domenica 5 marzo 2023

LE DIMENSIONI CONTANO


O meglio si contano: 1,2,3,5... n (a Flatlandia ne contavano solo due, ma questo è un altro discorso).

Quel che segue per molti saranno assolute banalità, ma di recente mi sono reso conto che alcune cose che per molti sono banali per altri non lo sono affatto, anche se hanno un dottorato in chimica.

Pensate a un fenomeno governato da tre variabili, i cui valori vanno da 0 ad A.
Si può dire che un cubo di lato A con un vertice nel punto (0,0,0) di un sistema di assi cartesiani è lo spazio dove il fenomeno è definito (o è definita la funzione f(x,y,z) che lo descrive). Ma se voleste rappresentare graficamente i valori di f vi trovereste nei guai, perché vi mancherebbe una dimensione: i punti (x,y,z,f(x,y,z)) sono ovviamente definiti in uno spazio quadrimensionale.
E se il fenomeno invece che da tre variabili fosse governato da quattro variabili con valori da 0 ad A? In quel caso lo spazio di definizione del fenomeno sarebbe un ipercubo di lato A.
Tutto questo può sembrare completamente avulso dalla realtà. Eppure siamo circondati da fenomeni governati da n variabili con n>2.
Un esempio terra terra: pensiamo a una reazione catalizzata da D in cui A+B danno C.
La conversione di A al tempo t sarà [C]/[A]' , dove [A]' è la concentrazione di A a t=0.
E la conversione sarà funzione di [A]', [B]', [D] e t: quattro variabili che definiscono uno spazio quadridimensionale. E' uno degli spazi associati a una reazione chimica (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/duro-o-morbido-dove-non-si-parla-di.html)

Ricordo un professore di ingegneria che teneva un corso e inziava con le n dimensioni. Semplicemente  per dire che il progetto di un ponte o il modello di quel che succedeva in un reattore chimico erano oggetti multimensionali, a stento rappresentabili nelle tre dimensioni con cui abbiamo confidenza se non tramite proiezioni o sezioni (pensateci bene, un cubo è una delle possibili sezioni tridimensionali di un ipercubo). In aula alcuni restavano a bocca aperta, anche se avevano una certa familiarità con sistemi di cinque o sei equazioni con altrettante incognite. E' una di quelle cose che non si possono davvero spiegare. Spesso rimangono solo nozioni sulla carta, che diventano sempre più remote con il passare degli anni.

giovedì 2 marzo 2023

UN'ALTRA LETTURA DEL CALO DELLA SPESA SANITARIA

Una telefonata con un vecchio amico. Mi diceva che si è letto An introduction to mathematical modeling of infectious diseases di Michael Yu (gli inutili consigli https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/02/inutile.html - aggiungo, i credits per la segnalazione del libro vanno a Starbuck) e ha cominciato a trafficare con quella matematica. E facendolo ha toccato con mano la marea di minchiate ad hoc che sono state sparse nei media negli ultimi due anni da istituzioni e singoli - vedasi alla voce "esponenziale" ( https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2021/04/stati-danimo.html). Ma le risorse per la sanità non potevano esserci perché erano destinate ad altro, motivi geopolitici.

Già.

Quindi ho dato un'occhiata in giro e ho trovato l'immagine che vedete.

Veniamo da anni recenti in cui la retorica del salvare vite ci ha letteralmente seppellito. La sintesi nell'immagine offre il quadro della cruda realtà (l'allocamento delle risorse) dietro quella retorica. Mi ricordo nel 20-21 i vari "follow the money" riguardo ad antivirali e monoclonali antiCOVID approvati in via emergenziale: fosse stato vero, allora, avete presente la faccenda della pagliuzza e della trave? (della serie se ci si deve mettere a indagare sul flusso di moneta è bene farlo solo nei casi appropriati).

In cinque anni ho perso i conti dei medici ospedalieri benpensanti che mi dicevano: si deve lavorare con quel che c'è. Come mi è stato fatto notare se non c'era di più, e non si parla di superfluo ma di necessario, forse c'era un motivo irrinunciabile, le necessità della spesa militare.

Mi immagino che il tipico idiota militante ribatterebbe "Certo, sapevamo delle mire di Putin, occorreva prepararsi". Però lo stesso soggetto fino a qualche mese prima era scanagliare sul numero dei morti per COVID, colpa di chi non si vaccinava etc etc.

Io non credo che l'Italia oggi abbia un regime fascista, ci mancherebbe altro. Diciamo piuttosto che gli ultimi due anni mi hanno fatto capire com'è che il fascismo si è diffuso in Italia. Con quelli che aderiscono perché conviene aderire e quelli che vanno a manganellare in giro (anche se i manganellamenti sono stati sempre virtuali). E poi i benpensanti, appunto, che giustificano l'esistente no matter what.

