domenica 23 giugno 2024

TRA FICTION "ALTRE" E CRISI CONTEMPORANEE


Per anagrafe mi ricordo bene i primissimi anni 80, la recrudescenza della guerra fredda, la faccenda degli euromissili, il massacro di Sabra e Shatila e tutto il resto. Erano gli anni in cui al cinema uscivano Rambo II, Delta Force, quello con Chuck Norris. Una nauseante propaganda reaganiana debordava ovunque partendo dal cinema. Gli anticorpi a quella narrazione in Italia erano garantiti dal PCI, e viaggiavano in modo particolarmente efficace nei media minori, in particolare nel fumetto. Alcuni di quei contributi sono assolutamente classici e indimenticabili. Indimenticabli come Vacanze a Zahlé di Magnus, alias Roberto Raviola, dove questo grande autore prende il più profondo e controverso dei suoi personaggi e lo sistema per le feste.

Lo Sconosciuto (Unknow), ex ufficiale della legione straniera, mercenario che spesso finisce per vivere di espedienti pericolosi, si ritrova a cedere all'OLP dei progetti di missili terra aria. Poi l'autore lo fa morire in un attentato palestinese in Libano. In realtà Magnus finirà per resuscitarlo grazie alla chirurgia d'urgenza in una clinica di Nazareth, rimettendoci mano qualche anno dopo con quella che per me è la sua storia più intensa e commovente proprio per la sua brevità: La fata dell'improvviso risveglio.

Parrebbe che oggi la propaganda USA/NATO non abbia bisogno delle sale cinematografiche o delle serie. Oggi il tono e i contenuti di The Delta Force (1986) non mi pare siano dominanti nella fiction, forse perché sono stati traslati nella somma della cosiddetta informazione, tradizionale e non (e soprattutto nella comunicazione della politica europea). Quella che segue è una passeggiata casuale nell'ultima decina di anni o giù di lì, senza pretese di completezza o altro. Ma credo che meriti di essere percorsa, in un momento di crisi (in primis crisi di nervi), in cui sarebbe molto meglio se qualcuno avesse già stravinto la guerra in Ucraina, non importa chi.

Questi sono tempi in cui basta niente ad essere "divisivi". Christopher Nolan è divisivo,  Zack Snider è divisivo. J.J. Abrams è divisivo.

A me quello che J.J.Abrams ha fatto con Star Wars non è piaciuto neanche un po'. Mi piacque di più il commento di Leo Ortolani:

https://leortola.wordpress.com/2015/12/25/star-wars-vii-mi-risveglio-a-forza/

Ma J.J. Abrams, prima di essere coinvolto in questo triste capitolo, aveva fatto cose notevoli. Non tanto per il cinema quanto per la televisione e in particolare per quel che mi riguarda due: Fringe e Continuum.

Fringe (2008-2013) in primo luogo metteva in scena un laboratorio di chimica con un minimo di realismo. non come NCIS dove i composti uscivano da un LC-MS agitando una bandierina e urlando "Sono io!".


In secondo luogo, nel primo episodio "Qualsiasi cosa McNeil abbia visto da quel finestrino lo ha fatto dare di stomaco davanti alla sua unità" non era affatto male e prometteva bene (in realtà dava semplicemente il tono della prima serie). Olivia Dunham (Anna Torv) era senza dubbio la protagonista, un personaggio femminile assertivo e forte, tanto più funzionante in quanto "debole", quasi in fondo alla catena di comando.  Occorre dire che il personaggio è reso ottimamente sia dall'intepretazione di Anna Torv che dalla sceneggiatora. Ma alla fine è John Noble nei panni di Walter Bishop il mattatore della serie. John Noble i più lo hanno presente come Denethor ne "il Signore degli Anelli" di Peter Jackson. Ma la sua prova attoriale in Fringe è stata qualcosa di raro, quasi introvabile oggi. Un qualcosa di altri tempi. La divisione Fringe del FBI dopo essere fortemente avversata. finisce per essere un'entità esistente/non esistente di uno spessore leggendario. E quando Dunham è fuori gioco e subentra un'altra agente, ci vuole poco o niente perché reciti "E' tutta la vita che aspettavo persone come voi.".


Ma al di là dell'affresco complessivo della serie, in cui ci sono dettagli incomprensibili nella prima stagione che diventano fondamentali nella quarta, vorrei ricordare una sequenza il cui tema è di una certa attualità:


"God is science", dice l'antagonista, liquidando così gli aspetti morali del suo operato. Il suo discorso oggi suona anticipatorio.

Se Fringe è in un modo o nell'altro diventata una serie di culto, Continuum (2012-2015) non se la ricorda più nessuno. Apparentemente banale fantascienza, con plot apparentemente non così brillanti specie all'inizio della prima serie, è in realtà profonda, scomoda e disturbante. La poliziotta del futuro, proiettata 60 anni indietro nel tempo assieme a un gruppo di terroristi nel giorno della loro esecuzione scoprirà, episodio dopo episodio, il cumulo di cadaveri e sfruttamento su cui si basa la sua società. E più di lei lo scopre lo spettatore: il gran Satana, il terrorista omicida di massa, non ha fatto altro che terminare esseri umani già uccisi dal sistema per trasformarli in automi. L'agenda della terribile organizzazione terrorista Liberate è incredibilmente simile a quelle, reali, di movimenti come Occupy. Quello contro cui i terroristi combattono, in Continuum, sono le cause di una generale oppressione politica ed economica messa in atto "per il bene di tutti" (ricorda qualcosa?). In breve, le istanze dei terroristi sono perfettamente condivisibili (i loro metodi molto meno). Polarizzazione, terra bruciata delle posizioni intermedie, il potere che dice che solo chi non non riesce a capire (oggi: gli ignoranti) si oppone: una buona capacità di anticipazione. Dopo di che la cosa si complica come si complica la maggioranza dei plot basati sui viaggi nel tempo.

