martedì 11 febbraio 2020

BULLSHIT DEALERS, FARMACI, BREVETTI E TANTO ALTRO




Ok gli indiani che scavano nei database, ma la storia del "coronavirus scappato da un laboratorio" ha avuto una risonanza anche in certi ambienti di un certo tipo, ed è uno dei fattori che ne garantisce una certa persistenza.
Per qualche motivo la tesi dell'epidemia costruita in o sfuggita da laboratorio ha lasciato deliziati gli spacciatori di una certa informazione funzionale.
Ha attecchito all'IPAK (Institute for Pure and Applied Science), fondato da J.Lyons-Weller e casa anche della Mikovits (la crema della crema). Da lì è debordato sul sito di un'associazione resasi nota per barzellette spacciate per analisi LC-MS e nelle esternazioni social di uno dei loro maggiori sponsor, cioè l'esimio presidente dell'ONB (nei fatti, i due killer di ogni possibilità di dibattito serio sulle politiche vaccinali in Italia).
Stiamo parlando di un'area residuale, che negli ultimi tempi dipinge l'epidemia di coronavirus come un mezzo per vendere un nuovo vaccino (che non esiste). Una pena infinita.
Ma di questi tempi costoro trovano una sponda nelle strutture della ricerca medica e della medicina cinese (e pure, di nuovo, in India). Sia in Cina che in India si insiste nel promuovere antiretrovirali contro 2019-nCoV. E questo fornisce carburante alla tesi "2019-nCoV virus sintetico ottenuto da SARS e HIV".
Lo ripeto, in saggi in vitro su cellule infettate da 2019-nCoV gli antiretrovirali DI FATTO NON SONO ATTIVI (EC50 di decine o centinaia di micromoli questo significa, non attivo - più precisamente con chance nulle di effetto terapeutico tramite dosaggio sistemico).
Allora perché questa insistenza sugli antiretrovirali? In primis si "segue il solco". Nella disperazione del 2003 furono usati contro la SARS e qualcuno disse (e pubblicò) che funzionavano (niente gruppo di controllo, risultati penosi sul fronte della mortalità, ma sembrò di aver visto qualcosa). Questo qualcosa, data l'attività in vitro di questi farmaci su SARS (simile a quella su 2019-nCoV) non era da attribuirsi ai farmaci. Ma la cosa è rimasta.
Perché con i fatti nuovi degli ultimi giorni in Cina si insiste?
Per rifarsi al 2003, probabilmente (la medicina cinese è di base conservatrice). E poi perché se c'è un problema di falsificazioni e riproducibilità nella ricerca occidentale, beh, quella cinese è messa molto peggio, perché il Partito ha stabilito metriche bibliografiche per gli avanzamenti di carriera (https://forbetterscience.com/2020/01/24/the-full-service-paper-mill-and-its-chinese-customers/).

Al momento la migliore opzione terapeutica per 2019-nCoV è remdesivir, farmaco sperimentale Gilead (EC50 700nM, un case study clinico con esito positivo, già ampiamente testato nell'uomo su altre indicazioni - ebola).
Cosa sta succedendo al riguardo?
Da quanto si sa c'è un unico trial con remdesivir in territorio cinese,ed è inquadrato in una collaborazione sino-giapponese (https://www.genengnews.com/news/coronavirus-gileads-remdesivir-begins-trials-as-researchers-publish-positive-in-vitro-results/), e le relazioni sino-giapponesi sono ai massimi storici (https://qz.com/1796494/china-internet-users-praise-japan-for-coronavirus-response/?utm_source=facebook&utm_medium=qz-organic).
Il trial è un trial di tutto rispetto, coinvolgente 761 pazienti, e i suoi risultati saranno resi noti ad aprile (https://www.chinadaily.com.cn/a/202002/06/WS5e3b84d5a310128217275700.html)
Ma c'è altro: proprio da Wuhan, proprio dai laboratori BSL-4 al centro di tante voci, viene chiesto a Pechino un brevetto d'uso di remdesivir per il trattamento del coronavirus (https://www.japantimes.co.jp/news/2020/02/06/asia-pacific/science-health-asia-pacific/wuhan-patent-us-drug-remdesivir-coronavirus/#.XkN6XohG0y5).
Una richiesta che altre autorità brevettuali liquiderebbero con una risata, ma il Wuhan Institute of Virology è governativo, la richiesta è presentata assieme ad un laboratorio militare e siamo in Cina, dove la proprietà intellettuale viene gestita secondo i desideri del partito. La Cina ha negato a Gilead il brevetto di sofosbuvir, e la richiesta di brevetto di remdesivir da parte di Gilead è ferma dal 2016. "E' una questione di interesse nazionale", dicono in Cina. E probabilmente il tutto serve a dare a Pechino peso contrattuale nel trattare sul prezzo del farmaco.
Pare che in tutta questa vicenda la prima preoccupazione della Cina (e del PCC) sia non mostrarsi debole. E per non mostrarsi debole deve controllare l'informazione, specie quella diffusa all'estero.
C'è molta sicurezza in giro sui dati dell'epidemia forniti da OMS, che poi sono quelli forniti dalla Cina. Ma pure prendendo per buoni quei numeri, la situazione sta comunque sfuggendo di mano (https://www.scmp.com/news/china/society/article/3050077/least-500-wuhan-medical-staff-infected-coronavirus): i medici impegnati in prima linea cadono ammalati come mosche, e la carenza di dispositivi di protezione non migliora il quadro.

