domenica 3 novembre 2024

ATTI IRREVERSIBILI

 

Ho già accennato in passato ai diagrammi di biforcazione. Per quanto siano oggetti matematici (quello che vedete è prodotto da un computer) hanno una potenza concettuale che trascende la matematica stessa. Fu quella che ispirò Bruce Sterling per Schismatrix , facendogli coniare il termine balzo prigonico: uno snodo nell'evoluzione dell'umanità in cui essa passa a un nuovo stato. La fantascienza su multiversi e simili si basa spesso sul fatto che un evento irreversibile possa avere due esiti differenti (o che si possa verificare o no): la stessa possibilità dell'evento produce due universi, quello in cui l'esito è A e quello in cui l'esito è B - Sliding Doors (1998), praticamente (il film che lanciò Gwineth Paltrow). Potete ben constatare quanto tutto ciò sia analogo a un diagramma di biforcazione.

Ognuno ha esperienza di eventi irreversibili: la morte è l'evento irreversibile per eccellenza, per fare l'esempio più ovvio (fermo restando che dal punto di vista della termodinamica del singolo essere umano non si tratta di irreversibilità - quello di cui è fatta la vita - ma di equilibrio, quello della materia inanimata - old chemists never die, they just reach the equilibrium e il processo di transizione da irreversibilità a equilibrio fu raffigurato in affreschi medievali ). Ma di solito non si considera una possibilità che è propria solo della vita cosciente e in particolare di quella intelligente: la capacità di prendere decisioni che originano atti irreversibili.  Tornando al diagramma, un atto irreversibile è una biforcazione determinata dalla volontà e non un frutto delle stesse proprietà del sistema. Non si tratta assolutamente di un concetto ignoto: per secoli una parte rilevante delle culture umane ha dato un'importanza centrale al libero arbitrio dell'individuo, che specialmente nella tradizione veterotestamentaria ha in potenza la capacità di salvare o dannare un'anima. Ah, al proposito: il libero arbitrio esiste, al contrario di quel che sostiene qualcuno, ancora perso nel sogno di Laplace duecento anni dopo (in poche parole, la calcolabilità del tutto e della sua evoluzione è solo un problema di dati che mancano). La cosa degna di nota dei vari neodeterminismi in circolazione è che continuano a inquadrare il problema come "causalità vs caso", senza aver coscienza che lo stesso determinismo sfocia nel caos, se parliamo di sistemi con dinamiche non lineari (cioè la maggioranza di quelli che ci circondano). E' passato quasi mezzo secolo da quando Prigogine parlò dell contrapposizione tra due visioni alienate e alienanti, "tutto è prevedibile" vs. "niente può essere predetto". E siamo ancora lì. Il diagramma di biforcazione dell'immagine è deterministico, ma se prendete uno dei punti all'estremità destra è difficile definirne univocamente la storia. Questo non significa assolutamente che non siano  frutto di un processo causa-effetto, ma solo che gli esiti di tale processo non sono certamente prevedibili. Andando da sinistra a destra si può solamente attribuire una probabilità ad ogni risultato (nel caso dell'immagine abbiamo una miriade di diversi esiti ognuno con probabilità molto bassa, per cui anche le valutazioni probabilistiche possono risultare futili). Con gli anni mi viene da dire che una supposta "alfabetizzazione scientifica" che non riesce ad afferrare il concetto di orbitale atomico e continua a parlare di traiettorie degli elettroni attorno al nucleo non può spingersi oltre, non ci si può sperare. In centinaia di migliaia in Italia dicono o scrivono "meccanica quantistica" ma solo una frazione infinitesima di loro capisce che

è una questione di autovettori e autovalori, nel modello atomico di Bohr gli autovalori sono i numeri quantici e il modulo di ψ2 è la probabilità di trovare un elettrone in un punto dello spazio attorno al nucleo atomico. Questo è esattamente il punto di rottura tra discipline scientifiche e popolarizzazione della "scienza". Perché il 99% del pubblico interessato rimarrà estasiato dall'ostensione delle immagini di Einstein e Hawking, come fedeli di altra religione davanti all'ostensione dell'ostia, e il processo si fermerà lì. Il resto saranno "tecnicismi", mentre invece si tratta del nocciolo, della vera natura della questione. Riguardo il nocciolo della faccenda c'è una citazione d'obbligo:

https://www.youtube.com/watch?v=iFmTvsojCTQ

E con le dinamiche non lineari (caos) è la stessa cosa: si continua a pensare che sistemi più o meno semplici (o estremamente complessi) siano ingabbiabili in qualche formalismo lineare mentre così non è. Gli immensi risultati delle discipline scientifiche nel XX secolo sono stati emendati e omogeneizzati in un vademecum per educande/i - e decisori politici, purtroppo. "la Scienza dice", produrre certezze, verità e previsioni attendibili, mentre le grandi menti scientifiche del XX secolo hanno detto e ripetuto che non è una questione di verità, che le incertezze sono più grandi delle certezze e relativamente poco di quel che ci circonda è esattamente prevedibile. Ricordo ancora le reazioni scandalizzate (e le negazioni grottesche, "roba obsoleta" "pseudoscienza") quando nei tempi su isocial postai la storica Croonian Lecture di Robert May "Quando due più due non fa quattro".

Se guardate alla vostra esperienza personale e al vostro vissuto probabilmente di atti irreversibili non ne ricordate molti. C'è qualcosa di molto consolatorio nel pensare che quel che è fatto possa essere disfatto, che presa una strada si possa comunque tornare indietro fino al bivio e riconsiderare la propria scelta. E questo è quello che la maggior parte della gente pensa e fa il più delle volte, o almeno ogni volta che gli riesce. Ma non sempre. Per il resto...

Two roads diverged in a yellow wood,
And sorry I could not travel both
And be one traveler, long I stood
And looked down one as far as I could
To where it bent in the undergrowth;

Then took the other, as just as fair,
And having perhaps the better claim,
Because it was grassy and wanted wear;
Though as for that the passing there
Had worn them really about the same,

And both that morning equally lay
In leaves no step had trodden black.
Oh, I kept the first for another day!
Yet knowing how way leads on to way,
I doubted if I should ever come back.

I shall be telling this with a sigh
Somewhere ages and ages hence:
Two roads diverged in a wood, and I—
I took the one less traveled by,
And that has made all the difference.



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