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La crisi moderna si è manifestata nella egemonia del discorso tecnico, considerato da Heidegger l'ultimo aspetto della metafisica prima della sua fine. Pertanto, la tecnologia moderna ha esercitato un'autorità metafisica sulla vita umana, poiché il filosofo nell'era della tecnologia moderna è ossessionato da una preoccupazione per il destino del mondo, e la terra è diventata oggetto di sfruttamento e svuotamento delle sue capacità, senza consapevolezza dell'importanza di preservare le garanzie che la proteggono dalla distruzione.
Heidegger considera il trascendimento della metafisica come necessario per ripristinare la realtà dell'esistenza. Secondo Heidegger, la mente moderna è caduta in un modello di pensiero scientifico matematico. Il ragionamento trova la sua forma pura nella formulazione matematica della realtà che accelera la sua unificazione, facilitando così il processo di sottomissione alla dittatura della volontà. Heidegger chiede sempre di separarsi da questa mentalità perché è l'arcinemico del pensiero.
Heidegger respinge l'idea popolare secondo cui la tecnologia moderna ha avuto origine dall'applicazione della scienza naturale alla realtà. Secondo Heidegger, la scienza moderna non è la base della tecnologia. Piuttosto, la tecnologia è la base della scienza moderna. È vero che l'emergere delle scienze moderne precedette, in termini di "calcolo cronologico", il dominio della tecnologia. Tuttavia, lo spirito della tecnologia moderna ha dominato queste scienze fin dalla loro origine, e senza di esso i loro risultati non sarebbero stati applicati tecnicamente.
Considerazioni in larga parte ancora attuali. Ma la cifra della presente post-postmodernità, basata sulla sua osservazione, deve piuttosto emergere dall'analisi sociologica e politica del discorso pubblico. Fino a tutti gli anni 80 l'egemonia del discorso tecnico è stata assoluta e fondata tanto sulla potenza teorica di relatività generale e meccanica quantistica quanto sulle applicazioni della fisica del novecento, prima tra tutte l'arma nucleare. L'arma nucleare è stato il centro politico della storia fin dal dopoguerra, ha plasmato tanto la guerra fredda quanto la distensione. Un peso senza precedenti, che superava di gran lunga quello dell'introduzione delle armi da fuoco. Se si fosse cercato un fondamento più potente per il "discorso scientifico" non si sarebbe potuto trovare.
Invece i due primi decenni del nuovo millennio presentano un panorama assai diverso, perché di discorso scientifico in senso heideggeriano non si può più parlare, nel "dibattito pubblico". Se parliamo di discorso scientifico come lo intendeva Heidegger (scientifico-matematico) è qualcosa che perde di visibilità a partire dagli anni 90. per quanto l'etichetta sia rimasta la stessa. La breve finestra di popolarità delle teorie del caos, che rimanevano nell'ambito del vecchio discorso scientifico-matematico, fu chiusa dalla pecora Dolly (1996) e dalla mappatura del genoma umano (2000).
Con l'avvento del primato delle life sciences lo stesso concetto dietro l'etichetta "pensiero scientifico" è mutato, in un passaggio che rimuoveva le basi matematiche per lasciare il passo a un descrittivismo neotassonomico, inerente non più specie e razze ma geni, proteine, pathways cellulari (emblematico il passaggio da biochimica a biologia molecolare). Intendiamoci, da un punto di vista tecnico il processo ha permesso grandi passi in avanti (in primis gli antitumorali targeted). Ma parlando di pensiero questo può essere visto come un dubbio frutto dei trattati START (https://it.wikipedia.org/wiki/Accordi_START) e del dissolversi dell'incubo di un conflitto termonucleare globale (gli anni 90 non furono anni di riflettori puntati sulla fisica). In un processo di autofondazione, la mappatura del genoma umano e le manipolazioni del DNA furono investite dello stesso potere simbolico che era stato in predecenza del fuoco nucleare. E divenne parimenti "scienza", per quanto il discorso delle scienze hard e quello delle scienze soft avessero un grado di isomorfismo assai basso.
Ed è finita che oggi quando si parla di "discorso scientifico" o "pensiero scientifico" si parla nella migliore delle ipotesi di una nuova teologia morale, non certo di qualcosa di scientifico-matematico. Nella maggior parte dei casi si tratta di un catechismo deteriore e retrogrado. L'autorità metafisica della tecnologia sull'uomo di cui parla Heidegger è mutata nella "scienza" come autorità neoreligiosa, in cui la "comunità scientifica" viene invocata come veniva invocata la comunione dei santi (ed è altrettanto trascendente). "Lo dice la scienza" ha sostituito l'antico "Deus Vult!". Inutile ribadire che tutto ciò non ha niente a che fare con la pratica di una qualsiasi disciplina scientifica (cfr Isabelle Stengers).
E nello stesso spirito in tempi recenti abbiamo visto come geopolitica e analisi strategica siano state imbracciate da chi fino a poco prima aveva imbracciato la "scienza" e nello stesso modo, in fin dei conti con lo stesso fine: quello di avallare e diffondere l'agenda politica del momento, quale che sia.
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