Il conto dei casi extra Cina fate prima a trovarlo voi oggi (questi non sono instant post), ma ormai, ancora sottotraccia, si vede materializzarsi il peggiore timore di OMS: l'impatto sui paesi con in sistemi sanitari più deboli. Dall'Africa arriva l'allarme: i casi non vengono dichiarati ma ci sono e "Non siamo assolutamente preparati" (https://apnews.com/e11a9c5801264262e0b2f8661408b32a).

lunedì 10 febbraio 2020

CORONAVIRUS: L'ECONOMIA GLOBALIZZATA E IL BIPOLARISMO AL POTERE



C'è una questione economica, ed è una questione economica di proporzioni mastodontiche.
Le perdite di Apple e Starbucks per la chiusura degli stores cinesi (https://www.axios.com/coronavirus-starbucks-apple-china-b9a2e48d-3817-45af-9c84-178e79073a5c.html) sono nulla di fronte alle ripercussioni sulle filiere dell'industria mondiale: e parliamo di tutte le filiere di tutti i settori industriali, dall'acciaio ai farmaci (https://www.politico.com/news/2020/02/07/chinese-drugs-shortage-coronavirus-112049).
In molti intravedono in questa epidemia la crisi che metterà fine al ventennio della globalizzazione.
Se così fosse, come per tutte le crisi per cui non esistono piani d'azione già pronti, gli esiti nell'immediato saranno gravi e forse addirittura catastrofici.
Mi limito a tracciare un paio di scenari per il settore farmaceutico.
1) Azzoppata una Cina, se ne fa un'altra, o meglio: si ritorna ai vecchi santi. Attualmente la Cina copre l'80% del fabbisogno mondiale di principi attivi farmaceutici (sorvoliamo sul come lo fa). La corsa verso questo predominio è iniziata all'incirca nel 2005. Prima c'erano i produttori indiani, che costano un poco di più. Quindi l'India ritornerebbe al vecchio ruolo di fonte low cost di API, anche se oggi risulterebbe not-so-low cost. Inutile dire che i pagatori della sanità soffrirebbero moltissimo per questa cosa.
2) Si coglie la palla al balzo e si ritorna alla situazione pre 2001, approfittando del fatto che la spina dorsale della capacità produttiva chimico farmaceutico europea (gli impianti) è ancora lì, mantenendo una filiera diffusa per quel che riguarda materie prime e intermedi. Curiosamente un'ipotesi di questo genere è stata accennata pure in tv (https://www.la7.it/omnibus/rivedila7/omnibus-puntata-del-08022020-08-02-2020-306411?fbclid=IwAR33GPnTjWMEzvQuBFUfYTMIAwFGz0QKuc6fgZ8ATvBNnjyy0bgDBmJkHxM).
Prospettiva insostenibile per i pagatori della sanità, che non vogliono in alcun modo tornare ai costi (prezzi) di 20 anni fa.

