martedì 10 gennaio 2023

SISTEMI E INDIVIDUI

Mi laureai al tempo in cui infuriava la Qualità Totale e iniziai a lavorare ai tempi di "ISO 9000 o morte". Ero lì ai tempi della Six Sigma frenziness - e mi hanno raccontato che alcune Six Sigma Black Belts (https://en.wikipedia.org/wiki/Six_Sigma) del farma italiaco, dopo che il loro settore si è "leggermente" ristretto  e l'azienda dove avevano conseguito il titolo morta, hanno iniziato a fare gli insegnanti a corsi di formazione Six Sigma destinati ad altri settori.

Il sistema, sotto l'insieme di procedure, tende a far sì che l'individuo, i suoi errori, la sua inadeguatezza, cronica o momentanea, non abbiano effetto sul prodotto finale del processo.

Intendiamoci, riconobbi da subito, appena entrato al lavoro l'importanza di un sistema di gestione della qualità (e il cGMP - current Good Manufaturing Practice, nato per garantire la qualità dei farmaci, altro non è che uno di questi sistemi). 

Lasciando perdere le disfunzioni e le esagerazioni o la proliferazione caratteristica di questi sistemi (spesso un set di procedure tende a espandersi o a generare altri set di procedure con un processo alle volte poco controllabile), vorrei proporre una riflessione di carattere diverso: quando si tratta di produzioni consolidate e solide veramente l'importanza dell'individuo ai fini del processo è limitata all'attenersi alle procedure. Ma quando si tratta di ricerca e sviluppo...

Eh, già, perché da decenni procedure destinate alle produzioni seriali sono state adattate anche per garantire la qualità della progettazione, ovvero della ricerca e sviluppo. Non solo sono state create, ma sono state applicate o si è tentato di applicarle (di solito con tassi di successo molto bassi). E in genere protocolli e procedure governano anche la ricerca. L'illusione generale è che se ci si affida alla potenza della procedura un qualche risultato verrà ottenuto, anche se chi lavora e governa il processo possiede capacità o competenze mediocri o men che tali. L'idea che ci sta dietro è il "Tutti sono utili, nessuno indispensabile" un mantra corporate praticamente immarcescibile. E' uno dei temi portanti di uno dei più bei film che ho visto negli ultimissimi tempi.

Per me l'aspetto saliente del film non è la sfida agonistica, ma l'incapacità del sistema (Ford) e degli uomini del sistema di ottenere i grandi risultati. Che non saranno ottenuti senza quelli che possono fare la differenza.

Ma l'arroganza dei manager Ford è fondata su un fatto notevole: spesso il processo funziona e l'insieme delle procedure e dell'organizzazione media fino a farla scomparire l'incapacità individuale... il più delle volte.

Non come allora, ma esistono ancora aziende che cercano di tesaurizzare esperienze, competenze, know how (altre cercano in primis la capacità dell'individuo "to fin in"). E magari più in piccolo e in silenzio esistono ancora individui che, come a Le Mans nel '66, possono fare almeno un po' di differenza.

PS: "Quello che dico è che non potete comprarvi la vittoria, Lee, ma magari potreste comprare l'uomo che ve ne dia la possibilità" è probabilmente una delle frasi chiave del film. Ed esiste un mercato noto solo agli addettti ai lavori, che non è quello dei piloti o dei calciatori, che è interamente centrato su questo. Addirittura, come nella trilogia del cyberspazio di Gibson, ci sono agenzie specializzate nel trasferire personale highly skilled da un'azienda all'altra. Ma senza estrazioni in stile militare. Anche "Il mio compito è guidarla in tutto questo" a qualcuno (pochissimi) sarà suonato molto familiare. E pure  "Quindi voi avete già montato quello sulla GT40?" "Temo proprio di sì" non è male, e fortunato chi ha vissuto situazioni simili da qualsiasi delle due parti egli fosse. Ah, tra l'altro i film è una dichiarazione se non di amore di grande rispetto per l'Italia che fu e per quello che sapeva produrre. E pensare che una decina di anni fa principali voci dell'esportazione tricolore erano distillati del petrolio, meccanica di precisione e farmaci, mentre tutti parlavano di Made in Italy intendendo altro, che non era in pole position nelle esportazioni. Vabbè oggi le cose sono diverse, ma io trovo pasta di un pastificio campano, olio extravergine umbro e un caffè ai tempi pubblicizzato da Nino Manfredi al supermercato. Può anche andar bene così. O no?

lunedì 9 gennaio 2023

DISRUPTIVE SCIENCE?

