martedì 29 maggio 2018
UN APOLOGO DALLA CHIMICA MEDICINALE (L'OMEOPATIA FUNZIONA?)
Ovviamente l'omeopatia non c'entra niente, è uno spoof. Di solito quando cito la parola succede il finimondo, ma in questo caso non sarà così, perché chiunque in questi giorni è impegolato in discussioni sulle prerogative costituzionali del presidente della repubblica e cose del genere (in cui non voglio entrare perché non sono un costituzionalista, e fatemi lo stesso favore, please, nei commenti). Indovinate, intendo parlare di metodo (anzi far parlare chi ne sa più di me), ribadendo quel che ho scritto su twitter: ho passato un anno a parlare di metodo, e ora capisco perché di metodo non si deve parlare (per qualcuno).
I grandi chimici medicinali "vogliono sempre un altro scaffold (struttura base da elaborare, NsCS). Le cose possono andar male in qualunque momento - farmacocinetica, tossicità, problemi di sintesi e di industrializzabilità della stessa, proprietà intellettuale. Questi problemi sono spesso imprevedibili. Avere un secondo chemotipo nuovo e dalle buone proprietà è spesso il miglior modo per assicurarsi il successo. Nelle mie conversazioni con leader della chimica medicinale la mia impressione è che alcune organizzazioni si rifiutano di dichiarare un programma nella fase di lead optimization (quella da cui esce il candidato clinico, NdCS) se non è stato identificato un secondo scaffold." ("What Makes A Great Medicinal Chemist? A Personal Perspective", Mark A. Murcko, DOI: 0.1021/acs.jmedchem.7b01445)
Questo visto che c'è un mucchio di gente che si straccia le vesti se qualcuno parla di "piani b". Nel commento sul voto del quattro di marzo, fatto prima del voto, https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2108445009374375&id=1971621999723344 , fu evocato "L'uovo del serpente" di Bergman, oggi esce una cosa su Eurointelligence - noto sito populista - diretto da W. Munchau, famoso ideologo populista, che si era rivolto ai "suoi" con un articolo a titolo "Il momento Maria Antonietta delle elites", sul FT, tempo fa. E viene tirato fuori un parallelo con la repubblica di Weimar (http://vocidallestero.it/2018/05/28/eurointelligence-sulla-decisione-di-mattarella-bentornati-nella-germania-di-weimar/). Curioso che certi liberalliberisti e un chimico decisamente a sinistra (pure troppo, per alcuni, che mi hanno etichetatto "zecca") abbiano impressioni così simili. L'eco di queste vicende non si disperderà velocemente, e sarà capitalizzabile da un unico blocco politico. Deposuit potentes de sede: alle volte lo fa, la storia. Quanto ad esaltare gli umili, è tutto un altro paio di maniche.
lunedì 28 maggio 2018
DUE SCEMENZE SU ECONOMIA E POLITICA INDUSTRIALE, CON UN OCCHIO AL CHIMICO FARMACEUTICO
Ci fu la crisi petrolifera che si tramutò in crisi economica internazionale (shock esterno) etc. Ma vi presento queste tre brevi storie, comprendenti episodi di ieri e di oggi.
1) Recordati costruisce lo stabilimento di Campo Verde nel 61, negli anni 70 è una delle più grosse facility di chimica farmaceutica di tutta l'Europa. Nel 77 - la crisi petrolifera, lo shock esterno, appunto - ENI entra nel capitale sociale col 50%. Ne uscirà agli inizi degli anni 80 e Recordati sarà quotata in borsa. Oggi, dopo livelli occupazionali con una storia di montagne russe (in Italia), con il motore di una produzione chimico farmaceutica (sviluppo chimico + impianto pilota) che si svuotava, dopo che Campo Verde ha avuto sopra per molto tempo il cartello "Vendesi", Recordati cresce, principalmente all'estero, e a debito (finché dura...)
