Cioè la polarizzazione, e la polarizzazione sulla polarizzazione. Con tutte le conseguenze del caso.
Se tu dici che Speranza parla degli anticorpi TLS a tutti ignoti, mentre ce ne sono due in fase III su cui tace, ti dicono che la pagina è diventato un tabloid gialloverde.
Se riproponi due conti sull'insensatezza della diagnosi COVID differenziale tramite vaccino antiinfluenzale, sei un novax.
Se critichi pinco che ritaglia ad hoc pezzettini di grafico sei volgare.
La cosa buffa è che le carte sono state rimescolate e ora fieri vaccinoscettici e vecchi antiburioniani li ritrovi fianco a fianco alle più logore ciabatte del frontismo proscienza a tener su gli striscioni sotto chi dice "lockdown subito!" o "gli allarmisti non esistono".
Piccolo particolare: 2017? I'm born with it...
I dati hanno una loro forza, le previsioni del poco prevedibile no. Gli orfani della crescita esponenziale di agosto, profetizzata e mai vista, fanno molta fatica ad elaborare il lutto.
Oggi siamo a "ok la crescita non è stata esponenziale ma è costante". E se smetterà di essere costante dopo un mese sarà "Ok, non è costante ma...".
Ma.
C'è sempre un "ma". E c'è sempre un però.
Le famose tre T sono tre, non due e mezzo. Sarebbero Test Trace Treat. Però... sento in giro la tesi: i farmaci esistenti e in sviluppo non cambieranno il quadro e non alleggeriranno il carico sulle terapie intensive.
Curioso.
Perché se qualcosa riduce del 30% il tempo di guarigione (nella peggiore delle ipotesi) a regola le terapie intensive le alleggerisce. Poi magari ci sono imperscrutabili misteri per cui invece dovrebbe accadere il contrario. Ma lo si vada a dire ai 200 in intensiva, che i migliori farmaci in circolazione non servono, o ai loro familiari.
In realtà altro che social distancing e misure preventive, quello che molti hanno interiorizzato sul serio, nel mondo dell'informazione e della comunicazione, è De Lorenzo 1992: i bisogni sanitari sono funzione del budget (e non l'inverso), nel santo nome della sostenibilità della spesa, sempre sia lodata, amen e gloria.
Ora guarda caso la pandemia produce un'impennata del bisogno sanitario, ma il budget resta quello che è, del tutto anelastico, e l'ombra di quel che era dieci anni fa.
E' facile notare come gli ex "non c'è problema" di gennaio-febbraio siano diventati gli "allarmisti" di oggi. Qual'è il senso del processo? Facile. Seguire gli orientamenti governativi.
E' per questo che si assiste al deprimente spettacolo che è offerto dall'informazione sulla pandemia dei grandi media. E anche certa comunicazione medico-scientifica pare un pezzo avanti nel trasformarsi ne "la simpatica voce del governo", apolitica, apartitica, aconfessionale etc...
il problema era eminentemente politico, fin dall'inizio. E politicamente va affrontato.
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