Poi ci sono fiction "altre" perché esprimono punti di vista molto distanti dal nostro. Un paio di quelle che ho presente sono state prodotte da Netflix. La prima è Mosul (2019), ispirato a eventi realmente accaduti. Un gruppo della SWAT irachena dà la caccia a quelli di Daesh/ISIS, in un fitto intreccio di doppiogioco, tragedie personali e legami familiari.

g

Uno dei dialoghi migliori:

"Un colonello delle forze speciali iraniane in Iraq, che spara munizioni NATO con un fucile americano?"

"E' un mondo folle"

Mosul è un film intenso in cui gli occidentali sul terriorio sono remoti e inaffidabili.

Fighter (2024) ancora Netflix, è faccenda completamente differente. Una cosa stile Tanguy e Laverdure (Les Chevaliers du Ciel), o Topgun, ma in salsa indiana, con intermezzi Bollywood. Gli aerei sono Sukhoi e i cattivi sono pakistani.


Eh già. Solo capitando su questo film ho saputo che il Sukhoi Su-30MKI è stato sviluppato dalla Sukhoi in collaborazione con l'aeronautica militare indiana. Notare che in questo film figura la stessa manovra Cobra che è stata immortalata in Top gun -Maverick, dove è eseguita da uno dei superiori "caccia di nuova generazione" nemici con uno dei protagonisti che commenta "E quello cosa diavolo era?". Come dire, la fiction sia USA che indiana non si era adattata quanto basta al racconto della Russia con armi vecchie e arretrate. Essendo  Top gun -Maverick uscito nel 2022 la lavorazione e la sceneggiatura sono precedenti la guerra e offrono un punto di vista completamente opposto a quello della narrativa iniziata con il conflitto in Ucraina, una narrativa pericolosa come lo è sempre stata una narrativa che sottovaluta l'avversario, tipo questa:

https://insightnews.media/putin-rusty-nuclear-weapons/


Il concetto sarebbe: dai, che poi se lancia perlopiù fanno cilecca. Il che parlando di armi nucleari strategiche (ma anche tattiche) è una bestialità delle peggiori: sai la bella differenza tra 250 megatoni efficacemente sganciati su UK (la stima di Threads, ipotesi di sopravvivenza) e il caso in cui ne detonano "solo" 100. Poi verrebbe spontanea una domanda: l'arsenale strategico NATO è stato rinnovato, dai 90 in poi, anche in tempi di trattati START? Perché dalle informazioni generalmente disponibili il rinnovo dell'arsenale strategico russo è regolarmente ripartito dopo il crollo di START (vedere lo schieramento del RS-28 Sarmat, codice NATO Satan 2). Ovviamente questo tipo di propaganda serve a rassicurare o ridicolizzare i timori di un'escalation nucleare e se mira a minimizzare il rischio di solito vuol dire che il rischio è alto. L'orologio dell'apocalisse infatti continua a segnare 90 secondi a mezzanotte. E di quale rischio si tratti lo spiega molto bene Massimo Zucchetti, professore al Politecnico di Torino. Negli ultimi giorni è rimbalzato per ogni dove (tranne che su quotidiani e tv) Vucic, che dice che la guerra totale scoppierà entro 3-4 mesi. A parte l'ambiguità del personaggio mi verrebbe da dire che, per storia, se qualcuno gli dice "ti ammazzo la famiglia" lui prende immediatamente la cosa sul serio - filmografia minima sulla guerra in ex Jugoslavia Prima della pioggia (2024) e Quo vadis Aida (2021). Resta il fatto che chi vuole estende l'escalation al livello nucleare è un nemico dell'umanità, chiunque egli sia e da qualsiasi delle due parti egli sia. E basta.

La cosa curiosa era che una trentina di anni fa in USA e UK la narrativa dell'arretratezza dell'arsenale sovietico era quella da combattere ed era alla base di un film che dovrebbe essere un classico ma per qualche ragione non lo è: The Russia House (1990), tratto dall'omonimo romanzo di John Le Carré, quello de La Talpa e Tutti gli uomini di Smiley, nonché de La spia che venne dal freddo, da cui fu tratto un altro classico dimenticato con protagonista Richard Burton (1965). 

 

Concluderei con una battuta tratta dalla quarta serie di The Boys (2024) in cui si mette in scena quella che di fatto potrebbe essere una conferenza di Qanon: 

Cosa preferiresti credere, di appartenere a una comunità di guerrieri che lottano contro un male segreto o che sei un nessuno inutile e solo che nessuno ricorderà? 

E questa è una potente chiave di lettura di molti fenomeni odierni (buona sia per gli "anti" che per quelli che vivono per dargli addosso), compreso quello di chi si mette una bandierina nel profilo, di fatto  un complice, qualsiasi sia la bandiera.


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