Ringraziando pubblicamente Sara Gandini per la condivisione e l'apprezzamento credo sia tornato il tempo di parlare di nuovo di social networks. "Anti social", per quanto un'etichetta abbia infiniti limiti, ci sta. Ma vorrei citare, di nuovo, un passo di Matthieu Amiech da L'industria del complottismo:
Va notato che se anche un'autorità pubblica che si preoccupa "dell'interesse generale" prendesse il controllo dei fornitori di servizi su internet, se i protagonisti non fossero quindi dei magnati privati assetati di profitto, la mia diagnosi rimarrebbe la stessa: l'informatizzazione delle nostre vite è un processo di confisca del mondo comune, organizzato dalla tecnocrazia, una classe di esperti dedita al perseguimento dello sviluppo industriale. Per queste persone, che lavorano a volte per lo Stato, a volte per il capitale privato, l'aumento della dipendenza degli individui dalla macchina social non un problema, perché sono loro i principali gestori di questa macchina e il loro potere sulla vita degli altri aumenta man mano che la macchina cresce e diventa più sofisticata.
Per l'orizzonte delle mie letture da un certo punto di vista è la chiusura di un cerchio iniziato molti anni fa con L'intelligenza collettiva. Per un'antropologia del cyberspazio di Pierre Lévy, che sottolineava la condivisione dell'intelligenza come una delle possibilità intrinsiche della rete. Un tratto che è rimasto anche nelle sue successive evoluzioni con quello che veniva chiamato ai tempi il web 2.0: social network e piattaforme analoghe.Tre anni fa dal mio punto di vista la componente "intelligenza collettiva" era stata sommersa da fanatismi contrapposti che non temevano alcuna contraddizione, neanche la più eclatante. Il "dibattito" pubblico era schiacciato e neutralizzato, almeno da un anno (dalla fine del 2020) e scambi di mail relativamente recenti mi fecero ribadire il concetto.
Verissimo, CS è iniziato sui social network, lì ha fatto il suo percorso, un percorso che dopo cinque anni si è concluso per una precisa scelta. Tra le motivazioni oltre al dibattito neutralizzato c'era la sensazione persistente che si stesse giocando su un campo con arbitri del tutto parziali che cercavano di ottenere ogni tipo di vantaggio dalla situazione (su mandato politico). Era una partita che valeva la pena di giocare? Era uno sport che aveva un senso? Queste domande riassumono in modo conciso i motivi di quella decisione, elaborata a partire dalla visione di un film. francese anche quello:
Capita di rado di vedere un film intelligente riguardo i social network e
questo lo fu. Intelligente, quindi fastidioso, per molti.
Si tratta della storia del linciaggio sociale e mediatico di uno
scrittore quando si scopre che è lui ad essere dietro ad un account
twitter deliberatamente e violentemente provocatorio (assieme a qualche
amico che però lo rinnega come se non fosse corresponsabile). Un film che in me ha lasciato una traccia e che ancora ricordo bene.
Quando abbandonai twitter (prima che Musk ci mettesse sopra le mani e non certo in vista del suo arrivo - ragioni più serie) qualcuno mi disse "twitter però è politicamente rilevante". Ebbene, le società che ritenevano twitter politicamente rilevante si meritavano davvero il peggio del peggio, che è esattamente quello che stanno avendo. Già quando lasciai twitter mi chiedevo se allora fosse realmente possibile un uso significativo dei social network . Mi diedi una risposta e finì così. Una decisione irreversibile.
Di questi argomenti ho parlato privatamente anche di recente con più di una persona e certo: restare nella propria bolla provando ad allargarla ed evitando sterili flame è un'opzione e la cosa può essere utile per scambio di idee, promozione di articoli, libri o eventi, eccetera eccetera. Ma io non ho libri o eventi da promuovere e, come dissi nel post di addio già linkato, CS era nato per bucarle, le bolle, non per fare la bolla contro le bolle o costruire una community (tantomeno una fanbase). Quanto a questo blog, se vogliamo parlare di "soldi del Monopoli", senza sponda social continua a fare quasi centomila visualizzazioni l'anno, che sono qualcosa ma niente di eclatante. Una faccenda di nicchia e a me sta bene così, ogni tanto un tema si riesce ancora a farlo circolare.
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