Qualche giorno fa, nonostante una momentanea escursione delle temperature sopra i dieci gradi, mi sono fatto il primo chowder della stagione e il pesce era un trancio di filetto di salmone affumicato a caldo. Per qualche strana associazione mi è venuta in mente la sequenza di un grandissimo film appartenente ormai a una diversa era della cultura popolare occidentale. E mi sono ricordato che al di là di tutte le cosiderazioni sui composti naturali, di tutta la Physics and Chemistry in the kitchen (fu una storica rubrica di Scientific American) il punto è sempre stato un'altro, E' come nelle interpretazioni musicali: la tecnica è imprescindibile, ma è imprescindibile per destare nel pubblico al meglio un certo di tipo di reazione, che è una reazione emotiva profonda. Così una combinazione di sapori può essere come una melodia struggente o un'armonia toccante, alle volte sorprendenti, altre volte mai sentite prima ma al tempo stesso inspiegabilmente familiari (Préludes à ce chant inconnu?). E no, non è quella cosa basica rappresentata dalla madeleine in Proust. Certo, i flashback possono essere provocati dalle cose più diverse (di recente a me è capitato ascoltando chi parlava di scattering di particelle). Ma quando si tratta di cucina, o di musica, le cose sono differenti. Perché non sappiamo descrivere esattamente un insieme di note come non sappiamo descrivere esattamente un sapore. Ma sappiamo riconoscerli entrambi. E forse per questo musica condivisa e cibo condiviso sono stati tra gli elementi fondanti di molte culture.
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