Hieronymous Bosch, "Ascesa all'Empireo", particolare |
"La neurologa Jimo Borjigin dell'univesità del Michigan, Ann Arbor, si è interessata alle esperienze di pre-morte nel corso di un'altro progetto - la misurazione dei livelli ormonali nei cervelli di roditori dopo un infarto Alcuni degli animali da laboratorio erano morti in modo inatteso, e le sue rilevazioni avevano registrato un picco di neurotrasmettitori al momento della loro morte. Precedenti ricerche su roditori e umani avevano dimostrato picchi di attività elettrica del cervello in corrispondenza dell'arresto cardiaco, a cui seguivano encefalogrammi piatti per alcuni secondi. Senza alcuna evidenza che questo lampo finale contenga alcuna attività cerebrale con un significato Borjigin dice “ E' forse naturale per la gente pensare che le esperienze di pre-morte vengano da qualche altra parte, da origini soprannaturali”. Ma dopo aver visto questi picchi di neurotrasmettitori nei suoi animali si è fatta domande riguardo a quegli ultimi secondi, ipotizzando che anche esperienze percepite con una durata di giorni possano originare da un breve riflesso condizionato del cervello morente."
Il quadro complessivo sembrerebbe suggerire il coinvolgimento del sistema serotoninergico, ed in particolare di 5-HT2A (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/5-ht-da-sessanta-anni-nebbia-tanta-luce.html). Con tutti i "se, ma, però" dei modelli animali su roditori in materia di CNS, sarebbe veramente affascinante indagare puntualmente i neurotrasmettitori coinvolti.
Qualcuno potrà dire che tutto ciò disegna un'interpretazione meccanicistica di uno dei momenti sacri per eccellenza nell'esistenza di un essere umano.
In realtà le due cose viaggiano su binari paralleli. Sappiamo cosa implica avere più o meno dopamina, serotonina o anandamide in circolo, per esempio, ma siamo ormai coscienti (o dovremmo esserlo) che il tutto è infinitamente più complesso e che al momento elude qualsiasi tentativo di ulteriore sondaggio complessivamente significativo. E poi c'è il punto chiave, ovvero il senso.
Per citare Mircea Eliade, con le parole che usa alla fine di un saggio sui fosfeni (quei lampi di luce già citati, in "Occultismo, stregoneria e mode culturali", 1982 ):
"Cio che importa, in definitiva, è il significato religioso dell'esperienza di luce interiore. In altre parole, l'origine dei fotismi religiosamente significativi non va cercata nelle "cause naturali" dei fosfeni, o nell'esperienza dei fosfeni spontaneamente o artificialmente indotta... Ciò che interessa lo storico delle religioni e di fatto dello storico tout court sono le innumerevoli valorizzazioni delle esperienze di luce, vale a dire la creatività della mente umana"
Che alla fine, al di là dell'appartenenza o della non appartenenza religiosa, è quello che ha senso e costruisce senso per ognugno di noi.
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