 

https://www.nature.com/articles/d41586-022-04577-5?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=33d9dd6146-briefing-dy-20230109&utm_medium=email&utm_term=0_c9dfd39373-33d9dd6146-44112225

Un interessante articolo su Nature, ma un po' deludente. Perché forse nell'analisi dovrebbero comparire altri fattori. Per esempio, il proliferare di pubblicazioni citato da cosa è prodotto? E' prodotto dal "publish or die", mi verrebbe da dire. In un'inflazione di pubblicazioni senza precedenti nella storia un articolo che davvero aprirebbe nuove frontiere ha buone probabilità di non essere notato o considerato a sufficienza. Che si dice dei beni inflazionati? Che perdono valore, senza distinzione tra l'uno e l'altro.

Un'altra faccenda sarebbe quella del "conformismo accademico", che è sempre esistito (vedere le vicende di Boltzmann). Ma che oggi sembra essere assurto al ruolo di dogma. Ci sono cose che non possono essere messere in dubbio (o non possono essere messe in dubbio quanto basta). Pensate a alzheimer e ipotesi amiloide: ci sono ormai tonnellate di dati che dovrebbero far riconsiderare tutto, ma l'ipotesi amiloide è sempre lì, e oggi, ancora una volta, si approva un farmaco basato su questa ipotesi (https://www.nature.com/articles/d41586-023-00030-3?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=33d9dd6146-briefing-dy-20230109&utm_medium=email&utm_term=0_c9dfd39373-33d9dd6146-44112225 ).

Pensate al linciaggio subito da Johannidis: evidentemente sei rilevante finché non contraddici il paradigma dominante. Quindi di che "disruptive" science vogliamo stare a parlare? E' evidentemente disincentivata, e in modo piuttosto pesante.

L'articolo fa notare un trend simile anche per quello che riguarda i brevetti. E ok,va bene: il brevetto del CD-ROM fu disruptive, quelli di DVD e Blue Ray no. Però qualche considerazione riguardo il mio miserando setore la farei: ancora negli anni 80 di tumori trattabili sul serio ce ne erano abbastanza pochi. Nei 90 i tassani furono una rivoluzione e gli inibitori di proteasi di HIV fornirono il primo vero strumento contro il virus. Seguirono gli inibitori di kinasi da glivec in poi. Nel nuovo millennio arrivò il primo inibitore di integrasi di HIV e l'epatite C finalmente divenne curabile. E ho parlato solo delle prime cose che mi sono venute in mente.

Non so come sia negli altri settori, ma io ho cominciato a lavorare quando già si parlava di low hangng fruits: i frutti che stavano sui rami più bassi erano già stati colti tutti. Gli altri frutti stavano su rami più alti e più difficilmente accesssibili. Era chiaro che non si sarebbe trovata né la nuova aspirina né la nuova penicillina. Ma c'era spazio per altro, e direi che i fatti lo hanno confermato.

Dopodiché se la ricerca di base viene dall'accademia e l'accademia è ingolfata di group thinking c'è un po' poco da fare.


sabato 7 gennaio 2023

A GRANDE RICHIESTA

 Visto che è da prima di Natale che me la girano...

 


E passando a materiale d'archivio, mai più illazioni, solo analisi, con il debito standard


Qualcuno l'approccio quantitativo lo usò, su isocial: produsse una libreria contenente svariate centinaia di campioni di rincoglionimento wild (diffidare degli artifici sperimentali realizzati in laboratorio). Ne valeva la pena? No, per niente.


venerdì 6 gennaio 2023

TOPPANE UN'ALTRA, CICCIO (ENNESIMA DI N)

 

https://tinyurl.com/bdzmnbc3

Eh, la fretta di quelli che applaudono questo o quello - niclosamide e colchicina in funzione antiCOVID etc . Anvedi iscienziati e tutto il resto dell fauna mediatico/social tricolore.

Biogen ebbe approvato il suo anticorpo anti beta amiloidi, tra una tempesta di polemiche oltreoceano (https://edition.cnn.com/2022/12/29/health/biogen-aduhelm-alzheimers-drug-investigation/index.html) e in Italia qualche applauso di gente rubata allo straccio e al secchio per per pulire i pavimenti.

Oggi siamo all'inchiesta del congresso USA sugli "estremamente atipici legami" tra FDA e Biogen, e purtroppo, nei fatti, la cosa finisce nel nulla. Ma di solito questo tipo di storie oltreoceano non finiscono così. Nello stivale invece si fa commedia lowbrow anche con i farmaci e la loro approvazione. 

