lunedì 18 maggio 2020

LA FASE I PIU' RUMOROSA DELLA STORIA





Nella corsa al vaccino anticovid simpatizzo con gli yankee, cioè con Moderna.
I motivi sono diversi. In primo luogo la collaborazione con NIAID: se l'agenzia federale ha scelto Moderna lo deve aver fatto sulla base di dati preclinici molto convincenti (la stessa cosa è successa con remdesivir).
In secondo luogo sono i primi della fila nello sviluppare un vaccino mRNA: è una piattaforma completamente diversa da quelle usate per vaccini finora approvati e possiede un incredibile pregio, la semplicità. In più sappiamo da 30 anni di lavoro su mRNA e farmaci antisense che è molto difficile avere effetti off target (perché è molto difficile che queste molecole ci arrivino, a un qualsiasi bersaglio). In breve, è una tecnologia "precisa": una precisa sequenza di nucleotidi, facile controllarne la produzione e la qualità con metodi analitici strumentali esaustivi.

Detto ciò... stiamo parlando di una fase I. Una fase uno è niente, un test su poche decine di volontari che serve a capire come muoversi nei successivi trial, che dosaggi in che tempi e via dicendo. Significatività statistica 0.
La cosa è molto diversa dai dati osservazionali ottenuti due-tre mesi fa su remdesivir, tocilizumab, ruxolitinib: sperimentali o off label si trattava di farmaci destinati al massimo a migliaia di soggetti gravi e con nessuna opzione terapeutica veramente efficace. Un vaccino è destinato a milioni di soggetti sani: trial accurati su campione significativo ed adeguato sono essenziali.
Cosa è venuto fuori da questa fase I? Che i dosaggi alti (250 e 100 microgrammi) producono una forte risposta in anticorpi neutralizzanti, ma anche effetti collaterali non trascurabili. Il dosaggio basso (25 microgrammi, due dosi a distanza di due settimane) produce anticorpi neutralizzanti in quantità del tutto simile a quella presente nel plasma dei guariti da COVID. Ci sarà da capire quanto persistente sia questa risposta.
Se questi dati saranno confermati dai trial di fase II (prevista a luglio) e III (ci si può immaginare una conclusione ad anno nuovo) non solo avremo un vaccino antiCOVID ma anche una dirompente innovazione tecnologica. Se saranno confermati, ripeto. Perché nello sviluppo farmaceutico il problema non è mai stato avere buoni dati da una fase I o da una fase II: il problema è arrivare all'approvazione, e le chance di successo sempre quelle sono, circa il 10%.
Ovviamente i pochi dati sulla fase I di mRNA-1273, trattandosi di vaccino, sono dilagati sulle prime pagine di tutto il mondo: la fase I più celebre della storia.

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