2) Sigma Tau, fondata nel 1957 da Claudio Cavazza, chimico, nel 64 installa la sede di Pomezia, con una 60ina di dipendenti. Nel 2004 la sola palazzina delle ricerche chimiche ospitava una 70ina di persone. Nel 2011 si arriva al capitolo più duro di una crisi non solo aziendale, ma dell'intero comparto. Nel 2012 il governo (Monti) si volta dall'altra parte, la palazzina di cui sopra si è svuotata, così come buona parte dello stabilimento, il centro ricerche di Milano viene chiuso (https://www.facebook.com/Sigma-tau-chiude-il-centro-ricerche-Prassis-165185343580151/?hc_ref=ARRw4_LnaVdnnSlGgbKZwM-25AdDIsBLOGStKYC8gBaEDTkFrpEVeJUvBvTmmmkSwd0&fref=nf), pure gli informatori scientifici del farmaco finiscono sotto (legge sul principio attivo in ricetta), e a più di un migliaio tra ST e altre viene mostrata l'uscita. (https://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/22/sigma-tau-che-brutto-affare/179247/ , chi gli ha dato dello schifoso fascio forse non aveva tutti i torti - c'è poco di peggio di un fascio economico con la bocca piena di buzzword). Cosa avrebbe potuto fare l'intevento chiesto dai lavoratori all'epoca?
Va a finire che Alfa Wasserman si fonde con ST moribonda, e Alfa Sigma fattura meno del 60% di quel che fatturava ST nel 2005. E si parla a lungo di alcune centinaia di licenziamenti ulteriori.
3) Rottapharm nasce a Monza nel 1961, con la creazione da parte di Luigi Rovati, docente presso la facoltà di Farmacologia dell'Università di Pavia, di un laboratorio di ricerca indipendente, il Rotta Research Laboratorium.
Negli anni, oltre 300 brevetti e 19 farmaci originali. Nel 2007 acquisisce la tedesca Madaus, e il fatturato consolidato del gruppo supera i 2 miliardi. Nel 2009 ha in fase III un antiasmatico e un farmaco gastroenterologico: tratta con Wyeth che arriva a un soffio dall'acquisirlo (centinaia di milioni), ma Pfizer si fonde con Wyeth e sgancia la gastroenterologia. Crisi. La proprietà sostiene con risorse proprie, poi cerca investitori che le lascino il controllo e non ne trova, poi cerca la quotazione in borsa, ma il momento non è favorevole. Alla fine nel 2014 (mia ipotesi: su insistenza delle banche creditrici) vende agli svedesi di Meda per circa un miliardo (spiccioli, rispetto al fatturato consolidato di pochi anni prima), di cui solo parte è cash: crollo occupazionale, chiusura di Rotta Reasearch. Nel 2016 arriva Mylan (il genericista "gentiluomo" - si fa per dire - a stelle e strisce) e compra tutto.
Probabilmente storie del genere possono essere trovate in altri settori, dall'energia all'acciaio. Sicuramente nell'ultimo decennio ha influito la stretta creditizia, collegata alla crisi crescente del settore bancario. Sicuramente i tagli alla spesa sanitaria (e quindi a quella farmaceutica) hanno influito, così come alcune leggi volute per consolidarli. Ma cosa sarebbe successo se lo stato avesse potuto offrire anche solo temporaneamente una sponda finanziaria (quello che viene visto come apocalittico nell'articolo dell'huff ne costituisce una delle possibili premesse)?
1) Sarebbero stati mantenuti livelli di occupazione estremamente qualificata
2) Non sarebbero stati bruciati asset con un valore potenziale complessivo di miliardi (moltissimi brevetti sono stati lasciati decadere per cessato pagamento delle quote annuali)
3) Sarebbe ulteriormente migliorata la bilancia commerciale - visto che quel che rimane del settore va avanti ad export.
4) Il gettito IVA e fiscale in genere nonché contributivo ne avrebbe beneficiato, visto che il polo farmaceutico laziale era arrivato ai 7 miliardi di fatturato complessivo (il crollo lo aveva visto scendere ben sotto i due miliardi, e oggi si viaggia sui 3).
Invece lo stato ha figurato in tutto ciò solo come il grande assente. La storia di Rottapharm dipinge chiaramente quanto sia salvifico il capitale estero che tutta la politica italiana vuole ed invoca come soluzione delle crisi industriali. Non so se un intervento diretto dello stato nell'economia (situazione pre 1992) sia da etichettarsi come "sovranista", di sicuro prevede deroghe o ricontrattazione dei vincoli europei. Qualcosa dell'epoca con intervento pubblico nell'economia me lo ricordo. E non c'erano disoccupazione a due cifre, inflazione a due cifre, disoccupazione giovanile al 50% etc etc. Se qualche ministro creativo ha parlato dei beni culturali come del petrolio della nazione, la vocazione nazionale dal dopoguerra in poi è stata l'industria della trasformazione. Abbiamo lasciato per strada il 25% della produzione industriale, con la crisi e non è che le nostre prime quote per export fossero il famoso "made in italy" (abbigliamento, vino, cibo usati per certificare un gap tecnologico): faccio notare che prima della crisi del 2008 i nostri settori più consistenti di export riguardavano raffinati del petrolio, meccanica, farmaceutici (un po' diversa da come ve l'hanno raccontata, giusto?).
