By Starbuck (novembre 2018)
Mentre dicembre bussa alle porte, facebook mi ricorda quello che scrivevo 2 anni fa:
“Ed ecco che la gente si ricorda che, prima di sottomettere i risultati (in ordine): 1) mancava un coefficiente moltiplicativo, ma adesso vanno bene, li risottometto; 2) ho cambiato metodo ma mi son dimenticato di dirtelo e di scriverti che metodo ho usato; 3) ho deciso che non partecipo più perché i miei dati fanno troppo schifo; 4) ma ti dovevo mandare il dati di controllo qualità? Il mondo è bello perché è tutto uguale: cambia la geografia, cambia la gerarchia, il pressapochismo invece, sempre presente! Scritto in un buon inglese, devo ammettere. Però a me fa bene questa incapacità diffusa e trasversale, perché in questi frangenti, io rivaluto le mie capacità professionali e mi sento quasi quasi...bravina”
Ma parliamo di oggi. Beh oggi io non credo di essere più geniale dello scorso anno o di quelli passati, e le telefonate dei senior scientists non hanno cambiato tono o contenuto. E mentre mi ritrovo proprio come ieri, nei “soliti” gruppi e workshop di esperti, l’inevitabile domanda è: esperti de che? Se c’è ancora chi si perde dietro ad una formula, ad un curva, ad uno standard…chi sembra non capire neanche quello che ha pubblicato.
Il collega_dem osserva la mia faccia sconsolata al telefono mentre con un gesto annuncio il mio ritardo alla birra del venerdi. “Ma è possibile non riuscire ad applicare neanche una formula già scritta? Cazzo, neanche che te la devi inventare, ci devi buttare dentro i dati e basta!” chiederò retoricamente più tardi, trascinando il boccale sul bancone. “I dati?” sarà la replica “I dati prevedono comprensione ed elaborazione, altrimenti son numeri. Tu hai dei dati, loro probabilmente numeri…”per poi aggiungere “Ogni tanto mi chiedo chi ce lo fa fare, mettersi lì ancora a spiegare, ad investirci tempo…”.
Ma non rispondo “già’”
Non rispondo “già “ perche’ facebook mi ricorda anche un’altra cosa, ovvero che è un anno che frequento la pagina del Chimico Scettico. Una frequentazione partita per caso (“mi puoi verificare questo post qua, è un po’ tecnico e mi sembra roba tua….”), e dai risvolti inaspettati, anche perché all’epoca di roba illeggibile in rete me ne avevano girata in abbondanza e sembrava difficile auspicarsi di leggere qualcosa anche solo di decente. Ed in questo lasso di tempo la frequentazione di questo porto “intellettualmente sicuro” ha prodotto effetti insperati. Più di una volta è stata la ragione per cui mi sono fermata e ho riflettuto per poi ripartire, cercando di fare le cose meglio. In silenzio mi ha portato a riprendere in mano i libri quelli dell’università, quelli un po’ ostici, un po’ dimenticati, talvolta. A riconsiderare la valenza sociale del mio lavoro. Infine, ma non da ultimo, ho ritrovato i contenuti, ma sopratutto ho riscoperto che per qualcuno hanno ancora un senso ed un valore, al di là dell’apparenza, al di là della polemica, al di là dei 5 minuti di gloria (su un social). Dopo l’ “incapacità diffusa e trasversale” ho trovato un po’ di “capacità “, e la spinta a migliorarsi è stata nettamente forte e positiva.
E’ anche per questo che oggi al “chi ce lo fa fare” del collega_dem non faccio spallucce e non rispondo un laconico “già “
“La risposta alla domanda ce l’hai già a monte. Siamo qua per la gloria? No, siamo qua perché in fondo ci crediamo ancora che se quello che facciamo, lo facciamo tutti un po’ meglio, se lavoriamo ancora un po’ con umiltà e testa bassa, magari un piccolo passo avanti, non tanto io e te, ma come genere umano, lo facciamo. La strada per la gloria è molto piu’ facile, passa da un’altra parte” e, non contempla sconfitte, ma solo successi, non richiede notti insonni, piuttosto un buon inglese ed una “bella presenza” e prontezza di risposta.”
Questo per concludere che la ricerca o la scienza, i ricercatori e gli scienziati e gli esperti, i numeri ed i dati, beh non sono proprio tutti uguali. E ci credo ancora in quello che faccio, ma la ricerca non è un percoso facile, spesso è una scelta di vita, che richiede una discreta dose di umiltà, forte autocritica, la voglia di rimettersi continuamente in gioco, di ripartire da zero se necessario, di accettare il fallimento. Tutto questo è molto difficilmente intravedibile in certi personaggi della rete che si ergono a penose caricature della scienza stessa.
E se là fuori qualcuno di questi “paladini della scienza” ancora non sa scomporre i binomi, beh per lo meno so che qualcun altro ci riesce ancora e magari riesce anche a risolvere un’equazione differenziale.
Ed in questo porto sicuro lascio ancora l’ennesimo grazie.
NdCS: Ovviamente sono io a dover ringraziare Starbuck, in primis per la cifra dei suoi contributi (che sono largamente sottovalutati, e davvero non posso precisare quanto, le ragioni della sua anonimità sono più stringenti delle mie). La ringrazio anche per il "not the same". Avrei voluto poter dire la stessa cosa della politica del nuovo ministero della salute, e invece più passa il tempo più sembra che no, la musica non è cambiata...
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