mercoledì 27 settembre 2023

C'ERA UNA VOLTA UN NETWORK PROFESSIONALE

https://www.lettera43.it/linkedin-social-guru-storytelling/
Non sarebbe dovuta andare a finire così, forse.

Da più di una ventina di anni uso linkedin strettamente per lavoro. Solo per quello. E per lavoro, nel tempo, si è dimostrato di una certa utilità, per quanto non manchi gente che lo giudica completamente inutile... e al riguardo l'unico commento possibile da parte mia è questo:


All'inizio linkedin era solo quello: network professionale, con le aziende che si promuovono e gi annunci di lavoro. E se si ha a che fare sempre per lavoro con qualcuno è facile risalire al suo profilo e vedere in passato per chi ha lavorato facendo cosa. In breve linkedin può essere anche un discreto strumento di business intelligence. Breve nota per le aziende che promuovono la propria immagine: puro marketing che spesso fa sembrare autentici scalzacani leader del mercato. Colpa anche di PR men un po' troppo incompetenti ma molto entusiasti e scintillanti. Un esempio? Un'univeristà aveva assoldato qualcuno per fare promozione e questo ne è uscito, su linkedin:


Ovviamente agrari, forestali e scienziati della produzione animale con equazioni differenziali, vettori etc non hanno niente a che fare (e neppure con la chimica), ma tanto è tutto "scienza", no? Le risate che si sono fatti amici e colleghi su questa cosa ve le potete immaginare.

Comunque tutto questo è rimasto. Ma nel tempo si è aggiunto molto altro. Nel tempo l'aspetto "social media" è cresciuto a dismisura. E oggi...

Una volta era il social del recruitment e del lavoro. Ora è uno spazio in cui guru sconosciuti fuori dalla loro bolla promuovono uno storytelling atteggiandosi da Dalai Lama e sperando di essere i nuovi Aranzulla. Basta avere un ego esuberante, fingere di non essere dei cazzari e non temere di apparire ridicoli.

«Specchio social delle mie brame, chi è il professionista più figo del reame ?». A Linkedin ci riferiamo, anche se la domanda si pone per tutti i social media, in modi diversi ma con identica propensione narcisistica e risposta dopaminica. Parlare di sé dà molto piacere e in Rete è possibile farlo senza freni, perché manca l’interlocutore dal vivo. Dati empirici e ricerche scientifiche dicono che se nella relazione faccia a faccia uno può parlare di sé per il 20/30 per cento del tempo, nelle conversazioni sul web si può arrivare sino al 70/80 per cento. Insomma che sia un commento, una foto, una condivisione quasi tutto tende sempre a gravitare attorno al postatore. «Io sono io e voi non siete un cazzo!»: fatte le debite differenze socio-tecnologiche, ci troviamo sempre nei paraggi de Il marchese del Grillo.

E questo spiega, quanto all'Italia, che ci facciano su linkedin debunker e divulgatori, gente il cui curriculum non interesserebbe a nessun reclutatore. Comunque non hanno bucato il linkedin social, che resta in qualche modo professionale e business oriented - e poco interessatato alla divulgazione.

Ma l'aspetto social non si limita a questo: su linkedin ormai si convide anche da altre piattaforme, come succede isu un'altra qualsiasi piattaforma: ci sono professionisti sul viale del tramonto che su linkedin postano la propria pagina facebook, o che ripostano lì quello che hanno postato su facebook, o twitter. Fu con grande sgomento che mi trovai davanti agli occhi su linkedin un repost della pagina fb CS - perché, ripeto, per me linkedin è stata sempre e soltanto una cosa di lavoro mentre ogni attività CS per me è sempre stata altamente extracurriculare (roba che non fa curriculum). Detto questo e potendolo fare senza essere notato, ho dato un occhio a certi divulgattori di poca competenza e di una certa notorietà e like sul fronte italiano con cui ci furono alterne vicende, quando CS era su isocial. Quelli più giovani, poveretti, mettono a curriculum il poco che hanno, cioè perlappunto la militanza social assieme altre 2 cose. Ovviamente da un punto di vista professionale non gli è fruttato gran che - diciamo pure nulla. Perché non hanno capito le regole del gioco e per capire gli serviranno anni e anni: il carosello delle vanità narcisistiche (isocial) interessa ai reclutatori solo per capire se sei persona problematica e quindi da evitare. E specialmente fuori dal teatrino italiano parlando di professione, cosa hai potuto fare o non fare di "scienza" su isocial tricolori non interessa, neanche un po'.

Quanto a linkedin e alle cose serie, la situazione non è cambata negli ultimi anni (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2022/12/chimica-cercare-lavoro-online.html). E il modo migliore per far sembrare linkedin quello che era è evitare di seguire guru, CEO di sé stessi e professionisti preda di una irrefrenabile bulimia social.

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