venerdì 10 marzo 2023

DALL' UNIVERSITA' ALL'INNOVAZIONE, VIA "LEGGERE IMPRECISIONI"


Le riforme universitarie italiane dai primi 90 all'inizio del nuovo secolo sono riuscite a aumentarne la capacità di generare gente che non vorresti non solo nel tuo team, ma in tutta l'azienda. Ma forse no, e perché no? Perché ci sono aziende che pensano che se anche il progetto stia nella melma più alta la cosa più importante sia stordire il committente di parole facendo credere che no, il livello della fogna è bassissmo e abbiamo un quadro chiaro di come trovare la strada per il sole del successo della tua idea (idea che morirà nel fango). Ci sono aziende che campano (quando ci riescono) anche o sopratutto su questi progetti, spesso improbabili:  è l'ecosistema delle startup e delle biotech. Da una parte c'è quella che può essere definita l'offerta di innovazione. Dall'altra c'è la gestione di capitali che cerca rendimenti più alti. Il trait d'union tra offerta di innovazione e capitale sono Venture Capitalist e Business Angels, soggetti che di solito sanno benissimo che il tasso di successo nella ricerca farmaceutica è sempre lo stesso: un 10% scarso. Ma... VC e BA non sono lì per far arrivare un farmaco all'approvazione. Sono lì per far crescere di valore i propri assett per poi venderli al momento opportuno, o quotarli in borsa.

Eh già, i dati del mondo reale sono quelli che sono: multi vocati sunt, pauci electi. Di spinoff universitarie e startup con l'idea geniale ce ne sono a bizzeffe. Ma di idee che funzionano ce ne sono molto poche.

E' un processo, ed un processo che genera utili in più di un modo. Perché l'idea, buona o apparentemente buona, ha bisogno di essere testata. E visto che di solito chi ha generato l'idea buona o apparentemente tale non ha le strutture per produrre quel che deve essere testato, con i soldi degli investitori pagherai service provider per la biologia, la sperimentazione animale, la chimica e tutto il resto (e i service provider ringraziano, quando il committente è in grado di pagare alla fine - e non sempre è il caso).

Essendo stato nello specifico ramo ricordo bene. Ricordo bene la differenza tra i dilettanti finanziati dagli ignari e i professionisti, quelli seri. Questa è la conseguenza di un mutamento sistemico verificatosi una ventina di anni fa, quando le grandi farmaceutiche, che di know how ne avevano a pacchi, hanno cominciato a dilapidarlo con le ristrutturazioni e i conseguenti licenziamenti. Per poi iniziare a vagliare quel che veniva fuori dal settore start up e biotech, vedendo se c'era qualcosa che meritasse di essere sviluppato. e magari alla fine della fase II, o all'inizio della fase III. E' in quell'epoca "magica" che si sono verificati episodi emblematici (tra tutti https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/06/fior-di-giglio-intascare-700-milioni.html). L'hype driven stuff è un bel giocattolino da soldi, per i mercati finanziari (storia vecchia ormai https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/06/scienze-innovazione-e-hype.html ).

Valutando tutto il meccanismo nel modo più freddo di questo mondo: 

1) Il meccanismo produce, alla fine, innovazione? Sì.

2) Questo meccanismo è efficiente? No. Ma...

3)... Ero ancora un ragazzino quando leggevo dell'inefficienza della ricerca delle grandi farmaceutiche, e da professionista più avanti negli anni continuavo a leggere le stesse cose. Poi...

4) ... c'è una quantità di soggetti che ci guadagnano in ogni caso. E non sto parlando solo di capitale finanziario. Ehi, è roba che paga stipendi, comunque, alla fine, oggi ai tempi delle CRO come ieri ai tempi delle farmaceutiche grandi per davvero (come headcount, non solo come fatturato).

Qualche anima bella ha pensato che la soluzione al problema sia il delinking (vedasi queste "leggere imprecisioni" https://lavoce.info/archives/49192/piu-premi-meno-brevetti-sui-farmaci-innovativi/ ). Ma tutti i discorsi sul delinking che ho sentito nel tempo glissano con eleganza sui due elefanti nella stanza. Elefante numero uno: che l'accademia e la ricerca pubblica da sole possano essere più efficienti nel processo rispetto all'attuale sistema è tutto da dimostrare. Diciamo che ad ora le prove di efficienza di sistemi alternativi non hanno fatto gridare al miracolo, anzi. Si guardi a TB Alliance (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/09/il-primo-anti-tbc-sviluppato-da-ong.html ): un miliardo di dollari in 20 anni per avere un farmaco approvato, e con un profilo peggiore di quanto uscito dal privato - il farmaco no profit costa meno, ma è stato usato in primo luogo per far abbassare al privato il prezzo del suo farmaco (migliore). No, a naso non direi che sia una gran prova di efficienza.