Tra l'altro la netta impressione è che il presente governo italiano sulle agende che contano sul serio sia in perfetta continuità con i precedenti: come dire, lo spettacolo "allarme fascista" è per gli allocchi che parlano oggi di governo dell'olio di ricino e per i loro opposti. 

A parte i soliti motivi identitari tra centro-sedicente-sinistra e centro-destra la differenza è fumo negli occhi se poi nei fatti non cambia niente di importante. E di fronte a questi numeri tutte le parole spese negli ultimi dieci anni (le mie incluse) influiscono assai poco.



martedì 28 febbraio 2023

SETTE GIORNI DA UN ANNIVERSARIO

La pandemia COVID19 è talmente alle spalle che pochi sono stati i ricordi di cosa successe il 21 febbraio 2021. Ground Zero Codogno, cioè quello che i buffoni al potere o nella sua anticamera non ricorderanno mai. Motivi?

Semplice. Si era detto "Siamo preparati", con il notorio piano antipandemico non aggiornato da una vita, e fino al giorno prima c'era stata la sagra dell'involtino primavera e "il problema è il razzismo". Mentre il VERO problema erano strutture sanitarie che venivano da un decennio di definanziamento selvaggio,

Il leccaculi istituzionali sono fenomeno antico, ma in due anni di caos hanno regalato al pubblico la performance più vomitevole da cinquanta anni a questa parte, parlando di Italia.

I crudi fatti restavano crudi e i lutti altrettanto.

E qualcuno ha parlato di eroi, per mascherare in un impeto retorico il disastro sistemico. Gli attori e lavoratori della sanità hanno sottoscritto entusiasti, tranne essere scordati in capo a 10 mesi - il che dice qualcosa sulla popolazione media del SSN, oltre che sulla politica italiana.

Comunque oggi come allora è bene ricordare cosa sia stata: non la migliore gestione, ma la seconda Caporetto (Caporetto perché moti di orgoglio e dignità come quelli che ci furono dopo l'8 settembre non se ne sono visti). Il testo è qua https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/05/la-caporetto-della-sanita-italiana-ii.html .

Qualche raro non cronico giustificatore dell'esistente si era già espreso tre anni fa https://www.lastampa.it/rubriche/lato-boralevi/2020/03/26/news/conte-e-il-giudizio-della-storia-1.38640207/

Gli altri, i giustificatori, sarebbe  il caso che si confrontassero con i lutti, ma non lo faranno mai. Preferiscono campare come fanno o come sono riusciti a fare GRAZIE a due anni di pandemia. E altro non dico.

(PS. Mi scuso per la foto con Churchill, adatta al brano ma non a un post che parla di nani al comando)

https://www.youtube.com/watch?v=flEp_xxer88


venerdì 24 febbraio 2023

GIULIO NATTA (DA UN PUNTO DI VISTA PERSONALE)


Ho avuto a che fare con Giulio Natta, come altri della mia generazione e oltre. 

Ci ho avuto a che fare sotto la forma del Natta-Pasquon, testo di chimica industriale su cui hanno studiato per anni i chimici industriali italiani.
Al tempo (il tempo dei miei esami di Industriale I e II) la cosa mi pareva scontata: la chimica industriale era all'80% chimica fisica applicata.
Invece scontata non lo era, la cosa. Era scontata per gli ingegneri chimici, che così avevano da decenni impostato la propria disciplina. Ma gli ingegneri erano ingegneri, e guardavano più a fluodinamica e scambio termico principalmente applicati a reattori in continuo, con relativamente scarsa attenzione ai meccanismi chimici coinvolti. Giulio Natta, nato ingegnere, era diventato un chimico a tutti gli effetti, e per la chimica ebbe un Nobel.
La sua impostazione ha finito con l'essere impostazione delle ultime generazioni di chimici industriali italiani, e ha avuto pari peso nell'impostazione dei programmi per chimici degli Istituti Tecnici Industriali.
Dall'introduzione del Natta-Pasquon:

Quando nel 1938 fui chiamato ad insegnare Chimica Industriale al Politecnico di Torino, e successivamente a quello di Milano, dopo aver insegnato, come professore di ruolo, Chimica Generale a Pavia e Chimica Fisica e Roma, mi ripromisi di impostare il corso in modo ben diverso da come era stato fatto fino ad allora nei Politecnici e nelle Università italiane.
I programmi tradizionali infatti suddividevano gli a argomenti a seconda delle analogie di proprietà e di impiego dei principali prodotti chimci di produzione industriale... Generalmente i corsi avevano un carattere descrittivo... Fin dall'inizio mi ero ripromesso di svolgere un programma che fosse più formativo che informativo e che spiegasse i concetti fondamentali della Chimica Industriale e delle vie da seguire per ottenere le massime rese ed i minori prezzi di costo. A tale scopo venivano richiamati alcuni concetti della termodinamica. già in parte sviluppati da un punto di vista teorico nei corsi di Chimica Fisica... Veniva inoltre sviluppata, da un punto di vista generale, la Cinetica Chimica, in particolare dei processi catalitici.


