venerdì 15 giugno 2018

LE SCIENZE, LE FONTI: CHI CI CAMPA COME PUO' E TUTTO IL RESTO

tipico meme antivax
Il problema delle fonti è reale.
In tempi pre web 2.0 e pre bibliometria applicata per le masse, la questione dell'impact factor era spannometrica (e la spannometria fornisce risultati positivamente diversi dalle metriche attuali).
Per fare un esempio, parlando di sintesi chimica, Organic Synthesis era il top, perché le sintesi erano pubblicate solo dopo che erano state replicate dai reviewers, quindi il non replicabile non veniva pubblicato. In genere la spannometria diceva che JACS, JOC>J.Med.Chem>Tetrahedron>...>>Synthesis. OPRD era rock solid al 99%, per quanto considerato solo in un ambito ristretto. Mediamente si è percepito un cambiamento a partire direi dal 95, per cui la regola spannometrica dice che pre 95>post 95.
Per le life sciences e la medicina la cosa è in generale molto più complicata (ricordo che W pubblicò su Lancet, che quanto ad Impact Factor non scherza).
Ma tutto ciò funziona per gli addetti ai lavori. Il web 2.0 ha cambiato sensibilmente il tutto, allargando la platea degli utenti della letteratura tecnico-scientifica a una distesa sterminata di utenti.
Ci sono gli stakeholders, per così dire. Pazienti e loro familiari, tanto più attivi quanto più è rara o poco trattabile la patologia che li affligge. E questo secondo me è importante. Ma c'è anche un sacco di altra gente.
Quindi molti dei nuovi utenti quando cercano cercano risposte. Altri cercano pezze d'appoggio per polemiche online o azione politica.
Il problema è quel che possono trovare. Vero, possono trovare pinco e pallino che su Lancet o Nature sostengono l'evidenza dei benefici dell'obbligo vaccinale in Italia (e possono non accorgersi che non sono articoli, ma lettere, tipo "La posta dei lettori").
Ma potrebbero trovare anche articoli che parlano di contaminazione del vaccino MPR con retrovirus (anche se non troveranno niente dell'autrice che di recente ne ha fatto un cavallo di battaglia), senza trovare quello che spiega come il problema è nato e come è stato affrontato e alla fine etichettato come derivante da un difetto di metodo sperimentale (http://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/lattivita-della-trascrittasi-inversa-in.html).
Potrebbero trovare i lavori di Shaw e associati (anche se ritrattati, cosa che per alcuni costituisce un valore aggiunto). Da anni Shaw lavora alla neurotossicità dell'alluminio, e fin qui niente di che. Fino a poco tempo fa i suoi risultati erano largamente inconclusivi. E quando è voluto arrivare a risultati meno inconclusivi, purtroppissimo una collaboratrice sleale ha falsificato i dati. Che disdetta. (Ovvero, forse se dopo anni e anni a caccia della pistola fumante non trovi neanche il fumo le cose sono due: o sei un pessimo ricercatore tra i pessimi, e allora non vale la pena stare a leggerti, oppure la pistola fumante non esiste...)
E poi ovviamente possono trovare nanopaper su nanocose.... (c'è chi su una tesi deve mandare avanti un gruppo di ricerca e chi più banalmente ci integra lo sbarcamento del lunario).
Come fare a distinguere le fonti, senza una specifica preparazione? Il problema non ha soluzione efficace. Perché ripeto che basarsi sul principio di autorità, di questi tempi, è cosa che va nei due sensi: c'è un nobel che vaneggia di teletrasporto virale, e un vertice ISS che spaccia numeri come torna meglio .
Ma alla fine è il confirmation bias la guida principale nella scelta, al di là di ogni considerazione logica, al di là di ogni analisi critica. Il confirmation bias guida tanto i talebani dell'obbligo vaccinale quanto gli integralisti del rifiuto dei vaccini. E' la dinamica delle bolle, analizzata da Walter Quattrociocchi. Quindi, su questa base, andrà bene, qualsiasi sia, ogni voce ed ogni testo funzionale al consolidamento delle proprie convinzioni. Prima o poi qualcuno si renderà conto che questo potentissimo meccanismo identitario  è a-razionale, o pre-razionale.
Quindi in realtà chi parla di antiscienza in primo luogo ha mancato il bersaglio, in secondo luogo è immerso fin sopra i capelli nel medesimo fenomeno che avversa negli altri.

Una frequente obiezione che ho sentito, al riguardo, a margine del "dibattito", è che certe balle sono balle a fin di bene (curioso che questa obiezione sia venuta da entrambi i fronti). Ma le balle a fin di bene, oltre ad essere di un paternalismo insopportabile, non costruiscono informazione: costruiscono ideologia.

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