Nel frattempo la politica italiana e il governo mostrano i segni di un bipolarismo nervoso: Il governo non fa ripartire i voli dalla Cina, e ha anche sospeso i visti per ingresso in Italia dalla Cina mentre il PDC respingeva la proposta dei presidenti di regione sui 14 gg a casa per bimbi arrivati da zone a rischio, quarantena che però il ministero della salute ripropone su base volontaria tramite circolare (mentre il protocollo emergenza dello stesso minsan fino all'altroieri prevedeva no sintomi, no problema). Ed è bastata una pressione quasi nulla per innescare queste oscilllazioni, chissà cosa succede se la situazione peggiora.
Se il sistema mondiale non è sembrato esattamente preparatissimo a questo rischio pandemico (anche perché si mettono di mezzo questioni economiche e geopolitiche) lo standard italiano attuale si colloca un pezzo sotto: qualcosa che funziona quando va tutto bene - e basta. Del resto è sufficiente  l'influenza stagionale a far collassare i pronto soccorso, al coronavirus meglio non pensarci proprio.

sabato 8 febbraio 2020

CORONAVIRUS E RAZZISMO: L'ALTRO LATO




Da qualche parte negli anni 90 nacque la confutazione genetica del razzismo. Forse un tentativo di rimediare alla fondazione genetica del "razzismo scientifico" all'inizio del XX secolo, venne fuori l'assioma "siamo tutti geneticamente uguali".
Cioè che i fenotipi (bianchi, neri, gialli, a pois) erano ininfluenti.
"Tutti uguali" deve essere sembrata ad alcuni vera e ad altri facile. "Tutti diversi ma con pari dignità" probabilmente risultava troppo complicata.
"Tutti geneticamente uguali" (che è praticamente vero, anche se macinata grossa) era una soluzione razzista al problema del razzismo (non a caso riproposta da Corbellini di recente https://www.scienzainrete.it/articolo/serve-genetica-prevenire-razzismo-scuola/gilberto-corbellini/2020-02-05). Perché il razzismo ha a che fare con la negazione di pari dignità al diverso da te: quindi se dimostro che il diverso da te non esiste, sono a posto. Ma il rifiuto della diversità resta dove è.

In campo biomedico quel che conta, guarda caso, sono i fenotipi. Fenotipi diversi, diversa espressione di diversi geni. E' stranota la deficenza di lattasi negli adulti delle popolazioni semitiche e asiatiche. Altrettanto nota la prevalenza della fibrosi cistica nei caucasici (https://ghr.nlm.nih.gov/condition/cystic-fibrosis).
Meno nota la sovraespressione EGFR nei tumori del polmone a piccole cellule tra le popolazioni asiatiche (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4633915/). Gli esempi abbondano.
E arriviamo a 2019-nCoV.
Esce un preprint di un articolo in cui ricercatori cinesi descrivono la prevalenza di ACE2 nei polmoni dei maschi asiatici (https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2020.01.26.919985v1), ed ACE2 è probabilmente il recettore a cui si lega 2019-nCoV per entrare nelle cellule (come succedeva per la SARS).
L'articolo potrebbe essere affidabile o meno (c'è un problema serio alla base di tutta la produzione scientifica cinese).
Ma quanto descritto, ipoteticamente, renderebbe in questi soggetti il decorso più complicato. E renderebbe i non asiatici meno suscettibili all'infezione e con migliori chance di resistergli.
E immediatamente questo diventa un argomento razzista (che poi sarebbe autorazzismo cinese, ma non si va mai per il sottile, in questi casi).
Non sia mai che si porti acqua al mulino del "virus giallo" (ovviamente i virus non hanno colore, e questo pare sia un concetto padroneggiato anche dai più idioti https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/07/tornare-dalla-cina-e-stato-un-incubo-la-fobia-coronavirus-anche-peggio-e-ora-ce-chi-vuole-denunciarmi/5698176/).

Nel frattempo in Cina le zone di quarantena avanzano verso Pechino...



