinente con quel che il gruppo stava facendo. Qualcuno di loro si ricordava qualcosa, per altri si trattava di una completa novità. Per ovvi motivi non inclusi la matematica (https://it.wikipedia.org/wiki/Metodo_di_McCabe-Thiele) - sapete com'è, non è che, specie all'estero, un chimico organico abbia un solido background in materia, anzi diciamo che mediamente non ne vuole sapere.
Comunque, tornando alla distillazione frazionata e alle rettifiche. il tutto sarebbe basato sul piatto teorico, che corrisponde a un teorico stadio istantaneo e localizzato di equilibrio liquido/vapore. In realtà nel piatto teorico di teorico c'è poco: è quello che succede se introducete una miscela di composti con diverse temperature di ebollizione in uno stadio di un evaporatore a effetto multiplo (gli effetti sono appunto i singoli stadi dove a temperatura e pressione diversa per ogni stadio parte della miscela evapora). Se analizzaste liquido e vapore trovereste che nel vapore la concentrazione del componente più volatile è maggiore rispetto alla sua concentrazione nel liquido.
Prendiamo ad esempio una miscela acqua-etanolo: in un singolo stadio di equilibro (o piatto teorico) i vapori avranno una concentrazione di etanolo maggiore di quella presente nel liquido. 

Se condensate quel vapore e scaldate di nuovo il liquido ottenuto otterrete una fase vapore ulteriormente arricchita in etanolo e così via (non all'infinito, perché il sistema acqua-etanolo presenta un azeotropo, ma questo è un altro discorso).
Per questo distillando una miscela idroalcolica di bassa gradazione come quella ottenuta dal malto potete finire per ottenere un distillato di circa 60°, che nel caso del whisky scozzese è quello che viene definito "cask strenght". Perché verrà messo nelle botti tal quale per la stagionatura e verrà diluito per ottenere una gradazione di 40 o 45 o 46 solo per l'imbottigliamento.
Nella produzione di whisky scozzese vengono impiegate le "pot stills" che vedete nell'immagine. Notate la forma particolare del collo dei distillatori, che viene ripresa da diverse bottiglie di scotch single malt. E' proprio il collo del distillatore che garantisce quei pochi piatti teorici che rendono la distillazione un poco più efficiente di quella ottenibile da sistemi "short path" come una semplice storta (https://www.biopificio.it/uploads/prodotti/68.jpg).
 
Mi è già capitato di parlare di chimica e whisky, qua
e qua

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