Il mondo è cambiato, rispetto al pre 92?
Sembra ovvio, ma leggendo Arthur M. Schlesinger, "L'età di Roosevelt", si colgono incredibili somiglianze con la situazione presente. Sì, poi ci fu la seconda guerra mondiale, ma l'amministrazione Roosevelt ebbe un atteggiamento non dogmatico su Gold Standard e inflazione (vista come meccanismo redistributivo, e non come tassa sui poveri).
Il "New Deal" ce l'avevo nella sezione di storia del sussidiario, in quinta elementare, negli anni 70. Oggi credo che nessuno studente della scuola dell'obbligo sappia cosa sia. I paradigmi culturali cambiano, Arthur M. Schlesinger in Italia fu pubblicato e tradotto da Il Mulino, che al giorno d'oggi ha in catalogo questo https://www.mulino.it/isbn/9788815126269 . Chi avrà pagato il prezzo di questo paradigm shift culturale?
(Come si sarà capito per il mio settore il governo Monti fu un incubo: 2 miliardi/anno di tagli alla sanità e principio attivo in ricetta due colpi alla nuca, e il resto non aiutò - l'idea di una riedizione di quell'esperienza mi mette i brividi più di qualsiasi altra cosa)
https://www.huffingtonpost.it/2018/05/26/la-nuova-economia-sovranista-con-savona_a_23444141/
venerdì 25 maggio 2018
LE SCIENZE, LE FONTI
C'erano una volta un chimico (ingenuo) e un debunker...
Michelangelo Butac Coltelli: Diffamare alle spalle è sempre sintomo di profondo disagio
Il chimico scettico: Ora il buon michelagelo ci porterà una scansione del suo testo di tossicologia e i link a 10 articoli peer reviewed che parlano dell'ADMET del thimerosal. E lo farà senza nessuna difficoltà, perché lui si mangia a colazione pure Sir James Whyte Black, con due gocce di tabasco
Michelangelo Butac Coltelli: Giusto per informazione per Il chimico scettico, su Butac scrive un medico laureato autore della guida da noi pubblicata Attualmente Vaccini uno studente di medicina nessun ingegnere meccanico. Ma Butac non è scienza ma divulgazione quindi l'unica cosa che conta, come sempre, sono le fonti. Fonti che nei nostri articoli sono sempre linkate e rimandano a testi autorevoli supportati dalla comunità scientifica. Il resto mi perdoni è solo noia e diffamazione...
Il chimico scettico: Uno più qualificato dell'altro. Facci un fischio quando l'ingegnere metallurgico smette di pontificare su come funziona la scienza. A dire medico si fa presto, se volete confrontarvi con le corbellerie che avete scritto, scorrete pure questa pagina. Con fredda cordialità, CS. (avete perso un'ottima occasione per non postare, se volete fare a chi ha il cv più lungo padroni, immagino ci sia chi sta preparando i popcon)
Michelangelo Butac Coltelli: Niente, le fonti continuano a non essere considerate, mentre la gara al CV più lungo (come in 3a elementare) piace molto, al prossimo giro facciamo anche a chi piscia più lontano? Un abbraccio, perchè ritengo ne abbiate tutti un gran bisogno!
Il chimico scettico: ciccio, iniziamo a chiarire: 1) la laurea che mi sono preso io 25 anni anni fa, te neanche a pianger nudo in ginocchio sui ceci fino al prossimo transito della cometa di Halley 2) Fossi in te protesterei ufficialmente con NIH facendo presente che toxnet è una collezione di robaccia 3) visto che ci siamo, mi allargherei a EINECS e Chemical Abstracts. E pure a Reaxys, perché no. Bimbo, una fonte attendibile forse la riconosceresti se ti cadesse in testa, visto che il Merck Index fa circa cinque chili.