ADDENDUM (12/2): da uno studio su un campione più esteso pare non ci sia differenza tra caucasici e asiatici per quel che riguarda l'espressione di ACE2 nel polmone, ma che la differenza sia tra fumatori e non fumatori (https://www.preprints.org/manuscript/202002.0051/v1).

venerdì 7 febbraio 2020

LA LINEA POLITICA: GIOCARE COL FOCOLAIO




Ci sono cinesi arrivati in Italia anche da Wuhan, prima della sospensione dei voli. Sono preoccupati e alcuni si mettono in autoquarantena. Quando la preoccupazione riguarda una delle più note comunità cinesi in Italia, quella pratese, l'iniziativa viene presa a livello di comunità: e viene chiesto alle autorità italiane di mettere a disposizione una struttura per la quarantena. La risposta è un secco no (https://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2020/02/05/news/i-cinesi-cercavano-un-hotel-per-la-quarantena-fermati-1.38429060?fbclid=IwAR35mjcqi20T7uScfzNuJmvcYSZHS6TXnjsWYWgglYsbfgLxsi03ngWhEas): "Le voci di un isolamento volontario ieri hanno fatto scattare subito le verifiche dell’Asl."Non sappiamo con esattezza quante persone siano tornate ... ma siamo certi che non ci siano i presupposti sanitari per un’iniziativa del genere. Comprendiamo la preoccupazione, forse è dettata dalle misure stringenti adottate in Cina, ma non serve. L’isolamento potrebbe essere indicato solo per chi torna con i sintomi o chi è stato in stretto contatto con un malato in Cina. Ma in quel caso dovrebbero chiamare il 118 e scatterebbe il protocollo".
"Dopo il no all’albergo, circolano voci secondo le quali qualcuno starebbe pensando di adibire un capannone a questa funzione – dice ancora Berti – Sia chiaro: non solo lo impediremmo, ma picchieremmo duro con chi consente azioni del genere". "
I cinesi cosa sta succedendo a casa loro lo sanno meglio del Dr. Berti, che è medico ma anche e forse soprattutto uomo del PD ed ex sindaco di Pistoia.
Ricordo che stiamo parlando di Toscana, dove in nome della salute pubblica un paio d'anni fa la giunta Rossi ha esteso l'obbligo vaccinale per l'accesso ad asili e materne oltre il DL Lorenzin, aggiungendo alla lista dell'obbligo meningococco B e antirotavirus.
Come le autoquarantene cinesi possano creare un pericolo per la salute pubblica è un mistero. Un mistero che diventa meno misterioso quando viene fuori, dichiaratamente, la linea del partito. E la linea dice: il coronavirus non è un problema, il problema è il razzismo verso i cinesi in Italia.
Io mi auguro che l'infame episodio bolognese non venga confermato, ma evidentemente questa linea si spinge fino a combattere il razzismo dei cinesi nei confronti di sé stessi.
In realtà il tweet è chiarissimo: il bersaglio sono gli avversari politici. E in nome della lotta politica si gioca col focolaio.
In questi giorni c'è tanta, ma tanta gente a cui regalerei di cuore un kit portafortuna, cornetto rosso e zampa di coniglio. Abbiamo bisogno che abbiano fortuna, ne abbiamo un gran bisogno.

Addendum: "Ma i cinesi di Prato non sono rientrati da Wuhan!" è l'obiezione di molti commenti altrove. No, sono rientrati da Wenzhou (attualmente zona di quarantena) poco prima che venisse dichiarata la quarantena. Questo per i richiedenti è provenire da una zona a rischio, per l'ASL no. E l'importante è non etnicizzare il virus.

giovedì 6 febbraio 2020

L'ININFLUENZA DI CHIAMARSI B. (O PLP)