All'epoca mi guardai bene da leggermi l'introduzione del Natta-Pasquon, assolutamente irrilevante ai fini della preparazione dell'esame. Riletta anni dopo testimonia uno dei meno noti meriti di Giulio Natta: l'aver radicalmente riformato la didattica della chimica industriale in Italia, rendendola una tipicità italiana dal punto di vista formativo, appunto.
Ho avuto e ho a che fare sul lavoro con ingegneri chimici e chimici di altri paesi europei, e ho avuto svariati contatti con chimici americani. In contesti di sviluppo e produzione, con rare eccezioni, non ho mai trovato colleghi più preparati ad affrontare i problemi di un laureato italiano in chimica industriale (vecchia scuola). Merito di Giulio Natta.

http://www.giulionatta.it/pdf/pubblicazioni/00537.pdf

venerdì 17 febbraio 2023

INUTILE

Il tema è stato lungamente trattato qua sopra e oggi mi propongono un'introduzione propedeutica ai modelli matematici per le malattie infettive da far leggere a... potetete immaginare a chi. 

Inutile.

Completamente inutile.

Perché chi "divulga" non ci capirebbe niente (come dire, gli studi retrospettivi sono inequivocabili e ci furono vere e proprie ammissioni al riguardo).

Perché chi produceva modelli se ne fregava (doveva produrre ad hoc, mica stava a pettinare le bambole, tranne rarissime e non pubblicizzate eccezioni)

Perché, occorre ripeterlo, se ti sei formato lì o là mi spiace per te, ma  la qualità della tua formazione quella è quindi accendi un cero alla Madonna ringaziando per il tuo posticino in penombra ma resti sempre figlio di un dio minore.


Quanto a me gli unici numeri che mi interessano sono quelli della mia payslip, e mi posso ritenere ampiamente soddisfatto. Di quelli de isocial non me ne è fregato mai niente, e di quelli di questo blog pure. Fregava a chi non li aveva e mi spiace per loro. Non perché non li avessero, ma perché li avrebbero voluti.


giovedì 16 febbraio 2023

PERCHE' SONO CONTENTO CHE SINISTRAINRETE MI CONDIVIDA


Lo vedo nelle informazioni del blog. E la ragione dovrebbe essere chiara.

1) Perché l'intento dell'operazione CS era politica (non nel senso che i più intendono)

2) Perché non esiste sinistra che sia davvero tale nell'arco parlamentare italiano. "Moriremo democristiani", si diceva un tempo.

3) Perché ormai i Labour il centro blairiano se lo sono dimenticato (almeno per ora) e i partiti sedicenti desinistra italiani sono ancorà lì, cioè fisiologicamente indietro di 20 anni.

4) Perché un tempo qualcuno si definiva l'avanguardia dei lavoratori e oggi, al massimo, può essere definito il lacché del sistema bancario-finanziario.

5) Perché nello stivale ogni rapporto industriale che non preveda il lavoro a 90° è definito eversivo, e i pochi sindacalisti ancora tali rischiano il procedimento penale.

6) Perché nella nazione che aveva il partito comunista più pesante d'Europa i suoi eredi leggeri come una piuma cercano ogni scappatoia per governare senza essere stati votati.

7) Perché quando le periferie e i distretti industriali hanno smesso di votare per loro non si sono chiesti le ragioni, ma li hanno dileggiati. Ricordo un renziano - e sì, i renziani erano maggioranza nel partito - commentare la cocente sconfitta dicendo "Vabbè, le periferie non ci hanno votato, ma il centro città è compatto per noi". Detto tutto.

8) Perché non c'è verso, chi ha pensato che in Italia a destra si sarebbero fatte politiche economiche di sinistra era un povero illuso (non siamo il Giappone e non lo siamo mai stati).

9) Perché non me ne frega un beep che siano stati definiti novax, negazionisti, rossobruni.

10) Perché mi dicono che dovrei aggiungere La Fionda e non ho problemi a farlo.

11) Perché chi mi dava del rossobruno non era stupido, ma in completa malafede. Rendetevi conto che dall'altra parte i nemici - noi - li sanno riconoscere a pelle. Sarebbe il caso di mettersi in pari. 

