domenica 28 settembre 2025

LA MATEMATICA, IL SEGNO, LA PANDEMIA

 



Girando sulla websfera italiana noto che si continua a parlare della pandemia e in particolare della gestione italiana della stessa (nonché, sull'onda del delirio istituzionale americano, di vaccini mRNA etc). Inutile girarci attorno, quelli pandemici furono tempi in cui "per la pubblica salute" venne messa in scena una propaganda che, a sentire chi la praticava e la incarnava, mirava a "salvare vite". A parte i risultati finali, ben distanti da quelli attesi o sperati, a parte che si parlava di "nuda vita", a parte la negazione dei fatti a salvaguardia della propaganda, a parte misure che per violazione dei diritti costituzionali non hanno avuto pari in occidente, a parte tutto questo la pandemia ha costituito una fase nuova del simulacro della scienza, una fase in cui forse per la prima volta la matematica irrompeva con prepotenza sulla scena, rinnegando sé stessa, a supporto dell'emergenza in un regime discorsivo dove la terminologia scientifica era utilizzata principalmente per il suo valore performativo ed emotivo.

Un esempio iconico di questa trasformazione fu rappresentato dall'uso del termine "esponenziale", utilizzato non più nel suo significato matematico, ma come evocazione di un sentimento di crescita incontrollabile e minacciosa.

Consideriamo un caso di scuola: l'affermazione di un noto fisico secondo cui "la crescita è sponenziale, stanno solo aumentando i tempi di raddoppio". Dal punto di vista matematico, questa frase contiene una contraddizione interna: se il tasso di raddoppio si sta allungando, significa che la derivata seconda della funzione sta diminuendo, il che per definizione esclude una crescita esponenziale. Tuttavia, l'uso del termine "esponenziale" in questo contesto non mira alla corettezza matematica, ma all'evocazione di uno stato emotivo di allarme. Non una funzione ma uno stato d'animo.

Da anni qua sopra abbiamo osservato come la terminologia scientifica possa mutare in strumento retorico, mantenendo l'apparenza dell'autorità tecnica mentre opera in una dimensione puramente performativa. 

Vero che il simulacro-scienza ha sovente usato la matematica, o meglio l'aritmetica, per fondarsi: "1+1 fa sempre 2" (che pure a suo modo è problematica, volendo). In un'aritmetica a base 10 l'affermazione è comunque indiscutibile, anche se chi la usava lo faceva in chiave retorica ed era matematicamente quasi analfabeta. In breve la percezione che la matematica fosse per sua natura esatta permaneva. Ma quando "Esponenziale" non descrive più una funzione matematica specifica, ma è usato per trasmettere una sensazione di crescita inarrestabile, di pericolo incombente, di urgenza che richiede interventi immediati, il salto è stato fatto: anche la matematica può diventare matematica-segno.

L'estate del 2020 ha segnato un altro momento significativo nell'evoluzione di questi meccanismi: la scoperta improvvisa dei grafici in scala logaritmica da parte di chi neanche ne conosceva l'esistenza fino a pochi giorni prima. Questo strumento, di per sé del tutto legittimo, è diventato involontariamente un amplificatore visivo di drammaticità . La scala logaritmica ha la proprietà matematica di rendere visivamente simili variazioni percentuali identiche, indipendentemente dall'ordine di grandezza dei valori assoluti. In pratica, a un colpo d'occhio non competente, amplifica i numeri piccoli e smorza i numeri grandi, Il risultato più significativo, nella pubblica percezione, è stata la trasformazione del rumore statistico normale in segnali apparentemente significativi. Le fluttuazioni casuali che sono sempre presenti nei dati reali - oscillazioni dovute a fattori contingenti, ritardi nella raccolta dati, variazioni nei criteri di rilevamento - venivano amplificate visivamente fino a diventare "tendenze preoccupanti" o "segnali di ripresa della circolazione virale."

Ogni piccola oscillazione verso l'alto diventava immediatamente l'inizio di una "nuova ondata". Il risultato è stata una produzione continua di allarmi basati su artefatti grafici che sparivano nella successiva fluttuazione dei dati, ma che nel frattempo avevano generato il loro ciclo di notizie e dibattiti su misure preventive.

Poi ci fu la vexata quaestio dei modelli matematici della pandemia, un fenomeno che rivelava una caratteristica peculiare del simulacro matematico: più la realtà si dimostra complessa e imprevedibile, più i modelli diventano elaborati e autoreferenziali. La sofisticazione matematica sostituisce l'aderenza empirica, l'eleganza e la consistenza formale compensano l'inadeguatezza predittiva. I modelli predittivi erano "giusti" anche se i dati rilevati dopo la loro pubblicazione li falsificavano: scienza-simulacro in purezza.

Si parla di qualcosa di completamente diverso da qualsiasi disciplina STEM, qualcosa che ha colonizzato lo spazio discorsivo utilizzando l'immagine di simboli scientifici per finalità completamente diverse dalla comprensione empirica della realtà.

La Scienza come simulacro mediatico e politico non è nata con la pandemia. Il simulacro è il modo in cui il potere ha imparato a parlare vestendo i panni della scienza, fondandosi così su una Verità - segno anche essa.

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