sabato 5 settembre 2020

A 50% BULLSHIT BASED SOCIETY



David Graeber, antropologo della London School Of Economics, anarchico, è morto a Venezia a 59 anni. Non lo avevo mai sentito nominare prima dell'uscita di Bullshit Jobs, libro che ha avuto una certa fortuna, e per il più ovvio dei motivi: moltissimi sentendo parlare di bullshit jobs avevano presente fin troppo bene l'argomento, avevano osservato il fenomeno per anni (o ne avevano fatto parte) senza però formalizzarlo, incapaci di sistematizzarlo. Nel 2018 arrivava Graeber e bang! eccolo lì, nero su bianco.
Nel libro Graeber diagnosticava e delineava l'epidemiologia dei "lavori inutili di cui nessuno vuole parlare", espandendo l'intuizione avuta con un articolo di cinque anni prima, riassumibile dalla frase "se tutti i lobbisti e gli avvocati corporate del mondo sparissero istantaneamente nessuno se ne accorgerebbe, neanche i loro clienti" (https://www.newyorker.com/books/under-review/the-bullshit-job-boom). E pure un collega raccontava a un noto blog del settore che passando dalla ricerca medchem alla consulenza per l'innovazione gli bastavano due presentazioni powerpoint per fare quello che era stato il suo stipendio di un anno.
La stima di Graeber era che nella società occidentale contemporanea circa il 50% dei lavori sono "bullshit jobs". E che nessuno voleva calcolare il costo sociale del fenomeno.
Ecco un passo significativo del libro:

"Assai pochi tra gli economisti hanno davvero provato
a misurare il valore sociale complessivo di differenti professioni; per molti probabilmente l'idea in sé è una perdita di tempo; ma quelli che ci hanno provato tendono a confermare che esiste in effetti una proporzionalità inversa tra salario e utilità. In un articolo del 2017 gli economisti americani Benjamin Lockwood, Charles G. Nathanson e E- Glen Weyl misero assieme la letteratura esistente sulle "esternalità" (costi sociali) e sugli "effetti di spillover" (benefici sociali) associati con diverse professioni ad alta retribuzione, per vedere se era possibile calcolare quanto ciascuna professione sottrae o aggiunge all'economia complessiva. Concludevano che mentre in alcuni casi - evidentemente associati alle industrie creative - i valori coinvolti erano troppo soggetti a valutazioni soggettive, in altri casi una certa approssimazione era possibile. Le loro conclusioni: i lavoratori più socialmente utili il cui contributo poteva essere stimato sono i ricercatori medici, che aggiungo 9 dollari di valore sociale complessivo per ogni dollaro di stipendio. Quelli meno utili erano quanti lavoravano nel settore finanziario, che mediamente sottraggono 1,80$ di valore sociale per ogni dollaro di stipendio (e ovviamente i lavoratori del settore finanziario sono pagati molto molto bene).
Ecco il bilancio complessivo:
ricercatori: +9
insegnanti:+1
ingegneri:+2
consulenti e professionisti dell'Information Technology:0
avvocati:-2
pubblicitari e professionisti del marketing:-0.3
manager:-0.8
settore finanziario:-1.5 "

Queste considerazioni, per quanto suonino sensate, mi sono sembrate il frutto di un'ottica anglosassone (specialmente per quel che riguarda gli avvocati). Se dovessi pensare a quali sono, a pelle, i bullshit jobs più cospicui che mi è capitato di incrociare, mi verrebbe da dire tecnologo e innovation manager.


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