Elefante numero due: i budget. Chi parla di decine di milioni come budget adeguato per lo sviluppo di un farmaco o è del tutto incompetente o è in perfetta malafede. Si parla in realtà di centinaia di milioni, ed il grosso del costo è costituito dai trial clinici. Ma si ritiene comunemente di ovviare comunque al prezzo dei farmaci con il produttore asiatico e questo è un mantra ideologico, perché al di là dei costi di produzione ci sono sempre quelle centinaia di milioni per i trial clinici. Qualcuno dei soliti genii ha pensato che la soluzione al problema possa essere il porsi al di fuori della regolazione farmaceutica occidentale. Che in prospettiva sarebbe più o meno: 80 anni per liberarsi dall'incubo Elixir Sulfanilamide ( https://en.wikipedia.org/wiki/Elixir_sulfanilamide ), 20 per tornare al punto di partenza. Scordandosi talidomide e bambini focomelici, tra l'altro.

C'è infine da considerare un altro fattore: al momento il presente meccanismo inefficiente paga stipendi a un platea un po' più larga (e spesso più competente)  di quella accademia-ricerca pubblica. Ma guarda caso questo è un aspetto che per i più è assai poco interessante.

Un riassuntino spiegato facile? Uno stato che taglia la sanità ma aumenta la spesa militare non solo non vuole  pagarvi il farmaco innovativo ma, se pure avesse il know how che non ha, neanche sarebbe disposto a spendere quei miliardi che servono ad avere una pipeline che va avanti e farmaci approvati. As simple as this. Quanto alla farmacologia medica italiana meglio lasciar perdere (ricordatevi il lopinavir in funzione anti COVID grave: è una pietra tombale fin troppo pesante per la bisogna - chi ha sostenuto che sia stato un errore giustificabile ha una malafede pari alla sua ignoranza).


giovedì 9 marzo 2023

LOGARITMICAMENTE

Non cominciate male, magari ricordando qualcuno che parlava di "crescite logaritmiche". Il logaritmo (log o ln) è una cosa seria. Per esempio qua: ΔG° = -RTlnK

Oppure per trattare linearmente dati attribuibili ad un andamento esponenziale o che è utile trattare come tali. Tipo qua https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/07/cinetiche-di-ordine-apparente-modelli-e.html .  Per tacere dell'importanza storica nell'ambito del calcolo, dalle tavole logaritmiche al regolo calcolatore.


Come si sia potuti arrivare ad un uso improprio dei logaritmi per me è un mistero.

Uso improprio, per esempio nella comunicazione. Quanto segue è del tutto ovvio, in fondo basta pensare ai  grafici sovrapposti di y=x e y=logx. Comunque...

Avete presente cosa comunica una funzione  esponenziale con esponente positivo? "Oh, no, cresce in modo incontrollabile".  Con le trasformazioni logaritmiche le cose sono un po' più complicate. Ma chiunque, anche se è un disastro in aritmetica (per non parlare di matematica) sa valutare istintivamente quantità e rapporto tra quantità. Per esempio quando si parla di soldi.

Se qualcosa vale 10 e qualcosaltro vale 2 di prima vi viene di dire che qualcosa vale molto più di qualcosaltro. La differenza tra 2000 euro al mese e 10.000 euro al mese è enorme.

Ma la differenza tra 3,3 euro e 4 euro è inferiore  (log 2000= 3.3, log 10.000= 4).  Non solo in termini assoluti, ma anche in termini di rapporto tra i valori. Chi guadagna 10.000 euro al mese ha entrate cinque volte più grandi di chi guadagna 2000 euro al mese. Ma chi ha nel borsellino 4 euro ha 1,2  volte le monete di chi ha in tasca 3 euro e 30 centesimi (tutto questo potrebbe essere riassunto dai grafici sovraposti di y=x e y=logx ma quelli che troverebbero l'immagine chiara e immediata sarebbero pochi).

