FDA ha approvato aducanumab con un'approvazione accelerata (https://www.fda.gov/.../info.../accelerated-approval-program). Cioè basata su un endpoint secondario (la riduzione delle placche amiloidi) con lo sviluppatore che si impegna a proseguire i trial per dimostrare l'utilità clinica.
Il problema dello sviluppo di farmaci per l'alzheimer è che fino ad oggi farmaci sperimentali che riducevano le placche non sono mancati, ma il beneficio clinico non si è mai visto (tra anticorpi anti-betaamiloidi e inibitori di gamma secretasi a Eli Lilly ne sanno qualcosa, visto che ci hanno bruciato circa quattro miliardi).
Sulla vicenda aducanumab stanno venendo fuori gli scheletri dagli armadi (https://www.statnews.com/.../biogen-fda-alzheimers-drug.../) e Billy Dunn (capo neuroscienze a FDA) e Janet Woodcock, che guida l'agenzia, oggi sono sulla sedia dell'imputato (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/.../un-sistema-che...), anche se ad ora, nonostante tutto, non si può parlare di illeciti: formalmente l'azione dell'agenzia è stata perfettamente legittima (beh, forse per Dunn non proprio).
Ma questa approvazione accelerata è stata un evento di tale portata che a Endpoints ormai parlano del suo fallout (https://endpts.com/roche-reportedly-mulls-filing.../): tutti quelli che avevano anticorpi anti betaamiloidi incagliati o messi da parte per i soliti motivi (mancanza di beneficio clinico) ora li ritirano fuori, e il motivo è chiaro: "Date un'approvazione accelerata a farmaci che riducono le placche amiloidi? Beh, anche il nostro lo fa".
E non si parla solo di Roche, che nel frattempo fa fuori 400 posizioni nella ricerca e sviluppo (https://endpts.com/roche-reaches-out-once-again-for-the.../): tornano in campo i veterani dell'ipotesi amiloide, e vengono ricoperti di soldi (https://endpts.com/veteran-amyloid-champion-helps.../).
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