"Alla faccia di Kermack e McKendrick, pace all'anima loro", m'è uscito di recente come risposta.
Come con il morbillo 2017, con COVID19 la dinamica delle malattie
infettive, o meglio quello che ci ha saputo dire sulla natura del
fenomeno, era di fatto assente dal dibattito: chi ne prendeva un
frammento (l'esponenziale!), chi faceva girare modelli e faceva
discutere delle loro previsioni (fallite).
Kermack e McKendrick negli anni venti del secolo passato formalizzarono
un'evidenza: anche in assenza di misure di contenimento o vaccinazioni
in una popolazione omogenea una malattia epidemica si manifesta ad
ondate. Perché calando progressivamente il numero dei suscettibili cala così il numero dei casi (in presenza di reinfezioni le cose sono più
complicate). La bibliografia minima? https://ilchimicoscettico.blogspot.com/…/la-cosa-triste-piu…
Questo per COVID non è stato mai considerato; prima l'accento sulle
reinfezioni (rare) e poi il tormentone sulle varianti, tanto che la
risposta immunitaria cellulo-mediata (i linfociti T) è stata largamente
assente dal dibattito, assieme all'immunità crociata preesistente (https://www.cell.com/cell/fulltext/S0092-8674(20)31008-4…), quella che veniva chiamata "materia oscura immunitaria", l'anno scorso.
Di recente è uscito un articolo largamente ignorato: le variants of
concern del virus sfuggono alla risposta anticorpale ma non a quella
cellulare (https://immunology.sciencemag.org/content/6/59/eabj1750). Quindi sempre dalle parti di Kermack e McKendrick siamo rimasti...
Ecco, una migliore comprensione delle basi della letteratura scientifica in materia avrebbe potuto aiutare (e aiuterebbe) la qualità del dibattito.
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