Giù al Nordeuropa centinaia e centinaia di tonnellate di acrilonitrile viaggiano su rotaia.
Lunghi convogli di vagoni cisterna, mossi da locomotori di chissà quali compagnie, apparentemente uno diverso dall'altro. Vengono da un vasto polo di chimica di base, compreso tra due fermate dei treni locali. Passandoci in mezzo, in auto o in treno, non si sentono odori, neanche di estate. Il polo comprende una centrale termoelettrica con due torri di raffreddamento e due gruppi generatori da 330 megawatt. Quando il mio treno salta e mi tocca prendere un bus incrocio gruppetti di giovani ingegneri chimici che parlano di rettifiche e reattori a letto fisso.
Giù al Nordeuropa tra i colleghi le reazioni a Rearm Europe non sono state entusiastiche, per usare un blando eufemismo. L'impressione è che sia un orentamento piuttosto diffuso e che i governi, su come giù, lo sappiano bene regolandosi di conseguenza.
Giù al Nordeuropa al livello del mare in una bella giornata dei primi di marzo alla mattina fa meno due o meno 4 e poi la massima non arriva sopra ai dieci gradi. Dai finestrini del treno andando al lavoro vedi i campi fuori città candidi di brina. E i dieci giorni di neve e ghiaccio e meno nove di minima a gennaio non te li leva nessuno, nella stagione in cui le ore di luce sono a malapena sette. Quando esci dal lavoro è già buio e le temperature scendono velocemente verso la minima. Una minima che è anche più bassa fuori città, a lato delle strade statali che costeggiano le zone industriali, o lungo i vialoni suburbani a quattro corsie su cui si affacciano palazzi di uffici, capannoni della logistica e industriali, centri di ricerca. In quei giorni, quando il vento taglia come una lama di ghiaccio, meglio non mettersi fermi ad aspettare l'autobus, meglio camminare verso la prima fermata un poco più riparata.
Poi le temperature salgono e quando salgono di solito piove, piove, piove: drizzle impalpabile o folate di gocce, pioggia forte o leggera, cielo coperto di nuvole scure e acqua che viene giù, spesso arrivando di traverso per il vento. Giù al Nordeuropa comprarsi una cerata è una buona idea.
Giù al Nordeuropa quando c'è il grande mercato fai fatica a riconoscere le specie sui banchi del pesce. Ok, salmoni, tanti. Poi qualche carpa, sogliole, rombi, sgombri, merluzzi e eglefini. Ma anche varietà di sgombri e pesci cappone mai viste prima e altre specie altrettanto ignote, del Mare del Nord e del Nord Atlantico. Il pesce affumicato comprende aringa, sgombro, salmone, anguilla, trota, halibut, haddock e spigola. E le ostriche sono disponibili e fresche, quindi avere in casa un coltello da ostriche è una buona cosa. Quelle nella foto venivano 30 euro la dozzina, che non è malaccio come prezzo.Giu al Nordeuropa i vini italiani li trovi, ma nella gamma medio alta i francesi la fanno da padrone: Pays d'Oc, Corbières, Côtes du Rhône, Chablis. Poully Fumé, Poully Fuissé, Borgogna, Bordeaux e Muscadet.
Giù al Nordeuropa ci sono ristoranti italiani e pizzerie italiane, ma non ci ho mai messo piede. Eccetto quelli italiani ogni bistrot, caffé, pub o ristorante del centro offre ostriche e Chablis, non si scappa. Magari le ostriche di quelli meno frequentati non sono così fresche quindi meglio evitare.
Giù al Nordeuropa si trova pasta Rummo e De Cecco, caffè Lavazza e Segafredo, olio Carapelli e Coricelli. Chiamano riso da risotto quello che ad occhio è un riso Originario, Si trova pomodoro in scatola e concentrato Mutti - e la differenza con il prodotto di marchio autoctono si nota. Ma ci sono tanti posti nel Nordeuropa che non sono affatto così,
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