"Coronavirus: lasciare i bambini a casa se ci sono casi di viaggi in zone a rischio" (https://www.medicalfacts.it/2020/02/05/coronavirus-bambini-casa/?fbclid=IwAR3kQAt3UY9p-1U58oiwR8fpPShf-QdX0vDOZUdF-mhFeellN-xzasCiJ2A).
Pier Luigi Lopalco era molto ascoltato dal "partito", e pubblica questo articolo sul sito di colui che per "il partito" in materia di sanità era luce guida e imprescindibile riferimento.
I presidenti delle regioni del nord fanno una richiesta in questo senso, ma il presidente del consiglio la boccia.
Debora Serracchiani twitta: "Come nel caso dei vaccini, dovrebbero essere i medici e i ricercatori a indicare le misure più opportune e più efficaci per evitare la diffusione del coronavirus, non i Governatori di Regione."
Ma i governatori di regione avevano maturato l'iniziativa in linea con quanto ho prima citato. Allora? Forse Serracchiani non si riferiva a "i medici", ma a "UN medico", cioè Villani (vedere nella foto). Che però diventa rappresentante del pensiero di tutta la categoria. Un pensiero in linea con il pensiero del "partito", la cui prima preoccupazione è non dare carburante (il razzismo!) al nemico numero uno, cioè la Lega (o meglio Salvini).
Brutta bestia il rapporto tra politica e Scienza (quella con la "S", nell'accezione in cui la usa la Stengers).
In molti pensano che la Scienza si sia sostituita alla politica diminuendo l'esercizio di scelta di quest'ultima. Ma questo è un esempio di come sia in realtà la politica ad arruolare la Scienza a seconda del bisogno - del bisogno politico, in senso basso. La Scienza è chiamata a dire quel che serve e viene messa in cathedra perché serve e quando serve.
Quando il suo discorso non è più utile o risulta dannoso al progetto, viene sostituita da altra Scienza più conforme.

Quanto a Villani, beh... "Ingiustamente danneggiati per un rischio teorico" mi pare di averla già sentita, da chi gli dava addosso ai tempi di quelle famose audizioni parlamentari. E' un mondo bellissimo...

martedì 4 febbraio 2020

CORONAVIRUS, HIV, GUERRA BIOLOGICA, IDEOLOGIA


Due indiani si mettono a scavare nei database e trovano una piccola sequenza in comune tra proteine dei capsidi di 2019-nCoV e HIV. L'articolo viene pubblicato in preprint e poi ritirato. Ma tanto basta. E arriva subito chi dice: "ecco perché gli inibitori di proteasi di HIV funzionano" (eccerto, lo dicono pure i tailandesi, che quanto a stato dell'arte non hanno da invidiare niente a nessuno, giusto?).


Per quel che riguarda il discorso proteasi HIV... le proteasi non stanno sul capside, ma al suo interno (vedi immagine).
Quindi trovare corrispondenze minime tra il capside di HIV e quello di qualsiasi altro virus non vuol dire niente rispetto ad analogie tra le rispettive proteasi (e infatti abbiamo molti inibitori della proteasi di HIV ma nessun inibitore della proteasi di 2019.nCoV con un'attività decente in vitro).
Forse qualcuno si confonde con le neuraminidasi dei virus influenzali: quelle sì che stanno sulla superficie del virus.

Ma la cosa che trovo in assoluto più ridicola è il definire l'epidemia di 2019-nCoV un attacco USA alla Cina (faro del comunismo... ma de che?)
La Cina dal suo ingresso nel WTO è stata la grande soluzione del capitalismo finanziarizzato made in USA.
Quando qui le emissioni di CO2 andavano ridotte (ed erano stabili-decrescenti da dieci anni) loro dovevano essere lasciati liberi "per crescere" - del resto noi avevamo "colpe storiche", sì, da scontare fino alla quinta generazione (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/04/la-produzione-mondiale-di-co2-questione.html).
Si chiudevano strutture in occidente e si aprivano in Cina per produrvi gli stessi prodotti di sempre ma aumentando i margini (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/04/perche-la-green-chemistry-non-tira.html). Che l'offshoring e la sostituzione di produzioni nazionali con importazioni abbiano generato disoccupazione e desertificazione industriale in occidente è una cosa talmente ovvia che non dovrebbe essere ripetuta (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/07/la-globalizzazione-della-chimica.html) .
La Cina oggi fornisce l'80% dei principi attivi farmaceutici usati nel mondo, a prezzo stracciato, cosa resa possibile da una colossale finzione, cioè che i loro standard di controllo fossero equivalenti ai nostri. E nel frattempo ci sono stati lo scandalo dell'eparina e le nitrosoammine in ranitidina e sartani, per parlare solo di due cose cose che sono arrivate in piena luce.
Chi ci ha guadagnato in primis? Le assicurazioni sanitarie USA e i sistemi sanitari pubblici. Il risparmio di questi ultimi si è riflesso in sostenibilità (cioè taglio) della spesa per il welfare. Che è una cosa non giusta, ma santissima, sempre sia lodata.