Comunque, riguardo le meraviglie dell'eccelsa gestione di Janet Woodcock, che era già stata commissioner di FDA  alle origini della crisi degli oppiacei:

I revisori statistici a FDA erano a i ferri corti con Dunn (Head della neurologia dell'Agenzia, NdCS) e con l'azienda e la sua interpretazione dei risultati dei trial che hanno portato all'approvazione di Aduhelm, primo della sua classe,
“Riguardo la disputa scientifica tra l'Ufficio Neuroscienze e il team statistico della Divisione Biometria non sono stata coinvolta abbastanza in tempo nel processo, rendendo difficile il coinvolgimento della catena di gestione prima della riunione dell'Advisory Committee meeting,” Questo riconosceva FDA in una review interna, secondo i documenti rilasciati dal comitato.

Ovvero "Purtroppissimo mi hanno inserito nel loop in ritardo". Che disdetta.

La Woodcock, che era provvisoria e che non è mai stata presentata al Senato per la convalida della sua nomina, è stata rimpiazzata qualche mese fa. Non troppo presto, si direbbe.



giovedì 5 gennaio 2023

REAZIONI CHE RISCHI DI PRENDERTI IN FACCIA - REATTIVI DI GRIGNARD

 

Cos'è una runaway? Una reazione che genera per unità di tempo più calore di quanto il sistema di raffreddamento riesca a smaltirne. Quando si passa il punto di non ritorno non ci sono azioni correttive possibili (se non avere in opera adeguati sistemi di contenimento o scappare). Il rischio diventa rilevante su grande scala, mentre può essere inesistente o invisibile in laboratorio. Perché, come mi disse mezza vita fa un collega più anziano, la capacità della reazione di generare calore cresce con il suo volume (se il reattore si può approssimare con un cilindro di raggio r con r^3), mentre la capacità del tuo sistema di smaltire calore cresce con la sua superfice (quindi con r^2). Quindi, se operi su grande scala e passi il punto di non ritorno non hai speranze (ma ci sono diversi metodi per evitare che questo succeda, e vengono messi in opera).

Classico tra i classici, un reattivo di Grignard in chimica organica è l'esempio cardine di reazione runaway. Ai miei tempi si diceva che in un dipartimento di chimica un laboratorio di organica si distingueva dalle macchie sul soffitto delle cappe: Grignard che erano andati fuori controllo.
Un reattivo di Grignard è un composto dalla generica formula RMgX, dove r è alchile o arile e X è un alogeno, classicamente Bromo (ma anche il Cloro ha una sua storia industriale, in questa classe di reagenti).
Da un punto di vista della sintesi organica è uno dei più vecchi reagenti utilizzati per la creazione di legami C-C (altre reazioni classiche allo scopo la vasta famiglia delle condesazioni aldoliche, Wittig, Arbusov)
Sorvolando sulla compatibilità con altri gruppi funzionali all'interno di R o del reagente con cui si vuole effettuare il coupling, passiamo alla reazione di formazione del Grignard, che sulla carta è semplicissima:

RX+Mg→RMgX

Niente di strano? Tutto il contrario, invece. In primo luogo la reazione ha una temperatura di onset, al di sotto della quale niente succede (ovviamente la temperatura varia a seconda di R, e tende ad essere più alta quando R è arile). In più, essendo una reazione eterogenea, generalmente la superficie dei trucioli di magnesio è più o meno passivata, ovvero resistente all'attacco di RX. Last but not least, è reazione autocatalitica : la concentrazione del prodotto di reazione aumenta la velocità della reazione stessa. In più la reazione è esotermica, una volta partita. E detto questo vi renderete conto che non è una reazione affatto semplice.
In ragione della sua esotermicità è la classica reazione che viene effettuata in semicontinuo, cioè con l'aggiunta lenta di RX alla sospensione dei trucioli di magnesio in un adeguato solvente.
La scelta del solvente è importante: il solvente di solito è un etere, perché in realtà RMgX vive al meglio come solvato in soluzione, con l'ossigeno di due molecole dell'etere che lo stabilizzano. E quindi i solvents of choice sono etere etilico e tetraidrofurano (e ovviamente devono essere anidri e esenti da perossidi, cosa banale per l'etere etilico, meno banale per il THF) - anche se mi ricordo che nei miei anni verdi dovetti confrontarmi con un Grignard fatto in diglime. Tutto questo in laboratorio.Su scala industriale etere etilico MAI (troppo pericoloso). Si parte da THF, viene usato anche toluene (che non è un etere). Il mio solvente preferito in materia, da sempre, 2-MetilTHF. Che però, essendo un solvente asimmetrico, può giocare brutti scherzi quando ci sono questioni di diastereoisomeri nel substrato che si vuol far reagire con il Grignard. Da tempo su scala industriale se è possibile (e se i costi lo consentono) si tende ad ottenere il reattivo di Grignard desiderato non per reazione tra RX e Mg, ma per transmetallazione: si usa un reattivo di Grignard commerciale molto reattivo o modificato (classico ormai il complesso isopropilmagnesio bromuro/litio cloruro, detto turbogrignard). Ma in fondo alla catena ci sarà sempre qualcuno che fa reagire trucioli di magnesio con un alogenuro organico, per poi "imbottigliarne" la soluzione in cilindri d'acciaio a bassa pressione, tipicamente.

