domenica 7 luglio 2024

MODESTO CONTRIBUTO ALL'ALFABETIZZAZIONE DEGLI ANALFABETI POLITICI

Nonostante il successo di Alessandro Barbero ho la netta impressione che la storia continui a insegnare in aule fondamentalmente vuote. I recenti battibecchi sulla strage di Ustica in fin dei conti non dovrebbero stupire (e lo dico a me stesso) se da anni e anni ogni 25 aprile che Dio manda in terra si reinterpreta nei modi più diversi la storia italiana della prima metà del '900. E per quel che riguarda la seconda metà del secolo le cose vanno anche peggio. La faccenda ha avuto serie conseguenze soprattutto nella metamorfosi culturale della sinistra italiana, che nel transito al nuovo secolo ha completamente perso ogni reale coscienza della propria storia, il cui unico residuo pare essere un'antifascismo vuoto perché perlappunto privo di coscienza storica. Questa ignoranza in primo luogo  riguarda la storia politica del dopoguerra italiano, quando movimenti fascisti o post fascisti hanno attivamente collaborato ad una lunga serie di tentativi di sovvertimento dell'allora giovane Repubblica Italiana.

Questa mancanza di alfabetizzazione storica e politica si è sovrapposta all'avvento dei social media con risultati devastanti e se dovessi datare l'origine del processo la daterei ad una decina di anni fa, ai tempi della "minaccia grillina". E' stato allora che si è delineato l'antagonismo tra una autodichiarata sinistra/scienza e l'avversario grillino, etichettato antiscienza/complottista/etc, poi archiviato ai tempi dei governi Conte e Draghi. E' stato più o meno allora che sono venuti fuori neologismi come "epistocrazia" e che un film americano del 2006, Idiocracy, è diventato molto popolare sui social italiani. La prima elezione di Trump in USA e i risultati del referendum Brexit buttarono benzina sul fuoco di una strisciante ed inedita (a sinistra) critica del suffragio universale.

In tempi di COVID sentii dire che il green pass era "ordine pubblico" (cosa risentita di recente)
Ecco, quando sento "ordine pubblico" sparato in questo modo a me viene in mente Junio Valerio Borghese che parlava "per l'ordine pubblico". E i critici del suffragio universale, che a loro piaccia o meno, ricalcano Pino Rauti:

Cosa pensasse della democrazia parlamentare lo chiarì proprio Pino Rauti, in una celebre intervista televisiva del 1971, quando era ormai rientrato nel Msi già da due anni grazie all'ombrello e alla protezione politica offerta dall'allora segretario Giorgio Almirante. "Noi siamo contrari in linea di principio, per questioni ideologiche, perché non crediamo all'eguaglianza degli uomini. Non crediamo al suffragio universale". Il suo Ordine Nuovo, poi sciolto per ricostituzione del partito fascista, bordeggiò tra strategia della tensione, servizi segreti deviati, tentazioni golpiste, stragi.

Vabbè, poi sempre in tempi di COVID abbiamo assistito a vari "Dagli all'untore!" in purezza - e siamo sullo stesso piano di "dagli al nero", "dagli all'ebreo" - l' odio per il diverso, in questo caso coperto e legittimato dal politicamente corretto.

Se c'è stata un'opera di grande significato nella storia della RAI si tratta de La notte della Repubblica, di Sergio Zavoli. Oggi forse verrebbe bollata come "complottista", ma si tratta di storia e storia che ogni cittadino italiano dovrebbe ricordare. 

Questo anche per ricordare quali siano i riferimenti ideologici di un certo generale diventato parlamentare europeo grazie ai buoni uffici della Lega.  A proposito di Vannacci, a dimostrazione che in certi ambienti è un mero gioco delle parti e di collegamenti politici, un ex stato maggiore dell'Aeronautica ne stigmatizzava il comportamento, parlando di tradizionalie neutralità dell'Esercito Italiano e dicendo che la faccenda di De Lorenzo (Piano Solo) fu una storia di poche teste calde. L'ultimo atto del SIFAR di De Lorenzo prima dello scioglimento formale fu il finanziamento di un convegno sulla "guerra rivoluzionaria" all'Hotel Parco dei Principi a Roma, nel maggio del 1965: presenti colonelli, generali, nonché Delle Chiaie, Merlino altri loro camerati. Roba da ragazzi, quisquilie.

Vorrei ricordare che quello che in Italia fu tentato in Grecia fu realizzato. Portogallo, Spagna, Grecia, tutte dittature all'epoca, E non fu un caso che da Junio Valerio Borghese a Stefano delle Chiaie diversi protagonisti dell'eversione e del terrorismo nero si sottrassero alla giustizia riparando in Spagna. Nell'Europa meridionale l'Italia rimase l'unico paese con una democrazia, forse grazie al fatto di avere il più importante partito comunista europeo, partito in cui i moderati e i riformisti (i miglioristi) erano una minoranza e gli stalinisti pure.

Da un punto di vista puramente personale, facendo parte della generazione che ha vissuto quegli anni, ho finito per pensare che, nei tratti generali, in Italia gli anni tra il 1975 e il 1990 siano stati, con tutti il loro limiti, una sorta di "ricreazione" senza che ci fosse alcuna campanella di inizio e di fine. Un periodo in cui i risultati delle lotte degli anni '70 sono stati capitalizzati dalla società italiana. Un patrimonio incompatibile con gli interessi del capitalismo finanziario nazionale e internazionale. Furono gli anni in cui l'Italia poté vantarsi del miglior sistema sanitario dell'occidente, gli anni in cui la classe operaia non era andata in paradiso, ma si era fatta la casa e le vacanze al mare ogni anno. Ricordando quel che è successo dopo mi verrebbe da dire che quello che l'eversione reazionaria e neofascista perseguiva, cosciente o no, quanto a rapporti tra capitale e lavoro, è stato poi realizzato con la politica dal '90 in poi. Perché il clima dell'epoca, quello dell'autunno caldo, fu "O firmate questo contratto con noi o lo firmate con i colonnelli" (Benvenuto, qui), e si parlava di contratti nazionali. Poco più di venti anni dopo il piano fu realizzato con le piazze che applaudivano Silvio Berlusconi, con i sindacati che firmarono il patto vergogna e i salari italiani che all'improvviso si fermarono,  con le sinistre parlamentari che per entrare nelle stanze dei bottoni scaricarono le classi lavoratrici, con la "presa per il cuneo" (la riduzione del cuneo fiscale del governo Prodi), la merchant bank di Palazzo Chigi e i "capitani coraggiosi" e infine con la Leopolda che applaudiva Renzi. 

E alla fine ti ritrovi con una "sinistra" preoccupata dal non essere al governo, dalla propaganda russa in Italia ma non di 17 punti di inflazione in poco più di due anni a fronte di salari fermi da tre decenni.

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