By Starbuck
“Agli scienziati che si sono votati e
hanno prevalso sulla loro gerarchia”
Acknowledgement
Leggo raramente i ringraziamenti in
fondo agli articoli ed i miei sono sempre piuttosto asciutti (si
ringrazia chi proprio devo e stop). Ma questa volta sarà che
rileggevo l’articolo in teoria mentre ero in ferie, sarà che gli
autori li conosco tutti molto bene (mangiato più e più volte la
minestra assieme, come si suol dire) mi sono concessa questa
leziosita’. Sarà anche il periodo, sarà anche il contesto attuale
sui social, quel “hanno prevalso sulla loro gerarchia” non mi è
passato inosservato. Ed oggi mentro provo a raccattare le idee per
una roba che dovrebbe titolarsi, FINDING DORA, mi si insinua tra i
pensieri.
FINDING DORA dovrebbe essere “una
roba complottara”, un pezzo di quelli che invitano ad unire i
puntini, puntini che vedono solo quelli col cappellino di carta
stagnola, apparentemente. Dovrei spiegare cosa sono Impact factor ed
h-index, una di quelle discussioni al limite del sesso degli angeli
già per chi fa ricerca, figuriamoci per tutti gli altri. E poi dire
di DORA. Già, che è DORA? DORA (San Francisco Declaration on
Research Assessment) è ciò che dovrebbe sostituire l’impact
factor, croce e delizia di ogni scientifico, con qualcosa di migliore
e più corretto. Ne aveva parlato tra l’altro su Nature
(https://www.nature.com/articles/d41586-018-05467-5)
John Tregoning (l’avevamo già incrociato, uno dell’Imperial
college of London, che ricerca in campi di vaccini antiinfluenzali e
che nel tempo libero scrive articoli su “frontiers for young
minds”). Ovviamente non se ne parla solo su Nature, se ne parla un
po’ dappertutto, anche in corridoio da me: firma anche tu per DORA!
Qualche giorno fa apro di sfuggita il sito di DORA…e vado a
guardare la steering committee, ovvero chi c’à dentro. Oltre a
rilevare che sono rappresentate quasi solo le life sciences ma non
tutto-il-resto, non posso non fare a meno di vedere invece chi già
c’è in prima fila. Fate un salto sul link e ditemi se anche a voi
salta all’occhio qualcosa. Vi do un aiutino, magari se pensate al
rinnovato boarding panel della Cochrane foundation troverete gli
stessi finanziatori alle spalle. Si lo so che c’è gente
entusiasta, che commenta da altre parti che il trombamento di
Gøtzsche
alla Cochrane non smuoverà di una virgola la sua fiducia nella
istituzione: ma bella lì fratello/a (gender balance, vuoi mai),
ammiro la gente con tante certezze. Scusa, correggo, che so che ci
tieni, ammiro gli scienziati che dispensano certezze: li ammiro
perché io proprio non ce la faccio.
Quando si parla di pubblicazioni, il
discorso si fa difficoltoso e si entra in gineprai vagamente
assortiti. Ho sentito gente scagliarsi su Frontiers, mentre da altre
parti veniva fuori che anche su Elsivier certi editori chiedevano ad
astrofisici di fare review di articoli medici. Potrei andare avanti
per molto (ed ho ampia casistica toccata con mano) ma non lo farò.
Non lo farò perché su questo ne aveva già scritto ampiamente e
bene qui https://solounaltropostdoc.wordpress.com/
un coraggioso fanciullo che meriterebbe una standing ovation solo per
questa frase riassuntiva e vera come non mai: “I risultati te li
porteranno, con gli istogrammi del colore giusto, le barre
dell’errore piccole piccole come piace a te, i western blot
croppati, invertiti e capovolti, le identificazioni negli spettri di
massa che miracolosamente sono attendibili anche se l’analita è
sotto la soglia di quantificazione e la misura balla come John
Travolta in Grease.”
Si loro glieli porteranno quei grafici
lì, anche perché alle volte c’é un discorso di pagnotta e di
bollette da pagare dietro. Non considereranno la ricerca un
privilegio ed una missione: sarà il loro lavoro. Non si alzeranno
dalla sedia dicendogli “facciamo che da domani io sono in ferie e
che lunedì ridiscutiamo del mio contratto”, no.
Non continueranno a tenere un piede in
laboratorio perché senza hai la sensazione che alla (tua) ricerca
manchi l’ossigeno. Faranno “carriera”. Si sposteranno dietro ad
una scrivania a seguire progetti ed ad aggiungere il nome alla fine
di un paper che hanno letto con mezzo occhio. Parteciperanno ai panel
expert e alle steering committee e nelle giornate di buona manderanno
i phd student ai congressi.
Apro Research gate, ed addocchio il mio
h-idex, sorrido al fatto che abbia ben 2 cifre. Sorrido alla pagina
delle stats. Sorrido perche’ nella breve lista degli “scienziati”
che “hanno prevalso sulla loro gerarchia”, c’era ovviamente
anche il mio nome.
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