(Sì, lo ammetto, ho sventolato il titolo di studio: ma un annetto fa ero lungi dall'aver dimostrato qualcosina con gli argomenti - mica facile facile, come faccenda, e tuttora i risultati sembrano piuttosto scarsi, su certi fronti)
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C'era stato un qui pro quo sul verbo "diffamare": se ti cito un LD50 tu pensi che sia diffamazione, io invece penso di aver fornito un dato e che se il tuo collaboratore medico non sa cos'è forse sarebbe meglio per lui evitare fantasiose dissertazioni tossicologiche (cosa che da allora pare abbia fatto).
C'era stato un equivoco di base sul significato di "fonte", parlando di "testi autorevoli supportati dalla comunità scientifica" io pensavo a questo,
lui pensava a questo:
Una sorta di culture clash, e lo capisco bene solo ora, dopo incredibili pipponi "chi è costui?" (cioè chi sono io).
Era il risultato di un vademecum pedestre, del catechismo degli attivisti della immunization advocacy alla vaccinara: "insegniamo sempre a chi legge di verificare l’autore" (poi magari l'autore verificato e accreditato ti fa propalare l'incredibile balla dei morti da rotavirus in Italia - ma è un mondo difficile...).
Perché verificare l'autore? Perché di fatto l'utente medio della rete che si interessa più o meno attivamente al dibattito non sa distinguere tra me e il nanocontatore per eccellenza sulla base degli argomenti. Perché non ha gli strumenti culturali e concettuali per farlo (e spesso indipendentemente dal titolo di studio, il che è tristissimo). E nemmeno per valutare quello che l'autore cita.
Per questo in passato qualcuno ha assistito a surreali, lunghissime discussioni sulla liceità del mio scrivere qualcosa come questo post senza declinare le mie generalità.
Perché se il vate dice "l'acqua non bolle prima di 100°C", va bene, perché lui è lui. Se pinco, facciamo uno studente del terzo anno di ingegneria chimica, in risposta posta una scansione delle International Critical Data Tables, o il NIST, è cherry picking.
Perché chi legge lui non ha idea di cosa sia ICDT o NIST, ha maturato la coscienza che nella letteratura scientifica c'è tutto e il contrario di tutto, quindi è l'etichetta DOCG che conta, il resto non è niente. O chiamala, di nuovo, divulgazione, questa. Non è divulgazione, è (era?) un sistema arbitrario che decide cosa è affidabile e cosa no costruito per indirizzare gente che non sa che pesci prendere perché non ha gli strumenti per farlo.
Il che dimostra, nei fatti, che ci sono argomenti complessi per i quali si è optato per l'ipse dixit (che è facile) invece che per la spiegazione (che è difficile) - abbassare il livello, far passare il messaggio etc, il che mi ricorda qualcosa sui percosi a minima energia. E se non è stata una scelta politica (e autoritaria) questa...

Tra le altre c'era una ragion politica, in questi vademecum terra terra e in questa vulgata parascientifica: mettere un argine agli autori che hanno fatto
dell'antivaccinismo un mestiere (pagato, quindi), agli accademici che
hanno preso la stessa strada (tra un articolo ritirato, respinto o
ritrattato e l'altro), al Dr. W., al nobel folgorato dal teletrasporto
del DNA virale e via dicendo, nanocontatori compresi. Cosa succede a perseguire certi scopi (dichiarati) con mezzi aberranti? Che gli aventuali risultati potrebbero essere un rafforzato accreditamento in sede pubblica, con la mutata condizione politica, delle starlette dell'antivaccinismo nostrano, che già in passato si erano affacciati in contesto istituzionale nel quadro dei lavori della Commissione Uranio Impoverito.
giovedì 24 maggio 2018
QUALI SONO LE QUALITA' DI UN GRANDE CHIMICO MEDICINALE (ESTENDIBILI AD ALTRE SCIENZE)?
