mercoledì 25 luglio 2018

LA GLOBALIZZAZIONE DELLA CHIMICA FARMACEUTICA (E LA DESERTIFICAZIONE DELL'INDUSTRIA EUROPEA)

"Sergio Marchionne ha individuato le cause della sovraccapacità produttiva dell’industria europea nella resistenza alla eliminazione, durante le crisi precedenti, di imprese e impianti ridondanti" (J. Ewing and B. Vlasic, Europe’s auto industry has reached day of reckoning, “The New York Times”, July 25 2012) (http://www.economiaepolitica.it/politiche-economiche/europa-e-mondo/industria-italiana-qual-e-la-causa-della-declino/).
Magari per l'industria automobilistica sarà stato anche vero, ma credo di aver cominciato a leggere su riviste del settore di sovracapacità di produzione GMP in occidente tipo 15 anni fa. Notare "in occidente".
Non è che in 15 anni il consumo di farmaci in occidente sia diminuito. A domanda crescente o costante cos'è che determinava la sovracapacità occidentale di produzione di principi attivi farmaceutici? Lo spostamento verso fornitori indiani e cinesi.
Il fenomeno nella sua natura non era nuovo: sin dagli anni 80 si erano viste produzioni sparire per migrare verso nazioni a più basso costo: la fortuna di Pliva, farmaceutica croata è iniziata così.
E non è che i produttori cinesi non avessero presenza globale, negli anni 90. Ma non esportavano principi attivi, esportavano intermedi che con gli anni diventavano sempre più avanzati.
Ci sono regole abbastanza precise che stabiliscono fino a che punto la sintesi chimica di un principio attivo farmaceutico possa essere condotta al di fuori delle Good Manufacturing Practices (e quindi da stabilimenti certificati ed ispezionati): la regola generale dice che si può stare fuori GMP fino all'ultima formazione di legame carbonio-carbonio. Poi ci sono casi particolari che riguardano catene laterali di antibiotici e antitumorali (tassani) e via dicendo.
Quindi all'inizio del nuovo millennio molti produttori di API generici in Europa (e altrove, immagino) praticavano quella che alcuni avevano ribattezzato "la chimica dell'ultimo passaggio".
La cosa si manteneva in quanto previsto dai regolatori e le fasi cruciali della produzione erano sotto l'ombrello (per i pazienti) delle agenzie occidentali.
Poi arrivò la la direttiva 2004/27/CE. I produttori asiatici potevano esportare in Europa di fatto autocertificando la compliance alle linee guida GMP.
Praticamente una mossa deflazionista in stile ultimi anni della corona francese prima della Rivoluzione. Solo che in questo caso non si tassavano i propri produttori per sostituire il loro prodotto con il prodotto importato. Si lasciava invece in essere il carico regolatorio (sacrosanto) a cui erano sottoposti, che veniva risparmiato alla concorrenza asiatica. Invertendo l'ordine dei fattori il prodotto non cambia.
Nel tentare di resistere al colpo e di continuare a sopravvivere nonostante il pesante handicap imposto dalla politica (europea) è successo un po' di tutto. Ma alla fine siamo arrivati all'80% della produzione chimica (e chimico-farmaceutica) mondiale accentrata in Cina. Un paese che, come il Giappone, si finanzia con la moneta immessa in circolazione dalla propria banca centrale, oltre che con il surplus delle partite correnti (che gli ha permesso di accumulare enormi riserve in dollari, per esempio).
Quindi la "sovracapacità produttiva occidentale" era una colossale truffa, propalata al fine di facilitare un processo i cui primi beneficiari sono stati il capitale (prevalentemente finanziario) occidentale (il taglio dei costi è profitto) e le politiche di contenimento della spesa farmaceutica pubblica dei paesi europei. Perché il fabbisogno, come volumi, non si è contratto. Semplicemente non è più soddisfatto da produttori europei.
E quindi scusate se vedo nel manager italo canadese solo un altro dei propugnatori di questo genere di politiche industriali guidate anche da un sistema di cambi fissi (dove spostare una produzione al di fuori dell'area monetaria è una mossa vincente già solo per motivi di cambio valutario).

Ah, per quel che riguarda la chimica farmaceutica non si tratta di una mia personale e parziale visione del fenomeno. E' un fatto noto a tutti, nel ramo:

"The pharmaceutical small molecule API manufacturing industry is now experiencing a period of rapid change. This change is being driven by factors such as the changing nature of the drugs being made, expiry of patents covering the top-selling pharmaceuticals, the growth of the API manufacturing industry in India, China and Asia, shrinking margins causing downward pressure on pricing and THE DRIVE BY GOVERNMENTS TO CUT SPENDING ON DRUGS."

http://www.pharmaventures.com/consult/white/2

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