Ritornando alla reazione classica, diciamo subito che se volete fare un Grignard senza attivare il magnesio state combattendo il più delle volte una guerra persa - ho visto molte persone che si ostinavano a combatterla, mettendo in atto le strategie più improbabili, cosa che mi ha sempre lasciato molto freddo - stiamo parlando di chimica, non di magia nera.
Se avete attivato il magnesio, per esempio rifluendo la miscela con una perla di iodio fino a scomparsa della colorazione, non vi resta che mettere assieme i due fattori che innescano la reazione: temperatura adeguata e adeguata concentrazione iniziale di RX. E di solito qua casca l'asino.
Si, perchè se la reazione non parte di solito si tende ad aggiungere più RX continuando a scaldare, finendo di solito per accumulare reagente ben oltre la concentrazione minima richiesta. E in queste condizioni cosa succede, quando la reazione parte? Vi ritrovate immediatamente oltre il punto di non ritorno del grafico, il che vuol dire che il calore velocemente svolto aumenta la velocità di evaporazione del solvente, che aumenta la velocità di condensazione del medesimo nel refrigerante a bolle fino a ingorgarlo, annullandone la capacità di scambio termico e creando un tappo di liquido. E il tutto finisce con la macchia sul soffitto della cappa.

(Magari i Grignard fossere le uniche reazioni che rischi di prenderti in faccia... https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/05/reazioni-che-rischi-di-prenderti-in.html)

martedì 3 gennaio 2023

SINISTRA, DESTRA, POLITICA (POST INATTUALE, FORSE)

C'è chi dice che vuole rilanciarsi come "partito del lavoro" (del lavoro che non c'è, di quello con il potere d'acquisto massacrato dalle bollette del gas, di quello dei working poor?). Chissà che ne pensano i lavoratori (quelli che non hanno ruoli dirigenziali in regione Emilia Romagna, beninteso).

Chi sarà mai stato a tenere alta la disoccupazione con politiche deflazionistiche? (roba di sinistra o di destra?). Chi sarà mai stato collaterale al settore bancario, e chi avrà mai tenute ferme o aumentate le spese militari mentre quelle per sanità, scuola, università venivano massacrate?

Facciamo un salto all'indietro di un secolo. E non tirerò in ballo roba vetero marxista, ma qualcosa di molto diverso e generalmente poco noto.
"We will show the world a trick they do not know, which is how to live without war or interest on money or rent on land or profiteering in any manner".
Questo era l'intento utopistico del fondatore della comune socialista di Llano del Rio (https://la.curbed.com/2017/5/1/15465616/utopia-socialist-los-angeles-llano-del-rio). Uno slancio ideale che aveva un gran valore in un periodo storico in cui, in California, politiche locali di open shop andavano per la maggiore: era il potere locale che appoggiava attivamente lo sfruttamento del lavoro, proibendo scioperi, facendo schierare la polizia con il padronato. Provate ad usare lo spirito di questa citazione per trovare risposte alle domande all'inizio del post.

Oggi "i padroni" sono una razza in via di estinzione, sostituita da un capitale finanziario che cammina su molte gambe ma che è largamente impersonale: i famosi mercati.
Spiegatemi cosa ha di sinistra l'approvazione dei mercati.
Spiegatemi cosa ha di sinistra chi applaudì un commissario europeo, Oettinger, che disse "i mercati insegneranno agli italiani come votare".
Spiegatemi cos'ha di sinistra un senatore del PD che disse che il governo "dovrà presentarsi ai mercati".
Tagliare la spesa sanitaria per far contenti i mercati è di sinistra?
E' di sinistra demolire il welfare in cui sono cresciute due generazioni di europei nel nome della stessa Europa?