"Non c'è bisogno di dire che è molto difficile inventare nuovi farmaci. I farmaci rivoluzionari, e anche i drug candidates spettacolari, sono infatti rari, perché la ricerca farmaceutica è un problema di ottimizzazione multiparametro: molte condizioni devono essere soddisfatte simultaneamente perché un nuovo composto abbia la possibilità di migliorare seriamente le vite dei pazienti"
Questo per indirizzare i non addetti ai lavori che magari non avevano chiara la materia. Partendo dalla sua esperienza, che è esperienza industriale (e ripeto che negli ultimi decenni la chimica medicinale rilevante è stata fatta quasi totalmente dentro l'industria, e non nell'accademia), l'autore divide le qualità in due categorie, una generale (applicabile per qualsiasi scienza) e l'altra specifica dell'area disciplinare. Vi trascrivo qua le qualità generali:
(1) curiosità intellettuale
(2) capacità di focalizzarsi sui problemi importanti
(3) pragmaticità
(4) rispetto per i dati
(5) attenzione al dettagli
(6) senso dell'urgenza che guida sempre verso il risultato successivo
(7) coscienza del lavoro effettuato nel campo a livello globale
(8) apertura verso le nuove tecnologie ed estrema diffidenza verso l'hype dei grandi annunci non supportati da solide prove
(9) tendenza a sfidare pre-supposizioni e dogmi
(10) amore per il proprio lavoro
(11) coscienza dei limiti delle proprie conoscenze
(12) resilienza
(13) comunicazione efficace
(14) capacità di lavorare in squadra
(15) assenza dell'impulso a mettersi in mostra
(16) tendenza a cercar mentori all'inizio della propria carriera, e a diventare mentori verso la sua fine
Occorre dire che gli ambienti lavorativi che favoriscono e valorizzano queste qualità non sono precisamente la norma, ma non sono neanche pochi
Ma se guardate al di fuori dell'ambiente tecnico, e vi guardate intorno qua sopra per esaminare diversi professionisti attivi nel campo pro-scienza, questo elenco di qualità sembra una check list al negativo: Nessun rispetto per i dati? Tendenza a mettersi su un piedistallo? Rigidamente conforme a dogmi e pregiudizi? Nessuna coscienza dei limiti delle proprie competenze? Arruolato come scienziato nel fronte pro-scienza.
Divagazioni a parte, consiglio caldamente a chiunque sia agli inizi in questo specifico campo (nonché agli altri addetti ai lavori) di leggersi tutto l'articolo, perché la parte sulle qualità specifiche della disciplina è formativa e godibilissima. Ad ogni qualità viene associato un pezzo di storia dello sviluppo di un farmaco (perlopiù approvato negli ultimi anni).
(potete cercare DOI: 10.1021/acs.jmedchem.7b01445 e magari su un certo sito con un corvo)
https://pubs.acs.org/doi/ipdf/10.1021/acs.jmedchem.7b01445
mercoledì 23 maggio 2018
UNA CLINICAL RESEARCH ASSOCIATE SU TRIAL E EFFETTI COLLATERALI
by Viviana Sità
Io sono l'ultima ruota del carro nel sistema della sperimentazione clinica, però, grazie a noi Clinical Research Associates si raccolgono i dati dei pazienti che partecipano ad un dato studio clinico.
Rimanendo sempre nell'ambito dei trials clinici, quando ai pazienti succede qualcosa (ma proprio qualsiasi cosa), questo evento viene definito "evento avverso". Noi CRA facciamo di tutto perché ogni evento avverso venga raccolto e seguito fino a risoluzione, e che lo si valuti sotto tutti gli aspetti: aveva una malattia pregressa che può aver provocato tale evento? L'evento è iniziato prima o dopo aver iniziato ad assumere farmaci? Valutando il caso, il medico sperimentatore (principal investigator o delegati) può affermare o meno la correlazione dell'evento con il farmaco.
La morte di un paziente è un criterio di definizione dell'evento avverso serio. Se un evento di questo tipo è correlabile alla terapia assunta, lo si classifica come reazione avveesa seria. La correlazione con la terapia si stabilisce in base a ciò che abbiamo in letteratura (investigator brochure x farmaci -IB - non venduti ancora o riassunto delle caratteristiche del prodotto per farmaci con autorizzazione al commercio). È il.medico sperimentatore che determina se l'evento è correlabile o meno al farmaco, in base alla anamnesi del paziente e a ciò che si riporta sulla IB del farmaco.
Nel caso in cui il.medico veda la correlazione con un evento che non è descritto nella IB, nasce una SUSAR (reazione seria che non ci aspettavamo) e viene seguita fino a completa risoluzione e distribuita in tutti i paesi che partecipano allo studio/vendono il farmaco. Se, dopo varie valutazioni, questo evento inatteso lo si correla indubbiamente al farmaco, il dato evento viene aggiunto alla IB aggiornata.