12) Perché quelli facciamoqualcosarestiamoumanietc in rete non hanno idea di chi sia la donna nella foto.

E penso che tutto questo sia più che sufficiente.

 



mercoledì 15 febbraio 2023

PARTIRE E' UN PO' MANDARE AL DIAVOLO...

 


... un discreto numero di connazionali. Tipo chi?

Tipo quelli che ti approcciano con una telefonata chiedendo se tu abbia anche esperienza operativa e quale sia il tuo attuale livello di inquadramento e quando gli rispondi iniziando dall'ultima restano di gelo. O tipo quelli disperatamente a caccia della prossima epidemia perché con COVID non c'è più soddisfazione.

Ma partire può essere anche un po' ritrovare sé stessi e ritrovarsi al di fuori di un ambiente sempre più stagnante, ritrovarsi dove il delirio pandemico italiano non si è mai materializzato e dove anche altre agende, per quanto sottoscritte, non vengono declamate demenzialmente h24 sui grandi media e riecheggiate sui bus, sui treni, sul posto di lavoro. Quando i nuovi orizzonti non sono più così nuovi ti rendi conto che in realtà stai prendendo confidenza ed acquisendo familiarità con un territorio che al momento del tuo arrivo ti appariva completamente sconosciuto. E anche questo è un processo di conoscenza del nuovo, dell'ignoto, una massa di informazioni nuove di zecca con cui devi avere a che fare, con tui ti devi misurare. E inizierai ad aprire rotte per te e per i congiunti e gli amici che vorranno venire a trovarti. 

E' qualcosa di completamente diverso dall'esperienza del turista, o del viaggiatore che va di qua o di là un paio di volte all'anno. Nelle ferie non italiane poche ore di volo o di treno e ti ritrovi in posti che avevi frequentato anni e anni fa, ti rendi conto di quanto siano cambiati ma, all'apparenza, non in peggio. Per esempio Francoforte. La "nuova città vecchia", ricostruita dal niente una decina di anni fa, appare viva e vitale, non come certi centri storici italiani tristemente mutati in una sorta di parchi a tema o trappole per turisti. Più a ovest Colonia.

"Che uccelli sono questi che gracchiano?"

"Corvi"

"Corvi e cattedrale gotica! Fighissimo!"

O forse erano cornacchie?

La nuit. La pluie. Un ciel blafard que déchiquette
De flèches et de tours à jour la silhouette
D'une ville gothique éteinte au lointain gris.
La plaine. Un gibet plein de pendus rabougris
Secoués par le bec avide des corneilles
Et dansant dans l'air noir des gigues nonpareille

Il museo romano-germanico è stato traslocato, ma c'è ancora la targa con le strade romane che arrivavano in antico a Koln: quella che scendeva per il Limes Renanum passando da Bona (Bonn), la Via Belgica per Aquae Granni e Traiectum (Aquisgrana/Aix-la-Chapelle/Aachen e Maastricht).  E poi ognuno ritorna dove vive e lavora o studia, con un paio di ore di volo.

Che differenza c'è tra essere nell'EU e non esserlo, da un certo punto di vista? Svizzera e UK sono sempre Europa, sono sempre lì, niente le ha mosse e condividono con le loro diversità quella che è stata la storia e la cultura del continente. Qualcosa di cui nello stivale spesso ci si scorda, avendo innescato un lungo processo di riadattamento dell'educazione scolastica nella trasmissione dell'ultima versione dei valori dominanti, che con quel che era ed è stato hanno poco o niente a che vedere. Ti ricordi cosa era quando ti ritrovi a parlare di Mathias Grunewald con un nordeuropeo permeato di scarsa simpatia per tutto ciò che è germanico. "Me lo segno" mi dice "Ma tu com'è che lo conosci?" "Uhm, storia dell'arte al liceo, direi".

Partire può essere mandare al diavolo anche un paese quasi irriconoscibile, pensando a ciò che era una trentina di anni fa.. Mi ricordo qualcosa di già apparso qua sopra, in tempi di pandemia

 

There must be some kind of way outta hereSaid the joker to the thiefThere's too much confusionI can't get no relief
 
 
 
I've got my relief, many thanks. 

PS: parlando di Italia un'alba livida ritagliava nitidissimo il profilo dendritico di una fila di alberi spogli di lato alla stazione quando mi è arrivato un messaggio con il risultato dell'ultimo giro elettorale. Non sono contento per chi vince, ma molto soddisfatto di chi perde. Mai abbastanza virtuali calci nei denti per loro. Notare bene: ho scritto VIRTUALI.
 

 


CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...