Se avrete mai occasione di parlare in camera caritatis con qualcuno che abbia o abbia avuto incarichi governativi ve lo confermerà: ci sono governi che riescono ad installare nei posti chiave dei ministeri persone a loro gradite che, quando cambia il vento, continuano imperterrite a lavorare secondo gli indirizzi per cui sono state nominate. Quelli che dovrebbero essere i "civil servants", i servitori dello stato, continuano per quanto possibile a perseguire politiche proprie, indipendentemente dagli inquilini ai piani più alti del ministero. Chiamatelo deep state, se vi pare.
Fermi restando i vincoli economici (se la sanità viene fatta dal budget viene fatta più al MEF che al MinSan), questa potrebbe essere la spiegazione più semplice degli ultimi dieci anni di politiche sanitarie in Italia e della loro sostanziale continuità, anche quando tale continuità sarebbe in teoria dovuta saltare per aria (vedasi governo gialloverde).
Può essere letta in questa chiave la strategia grillina di creare strutture extraministeriali (ed extraparlamentari): qualcuno si ricorda del tavolo sui vaccini voluto dalla Grillo e presieduto da Demicheli? Girò a vuoto, ma non è questo il punto (se ci fate di caso almeno due nomi sempre presenti in sanità o quasi negli ultimi dieci anni dovrebbero venirvi in mente, quanto a un certo tipo di continuità).
Sileri è evidentemente uno che, nonostante la passata presidenza della commissione sanità del senato, ancora non ha imparato a muoversi in politica. Non ha ancora capito che anche per il poco che voleva (in breve, il non essere tagliato fuori) serviva leverage politico (e parlamentare).
Se questo libro è la sua reazione, è una reazione impotente: nel corso di un anno è stato considerato niente e ogni sua lamentela uscita sulla stampa non ha cambiato nulla. Il che significa che nel quadro di un governo traballante il suo azionista di riferimento, cioè il Movimento 5 Stelle, non intende appoggiarlo. Come se le sue forze residue bastassero appena a sostenere Azzolina (che è in rotta con Paola De Micheli, e quindi con il PD).
Le nomine del CTS seguivano logiche di potere?
Che davvero davvero?
A parte che non so come fosse possibile solo pensare alla Gismondo, mi sembra che siano un po' in troppi a cadere dal pero...
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