Che il logaritmo abbia come base 10 o e le cose non cambiano: il logaritmo smorza le differenze tra valori grandi e valori piccoli, ed esalta quelle tra i valori piccoli e 0. Usare una scala logaritmica  seguendo questo principio ha l'effetto di aumentare graficamente i valori piccoli e ridurre, sempre graficamente, quelli più grandi. E a seconda di quello che si intende comunicare questo può essere molto utile. E infatti negli ultimi anni si è verificato un uso improprio dei grafici logaritmici, passato per scienza come al solito (un tempo dire "la matematica dei biologi" bastava a provocare sghignazzi, oggi vabbe'...). Tra fine 2020 e 2021 l'epidemia secondaria fu quella dei grafici logaritmici perché, come ormai avrete capito, usato in questo modo il logaritmo è una specie di specchio deformante. Così un'oscillazione nella base del numero dei casi di COVID riportati diventava l'inizio della nuova apocalisse etc etc. Una retta, in un grafico logaritmico, rappresenta una funzione esponenziale e quindi in quei grafici un segmento piccolo a piacere poteva servire a dire: ricomincia un'ondata - e se poi l'ondata arrivava due mesi dopo era irrilevante, perché si trattava di previsioni scientifiche, mica di attrezzi per la sezione del legno...

Che vuol dire tutto ciò? Che come sempre il diavolo è nei dettagli. E che se qualcuno sui social ha detto o dice "Scienza perché la rappresenazione logaritmica dice che"  beh, sapete come disporne, se già non lo sapevate prima.


ΔG°=RTlnK

ΔG°=RTlnK

ΔG°=RTlnKΔG°=RTlnK

domenica 5 marzo 2023

LE DIMENSIONI CONTANO


O meglio si contano: 1,2,3,5... n (a Flatlandia ne contavano solo due, ma questo è un altro discorso).

Quel che segue per molti saranno assolute banalità, ma di recente mi sono reso conto che alcune cose che per molti sono banali per altri non lo sono affatto, anche se hanno un dottorato in chimica.

Pensate a un fenomeno governato da tre variabili, i cui valori vanno da 0 ad A.
Si può dire che un cubo di lato A con un vertice nel punto (0,0,0) di un sistema di assi cartesiani è lo spazio dove il fenomeno è definito (o è definita la funzione f(x,y,z) che lo descrive). Ma se voleste rappresentare graficamente i valori di f vi trovereste nei guai, perché vi mancherebbe una dimensione: i punti (x,y,z,f(x,y,z)) sono ovviamente definiti in uno spazio quadrimensionale.
E se il fenomeno invece che da tre variabili fosse governato da quattro variabili con valori da 0 ad A? In quel caso lo spazio di definizione del fenomeno sarebbe un ipercubo di lato A.
Tutto questo può sembrare completamente avulso dalla realtà. Eppure siamo circondati da fenomeni governati da n variabili con n>2.
Un esempio terra terra: pensiamo a una reazione catalizzata da D in cui A+B danno C.
La conversione di A al tempo t sarà [C]/[A]' , dove [A]' è la concentrazione di A a t=0.
E la conversione sarà funzione di [A]', [B]', [D] e t: quattro variabili che definiscono uno spazio quadridimensionale. E' uno degli spazi associati a una reazione chimica (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/duro-o-morbido-dove-non-si-parla-di.html)

Ricordo un professore di ingegneria che teneva un corso e inziava con le n dimensioni. Semplicemente  per dire che il progetto di un ponte o il modello di quel che succedeva in un reattore chimico erano oggetti multimensionali, a stento rappresentabili nelle tre dimensioni con cui abbiamo confidenza se non tramite proiezioni o sezioni (pensateci bene, un cubo è una delle possibili sezioni tridimensionali di un ipercubo). In aula alcuni restavano a bocca aperta, anche se avevano una certa familiarità con sistemi di cinque o sei equazioni con altrettante incognite. E' una di quelle cose che non si possono davvero spiegare. Spesso rimangono solo nozioni sulla carta, che diventano sempre più remote con il passare degli anni.

giovedì 2 marzo 2023

UN'ALTRA LETTURA DEL CALO DELLA SPESA SANITARIA

Una telefonata con un vecchio amico. Mi diceva che si è letto An introduction to mathematical modeling of infectious diseases di Michael Yu (gli inutili consigli https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/02/inutile.html - aggiungo, i credits per la segnalazione del libro vanno a Starbuck) e ha cominciato a trafficare con quella matematica. E facendolo ha toccato con mano la marea di minchiate ad hoc che sono state sparse nei media negli ultimi due anni da istituzioni e singoli - vedasi alla voce "esponenziale" ( https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2021/04/stati-danimo.html). Ma le risorse per la sanità non potevano esserci perché erano destinate ad altro, motivi geopolitici.

