"Duro, marchese, allor che de la vita
L’ arco piega e il pensiero in su le bianche
Urne de’ padri si raccoglie intorno
A i templi noti, oh duro allor, marchese
Malaspina, lasciar la patria! A cui
Rida nel core e ne le forti membra
La giovinezza, è un’ avventura, un gioco
De la vita che s’apre a nuovi casi,
Con l’ esilio mutar le dolci soglie
De la magion de’ padri suoi Ma io
Non vedrò piú da l’Apparita al piano
La mia città fiorente; ahi lasso, e lunghi
Corron due lustri omai che aspetto e piango!"
La prima parte di "Poeti di parte bianca" del Carducci è l'iconica rievocazione di uno degli episodi chiave del basso medioevo italiano: l'esodo dei fiorentini "di parte bianca", espropriati dei propri averi e della propria cittadinanza dai guelfi di parte nera. Episodio cruciale nella vita di Dante Alighieri: ”Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e com'è duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale.”
In realtà questa descrizione della condizione di esule è estendibile a quella di cui è un caso particolare, quella dell'espatriato. Al riguardo, facendo ormai parte di questo gruppo, facendone parte amici e parenti, direi che il rimpianto per la magione dei padri non sembra l'attitudine prevalente.
Quello dell'espatrio è un fenomeno che riguarda l'Italia in misura crescente, negli ultimi anni.
Non è fenomeno nuovo (per esempio la nazione esporta mente d'opera da sempre). Il trend è stato rafforzato da circa tre decenni di deflazione salariale.
Mi ricordo un parente, che riferendosi a un figlio, anni fa, disse: certo, ragionando con gli standard dei miei tempi è una vergogna che in Italia voi (la mia generazione nella famiglia), con le vostre lauree, finiate con un'aspettativa di retribuzione non molto diversa da una cassiera della COOP. Esagerava (le aspettative di retribuzione erano un poco più alte, non molto, ma un poco sì). Già più di una ventina di anni fa un broker di attivi farmaceutici tedesco con cui ero finito a un pranzo di lavoro, dopo caffè e sambuca (la sua doppia) mi prese da parte per chiedermi quale fosse il mio stipendio. Quando glielo dissi sbuffò: "Lo sa che da noi prenderebbe quasi il doppio?". Allora avevo sentito solo voci al riguardo, e poi le cose, pure in Germania, sono un poco cambiate. "Anyway my german is non-existent",gli dissi. Quello sbottò in italiano "Le lingue si imparano!". Non aveva tutti i torti.
In tempi recenti la tendenza a cambiare orizzonti ha acquisito maggior forza. E questo anche a causa delle disposizioni antipandemiche italiane: per la prima volta nella storia dal dopoguerra una minoranza (una minoranza destinata ad ingrossarsi, ad occhio) rischia di essere privata di lavoro e retribuzione. Destinata a crescere, questa minoranza, grazie a disposizioni oculatamente demenziali ("il governo non ha prorogato la norma secondo cui la quarantena obbligatoria è da considerarsi come periodo di malattia" https://quifinanza.it/.../quarantena-covid.../597233/). E non è più questione di no-vax o non vaccinati come si intendeva fino a qualche mese fa. La categoria ormai include, di fatto ufficialmente, i non n-dosati (dove oggi n=3, domani numero a piacere). E quando un self styled civil servant, categoria che oggi include i burocrati e quelli che venivano chiamati boiardi, dice che per i non vaccinati ci vorrebbe l'arresto c'è proprio da stare tranquilli (https://www.fanpage.it/.../miozzo-dice-che-ci-vuole.../).
Ma in realtà si tratta di qualcosa di assai più profondo.
Alla fin fine il punto lo centra una strepitosa Arianna Porcelli Safonov: il benessere danneggia gli Italiani - sono straconvinto che questo sia davvero il retropensiero delle correnti di potere che si alternano al governo della nazione da un po' di tempo a questa parte. E chi non ci sta, potendo, sempre più spesso fa le valige.
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