E no, non mi sono letto i libri di Scurati perché ho letto e riletto Battaglia:
In più amo Rossellini, quindi sia quanto a storia che quanto a cinema ho standard forse un po' troppo alti, spiacente.
Comunque guardando quattro puntate di M ho notato un particolare significativo - c'è un M quasi petroliniano...
... poi ci sono gli squadristi, i socialisti, il re, la borghesia industriale... ma ho notato una mancanza sistematica: quella della raffigurazione dei comportamenti diffusi nella nazione che trasformarono quello che sarebbe potuto essere un breve episodio in un ventennio conclusosi solo con la fine della seconda guerra mondiale.
Tale raffigurazione dei comportamenti diffusi è invece ben presente in Emilio Lussu, autore perlopiù dimenticato, come Beppe Fenoglio. Autori con un merito intrinseco (merito che è anche di Roberto Battaglia): erano lì, hanno vissuto quei tempi e quelle vicende. Qualsiasi ulteriore loro lavoro, storico o narrativo, è permeato da questo essere, a loro modo, fonte primaria.
Lussu in particolare se viene qualche volta ricordato è per Un anno sull'altipiano (che ispirò Uomini Contro di Rosi). Ma c'è un suo testo che è stato quasi completamente dimenticato:
Uno spietato racconto che parte da cosa fosse il fascismo in provincia e visto dalla provincia per arrivare a cosa fosse in Parlamento e a Roma. E in Lussu quella nazione che ha reso possibile il ventennio è ben presente: opportunisti, leccapiedi, signor nessuno in cerca di uno scampolo di potere a cui attaccarsi, voltagabbana, soggetti interessati solo a garantire la propria posizione o ad accedere ad una più alta, conformisti e ignavi. Più la maggioranza, variamente silente, rassegnata e impaurita. E se devo ripetermi tutti questi caratteri e fattori li ho visti e rivisti negli ultimi cinque anni, cioè oggi. E non nei tre gatti della militanza neofascista, no: in tutto il resto del paese, che pesa infinitamente di più.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.