Se
la legge Lorenzin del 2017 ha avuto un pregio è stato quello di farmi
fermare e riflettere. Ero tutto sommato una dei tanti, mediamente felice
di vivacchiare con il mio lavoro semiscientifico decorosamente
retribuito, senza Premi Nobel in vista, ma con uno stipendio abbastanza
stabile. Insomma mi sentivo abbastanza "fortunata", perché per fare
certi lavori senza "emigrare" all'estero (già 30 anni fa nella mia
disciplina i posti scarseggiavano in Italia) serviva anche un pizzico di
coincidenza astrale e io l'avevo avuto.
Ma la Lorenzin aveva un po'
destabilizzato la mia visione, le mie prospettive, mettendo in dubbio
dalla mattina alla sera la mia responsabilità genitoriale per non aver
fatto vaccini come la meningite B (poi tolto nella conversione in DL),
che all'epoca venivano solo remotamente consigliati. Improvvisamente
quello stato, in cui non avevo mai particolarmente confidato ma sempre
decorosamente convissuto, mi sembrava ostile. Perché aggredirmi e
mettermi alla gogna ed impormi una scelta di salute così repentinamente?
Dicevo
nel 2017 sono iniziate per me una serie di riflessioni che poi sono
andate oltre la contingenza della legge. Dovevo prendere delle
decisioni, difendere delle decisioni, decisioni con conseguenze non
banali. E questo non poteva toccare solo un piccolo aspetto della mia
vita. Il 2017 fu una ridiscussione generale in termini di vita, lavoro
famiglia.
Per cui...
Per cui gli ultimi due anni non ci hanno
trovato impreparati. Le antenne erano già alte e c'era qualcosa da
salvare prima di ritrovarsi a piangere su amari cocci.
L'estero. Bene
sappiate che io non amo particolarmente l'estero. All'estero sei
straniero. Sei estraneo. Sei strano anche dopo 10, 20 , 30 anni. Spesso
si finisce per vivere in una enclave di stranieri, connazionali o meno.
Di alta istruzione, per carità divina, ma è una cosa che non mi ha mai
particolarmente attirato. Insomma, a me la prospettiva dell'andare a
lavorare all'estero (stabilmente) non mi ha mai attirato.
E allora tutti gli articoli su Zeta Reticoli alias la terra Elvetica?
E
allora quando c'è da difendere il diritto a tirare i calci ad un
pallone, a sorridere al compagno di banco, a correre al parco o nel
bosco a giocare a fare le feste di compleanno con i compagni di classe.
Quando c'è da difendere quello. Con i pugni coi denti e con tutto te
stesso. Quando c'e' il problema da risolvere e' "quanto pesa una corsa
sui prati?" allora anche una vita che reputi un po' del cazzo ti può
attirare. E come mi ha detto qualcuno "ritieniti fortunata che puoi
permetterti una scelta del genere".
Ne valeva la pena? Sì a giudicare
le statistiche di suicidi e disturbi mentali in crescita tra minori ed
adolescenti italiani con " un aumento in particolare del 75% nei 2 anni
della pandemia rispetto al biennio precedente" ( https://www.ansa.it/.../-un-caso-al-giorno-di-tentato... , https://www.ansa.it/.../minoridisturbi-mentali-nati-in... )
Ne
valeva la pena? Sì ma... perché trovarsi costretti ad una scelta del
genere? Perché ricordarsi delle vacanze Natalizie passate per 2 anni
lontano dagli affetti più cari, quando altrove potevi muoverti
tranquillamente?
Non credo che dimentichero' facilmente il corso
principale di una città del nord italia con obbligo di mascherina a
dicembre scorso: si vedevano a malapena gli occhi tra i cappotti
invernali. Il senso di straniamento che ne derivava era a dir poco
devastante.
Si è erroneamente e più volte definita questa pagina
come scientifica, ma il suo amministratore ha periodicamente ribadito
che si trattava di una pagina politica. E qua io non ho mai parlato di
quello che faccio nella vita lavorativa, perché gli avvenimenti dal 2017
in poi con la scienza non avevano nulla a che fare, ma ne avevano con
la politica. E la politica -quella si- incide sulla vita della gente. E
non chiamatela spocchia del migrante, per favore.
martedì 18 ottobre 2022
LA SPOCCHIA DELL'EMIGRANTE ED IL SUICIDIO DELL'ADOLESCENTE - By Starbuck
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Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...
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