P. litiga con la sedia della sedia riunioni, ergonomica ma non troppo
visti i suoi chili in più. "L'immobilità forzata a casa dello scorso
anno ha peggiorato la situazione", commenta sconsolato.
Quando era
rientrato fisicamente al lavoro l'estate scorsa, dopo lo smartworking a
cui da bravo analista di dati era stato relegato, entrando nel mio
ufficio aveva esordito con un "Sto diventando complottista". Ed aveva
argomentato che la gestione pandemica, i modelli ed i numeri non gli
quadravano. "Sai ho avuto tempo, e due modelli li so fare anche io...".
Superfluo dire "certo caro, è il tuo mestiere", superfluo aggiungere
"non sei il primo che me lo dice", o meglio, non sei il primo che me lo
sussurra, convinto che il suo pensiero "alternativo" sia al sicuro con
me.
Non pago P. aveva insistito, "ma senti io ne ho provato a
parlare, ma qui, non se ne rendono conto? cioè voglio dire...son tutti
PhD, ci lavorano anche loro con i dati...?". Io avevo allargato le
braccia e consigliato di tenere un profilo basso perché quando sei
dentro un sistema la prima regola è sopravvivere: "Sai alle volte è più
semplice leggere La Repubblica e attenersi alla linea: qua la maggior
parte fa così...".
Passato un anno siamo ancora allo stesso punto e
P. non si consola, mentre lotta con le leve della sedia. "Ma scusa
questi hanno studiato, c'hanno i dottorati, ma le domande non se le
fanno?".
La risposta è d'obbligo, con le dovute spiegazioni: no,
proprio perché hanno studiato le domande non se le fanno. Il percorso
scolastico, gli studenti quelli bravi, questo fanno: danno le risposte
giuste e passano esami. "Per passare un esame, non devi capire,
devi...dare le risposte giuste. E questo vale per tutto il percorso
scolastico. Quanti esami invece che la materia studiavi il professore?
Quante volte gli rispondevi quello che voleva sentirsi dire? Dì la cosa
giusta, fa la cosa giusta, rispetta le regole nel sistema e vai avanti.
Vai avanti anche contro il senso logico. Vuoi una visione disincantata
di cosa sta succedendo? Parla con il meccanico, con i macellaio, gente
che da una vita, nella loro piccola officina o bottega, prende decisioni
che hanno una conseguenza pratica e immediata. A loro le favole
interessano poco quando cozzano con la realtà dei fatti"
Già perché
"quelli studiati" spesso e volentieri si trincerano dietro i loro titoli
e smettono di elaborare. Titoli. Attestati, Esami passati. Idoneità. La
pila di carta che si alza senza necessariaemnte un contenuto dietro.
Ed lo dico perché ho una discreta abilità nella "collezione dei pezzi
di carta", e con l'andare degli anni ho collezionato sempre di più
investendo sempre di meno, stante un costante abbassamento del livello
generale.
La borghesia contemporanea, il perbenismo, l'ipocrisia di
una classe media si basano su questo, si auto sostengono sulla base
della pila di carta che spesso si autoconferiscono, senza porsi troppe
domande. Anzi, ponendosi meno domande possibili. I servizi rivoluzionari
sono quelli di Report e delle Iene, e tu ti chiedi come facciano a
parlare di quello senza riuscire a trarre mezza considerazione dal
lavoro che fanno giornalmente.
Con questi occhi qui osservo le
dichiarazioni, di una semplicità disarmante, di una logica scevra da
compromessi di chi mette in gioco il poco che ha in uno sciopero a
oltranza per chiedere la rimozione del green pass.
Serviva qualcuno con un lavoro reale, fatto di carichi sospesi, turni massacranti, conti da far tornare a fine mese.
Un lavoro che si tocca, condiviso con persone in carne ed ossa, che
hanno una vita simile alla tua, per riportare il discorso dal virtuale
al piano della realtà.
Perché a loro di una propaganda del vaccino
fatta a scapito del loro lavoro non importa un granché. Vedono già cosa
c'e' oltre, cosa c'e' dietro.
E così nella roulette del passaporto
verde, dove c'è in ballo molto più di "farsi un vaccino", non si trova
posto per scommettere né sul Nero né sul Rosso. Per necessità non ci
resta che provare a puntare quello che ci resta sullo 0.
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