Già.

Quindi ho dato un'occhiata in giro e ho trovato l'immagine che vedete.

Veniamo da anni recenti in cui la retorica del salvare vite ci ha letteralmente seppellito. La sintesi nell'immagine offre il quadro della cruda realtà (l'allocamento delle risorse) dietro quella retorica. Mi ricordo nel 20-21 i vari "follow the money" riguardo ad antivirali e monoclonali antiCOVID approvati in via emergenziale: fosse stato vero, allora, avete presente la faccenda della pagliuzza e della trave? (della serie se ci si deve mettere a indagare sul flusso di moneta è bene farlo solo nei casi appropriati).

In cinque anni ho perso i conti dei medici ospedalieri benpensanti che mi dicevano: si deve lavorare con quel che c'è. Come mi è stato fatto notare se non c'era di più, e non si parla di superfluo ma di necessario, forse c'era un motivo irrinunciabile, le necessità della spesa militare.

Mi immagino che il tipico idiota militante ribatterebbe "Certo, sapevamo delle mire di Putin, occorreva prepararsi". Però lo stesso soggetto fino a qualche mese prima era scanagliare sul numero dei morti per COVID, colpa di chi non si vaccinava etc etc.

Io non credo che l'Italia oggi abbia un regime fascista, ci mancherebbe altro. Diciamo piuttosto che gli ultimi due anni mi hanno fatto capire com'è che il fascismo si è diffuso in Italia. Con quelli che aderiscono perché conviene aderire e quelli che vanno a manganellare in giro (anche se i manganellamenti sono stati sempre virtuali). E poi i benpensanti, appunto, che giustificano l'esistente no matter what.

Tra l'altro la netta impressione è che il presente governo italiano sulle agende che contano sul serio sia in perfetta continuità con i precedenti: come dire, lo spettacolo "allarme fascista" è per gli allocchi che parlano oggi di governo dell'olio di ricino e per i loro opposti. 

A parte i soliti motivi identitari tra centro-sedicente-sinistra e centro-destra la differenza è fumo negli occhi se poi nei fatti non cambia niente di importante. E di fronte a questi numeri tutte le parole spese negli ultimi dieci anni (le mie incluse) influiscono assai poco.



martedì 28 febbraio 2023

SETTE GIORNI DA UN ANNIVERSARIO

La pandemia COVID19 è talmente alle spalle che pochi sono stati i ricordi di cosa successe il 21 febbraio 2021. Ground Zero Codogno, cioè quello che i buffoni al potere o nella sua anticamera non ricorderanno mai. Motivi?

Semplice. Si era detto "Siamo preparati", con il notorio piano antipandemico non aggiornato da una vita, e fino al giorno prima c'era stata la sagra dell'involtino primavera e "il problema è il razzismo". Mentre il VERO problema erano strutture sanitarie che venivano da un decennio di definanziamento selvaggio,

Il leccaculi istituzionali sono fenomeno antico, ma in due anni di caos hanno regalato al pubblico la performance più vomitevole da cinquanta anni a questa parte, parlando di Italia.

I crudi fatti restavano crudi e i lutti altrettanto.

E qualcuno ha parlato di eroi, per mascherare in un impeto retorico il disastro sistemico. Gli attori e lavoratori della sanità hanno sottoscritto entusiasti, tranne essere scordati in capo a 10 mesi - il che dice qualcosa sulla popolazione media del SSN, oltre che sulla politica italiana.

Comunque oggi come allora è bene ricordare cosa sia stata: non la migliore gestione, ma la seconda Caporetto (Caporetto perché moti di orgoglio e dignità come quelli che ci furono dopo l'8 settembre non se ne sono visti). Il testo è qua https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/05/la-caporetto-della-sanita-italiana-ii.html .

Qualche raro non cronico giustificatore dell'esistente si era già espreso tre anni fa https://www.lastampa.it/rubriche/lato-boralevi/2020/03/26/news/conte-e-il-giudizio-della-storia-1.38640207/

Gli altri, i giustificatori, sarebbe  il caso che si confrontassero con i lutti, ma non lo faranno mai. Preferiscono campare come fanno o come sono riusciti a fare GRAZIE a due anni di pandemia. E altro non dico.