Llano del Rio viene dalla mia memoria, dove era impressa da quando lessi "La città di quarzo" di Mike Davis (https://bibliodarq.files.wordpress.com/2015/04/davis-m-city-of-quartz.pdf). 

"Il miglior punto di osservazione sulla Los Angeles del prossimo millennio sono le rovine del suo futuro alternativo. Stando in piedi sulle solide fondamente di ciottoli della Sala dell'Assemblea Generale della città socialista di Llano Del Rio - l'utopia agli antipodi della Los Angeles dell'Open Shop antisindacale - a volte si può osservare lo Space Shuttle nella sua elegante discesa finale verso Rogers Dry Lake. All'orizzonte le incerte sagome dei giganteschi capannoni dell'Air Force Plant 42, dove vengono assemblati i bombardieri stealth (ognuno dei quali costa quanto diecimila appartamenti di case popolari) e altre macchine dell'apocalisse ancora top secret. Più vicino, passate poche miglia di macchia desertica e rari boschetti di quella soprendente yucca che è il Joshua Tree c'è l'avanguardia della suburbia in marcia, una distesa di villette unifamiliari" "City Of Quartz" è del 1990. Il quadro che tratteggia all'inizio è di un futuro ormai vecchio: gli shuttle sono stati decommissionati, il programma chiuso, il budget NASA ridimensionato e oggi gli operatori privati sono una parte significativa dei trasporti superficie-orbita negli USA. La produzione dei bombardieri B2, troppo costosi, si è interrotta qualche anno dopo la pubblicazione del libro. Nel 1993 Bush senior limitò la produzione totale a 20 aerei. i B2 prodotti sono stati usati poco, a causa degli altissimi costi operativi, e negli ultimi anni sono stati quasi messi in naftalina, almeno finché i russi non schierarono batterie di S-400 in Siria e al Pentagono si accorsero che non avevano modo di bucare la no fly zone così creata se non, forse, con i B2 (poi è arrivata la guerra in Ucraina e l'impressione è che qualcuno in qualche modo sia sia rimesso in pari, alla fine). "City Of Quartz" è stata fonte di ispirazione per William Gibson, che la citò espressamente nelle sue note introduttive a "Luce Virtuale". Racconta e analizza come il capitale plasmi lo sviluppo delle metropoli, e come questo processo crei una inevitabile crescita delle disuguaglianze nelle aree urbane. E di come in quella situazione ci sia comunque chi riesce a speculare sulle fasce povere della popolazione. E' un libro a cui ho pensato, forse con un salto logico, ogni volta che un'amministrazione di "sinistra" annunciava programmi di "riqualificazione urbana" di vario tipo.

domenica 1 gennaio 2023

SKILLS - E DUE PAROLE SULL'ENNESIMO "RIENTRO DEI CERVELLI"

Qualcuno si ricorda l'allarme sulle sorti dei lavoratori non britannici minacciati da Brexit?

Inutile ripetere che il problema ci fu solo per i low skilled workers. Il cameriere o il lavapiatti italiano che lavorava a Londra fu sì colpito, come tutti i non skilled o low skilled workers. Tutti soggetti che potevano facilmente ricollocarsi in Germania, che da sempre incamera low skilled workers stranieri senza batter ciglio. Ma per gli skilled workers non ci sono stati problemi, e la barriera all'ingresso per lavoro era piuttosto bassa (contratto da almeno 25.600 GBP lorde l'anno, che corrispondono al contratto tipico per un chimico neolaureato).