Queste note per dire che il modello 2017vaccini si è radicato. Finalmente l'ideologizzazione del tema sanitario è una solida realtà. E non qua sopra, o altrove in rete, ma nelle stanze dei bottoni.
Lasciamo perdere le infezioni ospedaliere antibiotico-resistenti, perennemente orfane perché nessuno se le vuole pigliare. Per il resto, la TBC è di destra, la meningite va periodi (a volte di destra a volte no), l'obbligo vaccinale è di sinistra e udite udite: 2019-nCoV è di destra, perché più della meningite e della TBC stimola il razzismo, che quello sì che è un problema serio.
"Mi colpisce vedere quelli che si battevano per garantire ai cavernicoli la libertà di mandare a scuola i loro figli non vaccinati diventare improvvisamente alfieri della prevenzione", dice pinco. A me stupisce vedere gli alfieri dell'esclusione scolastica per i non vaccinati battersi per il diritto a frequentare dei banbini rientrati dalla Cina da 14 giorni o meno (14 giorni il supposto tempo di incubazione del coronavirus). Perché per disgrazia la proposta di due settimane a casa dei bimbi rientrati da poco dalla Cina è stata fatta da presidenti di regione leghisti o di destra. Quindi... il presidente del consiglio respinge la proposta (https://www.repubblica.it/cronaca/2020/02/04/news/coronavirus_conte_ai_governatori_del_nord_-247572713/).
Ci auguriamo più che vivamente che non arrivino fatti a smentire il presidente del consiglio. O tutt'al più che arrivino piccoli, di quelli che si nascondono bene sotto il tappeto, tipo la TBC nelle scuole elementari.
Dio non voglia che vi venga un'infezione grave di destra con un governo di sinistra o viceversa, sareste come già morti.

lunedì 3 febbraio 2020

CORONAVIRUS: IL PRIMO TRATTAMENTO CON REMDESIVIR




La scorsa settimana abbiamo parlato della confusione che era stata fatta parlando di vaccino antiebola riguardo a remdesivir, e abbiamo riportato come Gilead avesse iniziato a lavorare con NIH sul problema 2019-nCoV.
Sul New England Journal of Medicine (https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2001191) viene descritto il trattamento del primo caso su suolo americano.
Il paziente era stato trattato con antipiretici e antibiotici (vancomicina, argh), ma quando sono apparsi i primi sintomi di polmonite FDA ha autorizzato l'uso compassionevole di remdesivir, somministrato endovena. Nel giro di un giorno le condizioni del soggetto sono notevolmente migliorate ed è stata sospesa la somministrazione di ossigeno.
"I precedenti rantoli bilaterali dei lobi inferiori non erano più presenti. Il suo appetito è migliorato ed era asintomatico a parte tosse secca intermittente e rinorrea. Al 30 gennaio 2020 il paziente rimane ospedalizzato.Non ha febbre, e tutti i sintomi si sono risolti con l'eccezione della tosse, che sta diminuendo di intensità."

A dimostrazione che i trattamenti con una base razionale possono avere risultati migliori di quelli che una base razionale non la hanno. E' un singolo paziente quindi il dato è poco significativo. Ma è comunque qualcosa, ed è incoraggiante, tanto che Gilead ha annunciato che presenterà a FDA la pratica di approvazione di remdesivir con nuove indicazioni: SARS, MERS, 2019-nCoV (invece che Ebola).

E a dimostrazione anche di un'altra cosa: la farmacocinetica è importante. Remdesivir su Ebola funziona, in vitro. Ma nell'uomo i risultati sono deludenti: evidentemente il farmaco non riesce a raggiungere concentrazione abbastanza efficace nele parti dell'organismo più colpite dal virus. Con 2019-nCoV e somministrazione IV, per fortuna, sembra che così non sia.

(Ringrazio di nuovo Stefano Cervigni, che continua a passarmi link rilevanti sullo sviluppo della situazione)


CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...