(PS. Mi scuso per la foto con Churchill, adatta al brano ma non a un post che parla di nani al comando)

https://www.youtube.com/watch?v=flEp_xxer88


venerdì 24 febbraio 2023

GIULIO NATTA (DA UN PUNTO DI VISTA PERSONALE)


Ho avuto a che fare con Giulio Natta, come altri della mia generazione e oltre. 

Ci ho avuto a che fare sotto la forma del Natta-Pasquon, testo di chimica industriale su cui hanno studiato per anni i chimici industriali italiani.
Al tempo (il tempo dei miei esami di Industriale I e II) la cosa mi pareva scontata: la chimica industriale era all'80% chimica fisica applicata.
Invece scontata non lo era, la cosa. Era scontata per gli ingegneri chimici, che così avevano da decenni impostato la propria disciplina. Ma gli ingegneri erano ingegneri, e guardavano più a fluodinamica e scambio termico principalmente applicati a reattori in continuo, con relativamente scarsa attenzione ai meccanismi chimici coinvolti. Giulio Natta, nato ingegnere, era diventato un chimico a tutti gli effetti, e per la chimica ebbe un Nobel.
La sua impostazione ha finito con l'essere impostazione delle ultime generazioni di chimici industriali italiani, e ha avuto pari peso nell'impostazione dei programmi per chimici degli Istituti Tecnici Industriali.
Dall'introduzione del Natta-Pasquon:

Quando nel 1938 fui chiamato ad insegnare Chimica Industriale al Politecnico di Torino, e successivamente a quello di Milano, dopo aver insegnato, come professore di ruolo, Chimica Generale a Pavia e Chimica Fisica e Roma, mi ripromisi di impostare il corso in modo ben diverso da come era stato fatto fino ad allora nei Politecnici e nelle Università italiane.
I programmi tradizionali infatti suddividevano gli a argomenti a seconda delle analogie di proprietà e di impiego dei principali prodotti chimci di produzione industriale... Generalmente i corsi avevano un carattere descrittivo... Fin dall'inizio mi ero ripromesso di svolgere un programma che fosse più formativo che informativo e che spiegasse i concetti fondamentali della Chimica Industriale e delle vie da seguire per ottenere le massime rese ed i minori prezzi di costo. A tale scopo venivano richiamati alcuni concetti della termodinamica. già in parte sviluppati da un punto di vista teorico nei corsi di Chimica Fisica... Veniva inoltre sviluppata, da un punto di vista generale, la Cinetica Chimica, in particolare dei processi catalitici.


All'epoca mi guardai bene da leggermi l'introduzione del Natta-Pasquon, assolutamente irrilevante ai fini della preparazione dell'esame. Riletta anni dopo testimonia uno dei meno noti meriti di Giulio Natta: l'aver radicalmente riformato la didattica della chimica industriale in Italia, rendendola una tipicità italiana dal punto di vista formativo, appunto.
Ho avuto e ho a che fare sul lavoro con ingegneri chimici e chimici di altri paesi europei, e ho avuto svariati contatti con chimici americani. In contesti di sviluppo e produzione, con rare eccezioni, non ho mai trovato colleghi più preparati ad affrontare i problemi di un laureato italiano in chimica industriale (vecchia scuola). Merito di Giulio Natta.

http://www.giulionatta.it/pdf/pubblicazioni/00537.pdf

venerdì 17 febbraio 2023

INUTILE

Il tema è stato lungamente trattato qua sopra e oggi mi propongono un'introduzione propedeutica ai modelli matematici per le malattie infettive da far leggere a... potetete immaginare a chi. 

Inutile.

Completamente inutile.

Perché chi "divulga" non ci capirebbe niente (come dire, gli studi retrospettivi sono inequivocabili e ci furono vere e proprie ammissioni al riguardo).

Perché chi produceva modelli se ne fregava (doveva produrre ad hoc, mica stava a pettinare le bambole, tranne rarissime e non pubblicizzate eccezioni)

Perché, occorre ripeterlo, se ti sei formato lì o là mi spiace per te, ma  la qualità della tua formazione quella è quindi accendi un cero alla Madonna ringaziando per il tuo posticino in penombra ma resti sempre figlio di un dio minore.


Quanto a me gli unici numeri che mi interessano sono quelli della mia payslip, e mi posso ritenere ampiamente soddisfatto. Di quelli de isocial non me ne è fregato mai niente, e di quelli di questo blog pure. Fregava a chi non li aveva e mi spiace per loro. Non perché non li avessero, ma perché li avrebbero voluti.


CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...