Una decina di anni fa ricordo colleghi esodati, in mobilità etc etc, in una situazione del mercato italiano per cui erano, figuratamente, buoni solo per essere collocati in discarica. Eppure, al di fuori dei confini tricolori, chiunque li avrebbe classificati come highly skilled (e buoni per una quantità di posizioni per cui le agenzie di reclutamento cercavano candidati). Il problema è che l'Italia è una consumatrice di extremely low skilled workers pagati niente (raccolta pomodori e assimilabili) ma con i lavoratori skilled e highly skilled ha qualche problema, da un bel po' di anni. In primo luogo perché costano, e questo è un peccato originale inemendabile: quando l'imprenditore pinco prova a cercare l'ingegnere a 600 euro al mese diventa virale sui social, ma il candidato non lo trova. Poi la media e grande azienda italiana per certe posizioni ha di solito preferito le candidature interne, affidandosi all'acquisizione di consulenze, piuttosto, per coprire le proprie necessità. Anni di stagnazione economica più qualche crisi non hanno migliorato il quadro. Però la nazione continua a produrre laureati, cioè skilled workers (SE trovano un lavoro attinente alla propria formazione universitaria, chiaro, se finiscono alle Poste non vale https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2022/11/ilricercatore-lignoranza.html  ). Quindi l'Italia produce risorse che o non utilizza o esporta senza niente ricavarne. E per produrle, ovviamente, spende. Parlando di esportatori di manodopera qualificata, il Ghana almeno se le fa pagare, le infermiere (https://www.anews.com.tr/world/2022/12/07/ghana-says-it-will-send-nurses-to-uk-for-cash?utm_source=ahaber_web_dunya_haber&utm_medium=ahaber_web_dunya_haber&utm_campaign=ahaber_web_dunya_haber).

Non è una faccenda di opinioni, i numeri sono impietosi:

I laureati italiani hanno meno prospettive occupazionali rispetto al resto agli altri paesi europei. Nel 2021, il tasso di occupazione dei 30-34enni laureati è pari all’81,1% contro un valore medio Ue27 dell’87,9%; la differenza è di circa sette punti che si riducono a quattro per i laureati della fascia di età compresa tra i 25 e i 64 anni... Il mercato del lavoro italiano sembra assorbire
con difficoltà e lentezza il capitale umano, anche quello rappresentato dai giovani adulti in possesso di
una qualifica o un diploma secondario superiore. 
(https://www.istat.it/it/files/2022/10/Livelli-di-istruzione-e-ritorni-occupazionali-anno-2021.pdf)

Ovviamente ISTAT rileva il dato medio. Mi piacerebbe conoscere i numeri per specifiche lauree o settori, ma non credo che nessuno sia interessato a produrli (né le associazioni industriali né altri).

Quanto alle dinamiche salariali... 

https://oa.inapp.org/jspui/bitstream/20.500.12916/3749/1/Tronti_Stagnazione_salari_disuguaglianze%2C%20produttivit%C3%A0_2022.pdf

Non credo che negli ultimi due anni le cose siano migliorate, ma è solo una mia impressione. E se sei immerso nel contesto italiano le opportunità che un highly skilled worker ha all'estero quanto a posizioni, retribuzioni e dinamica del salario sembrano semplicemente fantascienza.

Nel caso italiano la timidezza e l'inefficacia delle iniziative finora mirate al famigerato "rientro del cervelli" è nei dati. E per me è un mistero il motivo per cui qualcuno dovrebbe tornare essendo pagato meno (molto meno, di solito) e tassato di più . Il rientro dei cervelli 2022 sembrava mimare iniziative in opera in alcuni paesi nordeuropei, con il suo periodo di pesante detassazione salariale, ma... in primis, c'è l'italianata "se vuoi accedere prima paga":

Poi per l'ennesima volta, l'accento è sui mitologici "docenti, ricecatori e ricercatrici": come se ci fosse abbondanza di posizioni per loro. Il resto fa riferimento ai suddetti "lavoratori impatriati", e il lavoratore impatriato non è meglio caratterizzato: semplicemente uno che ha lavorato all'estero per almeno due anni. Quindi con la faccenda skilled workers non c'entra niente. La buona (?) volontà del legislatore finisce nel vuoto perché impatta sulla stagnazione economica, su una produzione industriale menomata etc etc. Banalmente, lo skilled worker funziona come motore dell'economia se l'economia c'è: aziende ad alto contenuto tecnico scientifico che vanno avanti e crescono, e che quindi hanno i soldi per pagarlo quanto basta. Poi si può sempre chiedere di rinunciare allo stipendio alto e tornare in Italia per amor di patria, ma non è così difficile immaginare quali saranno le risposte (che potrebbero includere le virtù delle genitrici etc).

Detto ciò, avrete capito che sul mercato internazionale occidentale ci sono curriculum che si piazzano facilmente e altri che non si piazzano affatto. E vorrei proprio vedere quanto risulterebbero attraenti quelli della maggioranza dei soggetti che "comunicano scienza" su isocial italiani (per tacere di quelli secondo cui andamenti di borsa e corsi epidemici stessa cosa, tanto chechevvò e quelli che visto che i dati sono dati a qualsiasi cosa si riferiscano... alla voce prevenire cazzate in rete è meglio di curare, anzi no).

PS: astonishment reallocations.

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...