Per ragioni abbastanza ovvie ad oggi la mia rete di contatti è prevalentemente hnon italiana. E quel che vedo di questi tempi è deprimente. Ex colleghi che riescono a ricollocarsi e purtroppo anche persone della mia rete che invece no, non ci riescono. E sempre più spesso si tratta di profili "director level", come si dice.
We hoped industry layoffs would relent in 2024. That's not what happened.
Overall, biopharma layoffs rose 3% last year compared to 2023, according to an analysis of yearly data.
Così inizia la quarta edizione del Fierce Biotech Layoffs Tracker e per essere chiari la tendenza non è migliorata gran che nel 2025, con aumento stimato del 31% nella perdita di posti di lavoro. Di questo passo i posti di lavoro persi potrebbero raggiungere il numero di quelli collegati al patent cliff del 2012 (patent cliff: intervallo di date in cui più farmaci perdono la protezione del brevetto, consentendo ai generici di entrare nel mercato e riducendo drasticamente i ricavi delle aziende originatrici).Il settore Contract Research Organization (CRO) e Contract Development and Manufacturing Organization (CDMO) non se la passa bene. Evotec nel 2025 ne licenzia 600, portando così in due anni i suoi dipendenti da 5.000 a 4.000. Evotec è una public company quindi è obbligata a rendere noti questi dati. Ma nel settore CRO/CDMO la maggior parte delle aziende non sono quotate in borsa, quindi nessuna informazione è pubblicamente disponibile. I tagli di Evotec sono facilmente collegabili a un crollo degli investimenti in ricerca early stage da parte di biotech e farmaceutiche, quindi è facile dedurre che anche nelle altre CRO la tendenza prevalente sia la riduzione della forza lavoro. Alcune ormai hanno probabilmente più uomini del business development sguinzagliati su linkedin e ad ogni fiera del settore che chimici nei laboratori. Ai prossimi BIO-Europe e CPHI la concorrenza tra quelli spediti ad agganciare nuovi clienti sarà parossistica.
La storia di NMS inizia nel 1965, quando Farmitalia creò il centro di ricerca di Nerviano. Fu lì che venne sviluppata la combinazione Adriamicina/doxorubicina. Nel 1978, la fusione tra Farmitalia e Carlo Erba (fondata nel 1853) diede vita a Farmitalia Carlo Erba Spa, rafforzando il polo di Nerviano come centro di eccellenza per la ricerca oncologica.
Nel 1992-1993, Farmitalia Carlo Erba fu acquisita da Kabi-Pharmacia (poi Pharmacia AB), che integrò Nerviano nella sua rete globale di ricerca e sviluppo. Nel 1995, Pharmacia si fuse con The Upjohn Company, formando Pharmacia & Upjohn. La nuova proprietà mantenne il sito di Nerviano, ancora attivo nello sviluppo di terapie oncologiche. Alla fine degli anni 90 Nerviano era probabilmente il centro ricerche più grande d'Italia e impiegava circa il doppio dei ricercatori rispetto a quello Glaxo di Verona.
Con il nuovo millennio iniziò la parte discendente della parabola
Nel 2003, Pfizer acquisì Pharmacia per circa 60 miliardi di dollari (completata il 16 aprile di quell'anno). A Pfizer era la stagione "compra e licenzia" e per Nerviano, come per altre realtà acquisite dal colosso americano, iniziò un periodo di incertezza, ristrutturazioni e tagli R&D.
Nel 2004, Pfizer, che si era portata via anche la proprietà intellettuale cedette il sito di Nerviano alla Curia Generalizia della Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione (CFIC, entità vaticana), fornendo 200 milioni di euro di seed funding per garantire continuità. In questo contesto nacque Nerviano Medical Sciences S.r.l. (NMS) azienda indipendente focalizzata sulla ricerca oncologica. Ma la nuova azienda si trova velocemente in difficoltà. Nel 2008-2010 quello che era stato il dipartimento ADMET (Assorbimento, Distribuzione, Metabolismo, Escrezione, Tossicologia) di Pharmacia a Nerviano diventa oggetto di uno spin off, creando Accelera (e preoccupazioni sindacali giustificate), un service provider per il mercato dello sviluppo preclinico. Lo spin off non risolve i problemi finanziari di NMS e alla fine arriva un intervento pubblico assolutamente inusuale.
Tra il 2010 e il 2012, la Regione Lombardia intervenne per salvare il centro da una crisi finanziaria post-CFIC. L'intervento della giunta Formigoni ha di fatto costituito un unicum nella storia della crisi dell'industria chimico farmaceutica italiana, l'unico caso in cui il pubblico è intervenuto. Purtroppo l'intervento non fu risolutivo.
Nel 2011 fu creata la Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica (FRRB), che nel gennaio 2012 acquisì il 100% del controllo su NMS tramite la Regione, con l'obiettivo di preservare posti di lavoro, rilanciare la ricerca oncologica e integrare NMS nella rete lombarda (ospedali IRCCS e università). Questo periodo segnò un'era di proprietà pubblica, con investimenti per lo sviluppo di farmaci innovativi, che purtroppo non durò a lungo, complici anche il cambio della guardia in regione. La giunta di Roberto Maroni "vende ai cinesi". Nel dicembre 2017, Hefei SARI V-Capital Management Co. Ltd. (affiliata allo Shanghai Advanced Research Institute, Chinese Academy of Sciences) acquisisce il 90% di NMS Group per circa 300 milioni di euro (mix di equity e ristrutturazione debito), operazione conclusa nel marzo 2018. FRRB mantenne il 10%. E questo passaggio mise una pietra tomballe sull'intervento pubblico nell'azienda.
Nel dicembre 2021, in periodo di piena crescita del business del settore a livello globale, Pacific Alliance Group (PAG), un fondo di investimento asiatico con sede a Hong Kong, acquista il 45% di NMS Group, diventando azionista di maggioranza. E dopo 4 anni e mezzo di vuoto hype sulla "rinnovata dimensione internazionale" dell'azienda si arriva al licenziamento di tutti i ricercatori
E così finisce la storia di quello che fu il più grande centro ricerche in Italia.
Questo non è l'inevitabile prodotto della situazione del mercato. Questo è l'inevitabile prodotto di un'industria finanziarizzata. Ma non tutte le aziende di questa industria lo sono, il fenomeno perlopiù non le riguarda e questo dovrebbe far pensare. Molto.