Nel caso del.post marketing, la statistica su un campione molto più grande di quello di uno studio clinico si rafforza e, in alcuni casi, porta a correlazioni che nei trials non si erano valutate.
http://www.unipharma.it/index.php?option=com_content&view=article&id=146:clinical-research-associate-cra-&catid=131:profili-professionali&Itemid=313
DALLA PARTE DELLA RICERCA CLINICA
(originariamente commento a https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2096242743927935&id=1971621999723344 NdCS)
Allora, funziona così: esiste questo meraviglioso strumento che è la ricerca clinica (sono di parte, lo so), grazie alla quale possiamo valutare la dose efficace, la dose più sicura, poi la sicurezza ed efficacia su larga scala e dopo anche la sicurezza su larghissima scala di tutti i farmaci che intendono ottenere o hanno già l'autorizzazione alla immissione in commercio.
Tutti gli studi clinici devono essere approvati da AIFA e dai comitati etici locali. Abbiamo sempre un centro coordinatore, a cui poi altri centri si accodano. Prima che venga approvato, tutto il materiale dello studio viene esaminato dal comitato etico locale. NB: in Italia non esiste un comitato etico nazonale...magari esistesse: i tempi di attivazione dei centri sarebbero molto meno lunghi e macchinosi!
Comunque, ottenuta apprivazione etica e di AIFA, abbiamo da finalizzare il contratto con l'ente in cui la sperimentazione di svolge. Nel contratto sono dichiarati i fee/paziente e le modalità di pagamento.
All'epoca dello studio in oggetto (sperimentazione di antipneumococcico 13valente Wyeth, 2006 - NdCS), con la firma del contratto si doveva avere anche una delibera per poter attivare il centro (ora solo alcuni enti la richiedono, per molti basta solo AIFA come autorità competente).
In linea di principio, tutti gli studi sperimentali devono seguire le ICH-GCP (GCP: Good Clinical Practice, NdCS), che spiegano passo passo ciò che il medico, il comitato e le CRO devono fare (CRO: Clinical Research Organization, NdCS).
È scandaloso che i centri vengano pagati per uno studio sperimentale? È bello che si parli di compenso per paziente? Che è, siamo carne da macello? No, è tutto più che giusto. I medici che seguono una sperimentazione lo fanno in aggiunta al loro lavoro stipendiato (tant'è che gli enti richiedono anche le proiezioni dei costi vivi, ovvero quanto perdono in soldi e tempo). I pazienti che partecipano alle sperimentazioni sono i miei eroi, e sono anche molto più seguiti dei "normali" pazienti.
Ancora: il fatto che abbiano fatto uno studio sul profilo di sicurezza ed efficacia su in vaccino non è così brutto, anzi! (sempre riguardo a sperimentazione Wyeth 2006, NdCS). Li facessero più spesso, ne saremmo tutti più felici. Perché? Perché i genitori sono stati debitamente informati, con tanto di consenso informato lungo e dettagliato, hanno raccolto anamnesi medica e familiare prima del trattamento, cosa che ci augureremmo facessero già normalmente (ma non lo fanno mai). Gli eventi avversi sono stati raccolti TUTTI, sempre che i monitor che andavano ai centri fossero cacacazzo come me.
.
La sperimentazione clinica è una benedizione, non una cosa segreta che va avanti solo a mazzette. Abbiate più fiducia!
sabato 19 maggio 2018
IL LABORATORIO WELLCOME
Peter J.T. Morris, "The matter factory"
La Burroughs Wellcome aveva quindi i suoi laboratori a Londra, e in città. Notare la faccenda del motore per gli agitatori: un solo motore, che distribuiva il moto agli agitatori (fissi) dei laboratori tramite un sistema di cinghie. Qualche laboratorio industriale, in Italia, usava ancora questo sistema fino a una venticinquina di anni fa, e chi l'ha incrociato lo ha descritto come un incubo, da usare. Alla Burroughs Wellcome lavorarono Gertrude B. Elion e George H. Hitchings, che nell'88 divisero il nobel per la medicina con Sir James Black.
Burroughs Wellcome si fuse con Glaxo nel 1995.
CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)
Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...
