lunedì 9 gennaio 2023

DISRUPTIVE SCIENCE?

 

https://www.nature.com/articles/d41586-022-04577-5?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=33d9dd6146-briefing-dy-20230109&utm_medium=email&utm_term=0_c9dfd39373-33d9dd6146-44112225

Un interessante articolo su Nature, ma un po' deludente. Perché forse nell'analisi dovrebbero comparire altri fattori. Per esempio, il proliferare di pubblicazioni citato da cosa è prodotto? E' prodotto dal "publish or die", mi verrebbe da dire. In un'inflazione di pubblicazioni senza precedenti nella storia un articolo che davvero aprirebbe nuove frontiere ha buone probabilità di non essere notato o considerato a sufficienza. Che si dice dei beni inflazionati? Che perdono valore, senza distinzione tra l'uno e l'altro.

Un'altra faccenda sarebbe quella del "conformismo accademico", che è sempre esistito (vedere le vicende di Boltzmann). Ma che oggi sembra essere assurto al ruolo di dogma. Ci sono cose che non possono essere messere in dubbio (o non possono essere messe in dubbio quanto basta). Pensate a alzheimer e ipotesi amiloide: ci sono ormai tonnellate di dati che dovrebbero far riconsiderare tutto, ma l'ipotesi amiloide è sempre lì, e oggi, ancora una volta, si approva un farmaco basato su questa ipotesi (https://www.nature.com/articles/d41586-023-00030-3?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=33d9dd6146-briefing-dy-20230109&utm_medium=email&utm_term=0_c9dfd39373-33d9dd6146-44112225 ).

Pensate al linciaggio subito da Johannidis: evidentemente sei rilevante finché non contraddici il paradigma dominante. Quindi di che "disruptive" science vogliamo stare a parlare? E' evidentemente disincentivata, e in modo piuttosto pesante.

L'articolo fa notare un trend simile anche per quello che riguarda i brevetti. E ok,va bene: il brevetto del CD-ROM fu disruptive, quelli di DVD e Blue Ray no. Però qualche considerazione riguardo il mio miserando setore la farei: ancora negli anni 80 di tumori trattabili sul serio ce ne erano abbastanza pochi. Nei 90 i tassani furono una rivoluzione e gli inibitori di proteasi di HIV fornirono il primo vero strumento contro il virus. Seguirono gli inibitori di kinasi da glivec in poi. Nel nuovo millennio arrivò il primo inibitore di integrasi di HIV e l'epatite C finalmente divenne curabile. E ho parlato solo delle prime cose che mi sono venute in mente.

Non so come sia negli altri settori, ma io ho cominciato a lavorare quando già si parlava di low hangng fruits: i frutti che stavano sui rami più bassi erano già stati colti tutti. Gli altri frutti stavano su rami più alti e più difficilmente accesssibili. Era chiaro che non si sarebbe trovata né la nuova aspirina né la nuova penicillina. Ma c'era spazio per altro, e direi che i fatti lo hanno confermato.

Dopodiché se la ricerca di base viene dall'accademia e l'accademia è ingolfata di group thinking c'è un po' poco da fare.


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