... finisce in un tutto
indistinto in cui l'agrario o il laureato in scienze naturali (magari
con la laurea breve) si sente in diritto di discutere di astrofisica,
rocket science o di farmacologia, tanto è tutto "scienza". E invece non
funziona così.
Abbiamo avuto eloquenti dimostrazioni di come
(spesso) succeda che chi in ambito accademico fa ricerca su farmaci o
vaccini poi non abbia le idee chiare, per usare un'eufemismo, su quel
che serve per mandare avanti lo sviluppo del prodotto (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/…/dilettanti-allo-sb…).
E ci sono casi evidentissimi di "scienziati" accademici che quando
parlano di sviluppo farmaceutico, produzione industriale o regolazione
farmaceutica letteralmente non sanno quel che dicono (e dicono, eccome
se dicono).
Nel "mondo vero" quando si parla di "drug development" nell'industria le competenze non sono interscambiabili: mediamente hai le idee abbastanza chiare su come funziona il processo, dal preclinico al clinico, aspetti regolatorii compresi, specie se hai fatto project management. Ma questo non significa che potresti metterti a fare il ricercatore clinico, o il responsabile del regolatorio, o il metodo di azione di un composto: quelli sono i territori di specifiche competenze, di cui discuti e coordini l'attività e i risultati. Multidisciplinarità al suo meglio, ma compartimentata.
Nel magico mondo della comunicazione invece troppo spesso una qualunque laurea scientifica, PhD, magistrale o breve che sia, si sente in diritto di dibattere con cognizione di causa qualsiasi cosa sia "scienza", approvazioni di farmaci o vaccini comprese. Ovviamente senza avere la benché minima idea di come la cosa funzioni, ma fidandosi di ripetere quello che dicono quelli "giusti", specie quando sparano solenni castronerie. Tipici su tutti, quelli che non sanno o fanno finta di non sapere che i famaci non li approva o valida "la comunità scientifica" ma le agenzie regolatorie (e l'OMS non è una di quelle). Tra l'altro la gamma di dati esaminati dal regolatore è assai più vasta di quella degli stracitati articoli di Lancet o NEJM.
PS: Qua sopra in fin dei conti si è anche provato a raccontare qualcosa di una pratica scientifica, quella reale, in opposizione alla favola bella che tanti raccontano e che a tanti dà l'illusione di capirci qualcosa - una cosa avvilente. In ormai quasi quattro anni alla fin fine qua si è anche provato a spender due parole per il buon nome delle scienze, troppo spesso svilite da chi dice di volerle seguire o promuoverle.
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