venerdì 27 marzo 2020

CI FOSSERO STATI INCENTIVI; LA CURA PER COVID-19 ERA GIA' LI'



"Se ai ricercatori farmaceutici fossero stati offerti incentivi adeguati a metà anni 2000, probabilmente ci sarebbe stato un farmaco disponibile per COVID-19 oggi" (https://www.nature.com/articles/d41586-020-00888-7?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=62eef63063-briefing-dy-20200326&utm_medium=email&utm_term=0_c9dfd39373-62eef63063-44112225)

Ah, non si parla di accademia. Se ve lo ricordate l'accademia ha prodotto poco o niente (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/01/antivirali-contro-i-coronavirus-come.html).
Si parla di industria farmaceutica, visto che nel 99% dei casi i farmaci vengono da lì.
L'articolo merita la lettura, ma traduco un passo chiave:
" Gli economisti lo chiamano fallimento del mercato. Senza prospettive chiare di ricavi dall'investimento in farmaci per future epidemie, la maggior parte delle aziende si focalizzano su potenziali blockbusters. Questo è il motivo per cui i settori pubblico e privato devono lavorare assieme"

L'autore fa l'esempio di collaborazioni tra aziende e associazioni, ma a parte rare eccezioni abbiamo ben visto come l'approccio NON funzioni. Anche perché il più delle volte si tratta di iniziative straccione che portano a niente: caso eclatante la TBC. Otsuka ha fatto un eccellente lavoro con delamanid. TBC Aliance in 20 anni ha prodotto solo pretomanid, farmaco con un profilo peggiore che è stato usato per ottenere da Otsuka prezzi più bassi (meccanismi che incentivano da matti, vero?).

No, serve lo stato. Gli USA hanno le loro idee su ciò che è strategico, e la collaborazione che porterei ad esempio è quella che in risposta all'epidemia AH1N1 del 2009 portò allo sviluppo di peramivir IV (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/lo-stato-e-lo-sviluppo-farmaceutico-un.html),

Però sistemi sanitari come quelli europei attuali non sono interessati a nuovi farmaci, ma di base solo a nuovi farmaci sostenibili (cioè economici, molto economici o estremamente economici).
Per questo il tedesco che era andato a Wuhan non aveva in mano niente (https://www.nature.com/articles/d41586-020-00190-6).


giovedì 26 marzo 2020

DENUNCE E OSCURAMENTI, IL RITORNO DEL BULLSHIT DEATH MATCH


DENUNCE, OSCURAMENTI, BOOMERANG

Che PTS avesse in mente di questi tempi di fare qualcosa contro l'infodemia mi è apparso chiaro con la vicenda Sgarbi.
Video virale con una sequela di boiate, ne è stata chiesta la rimozione. Non mi è sembrata una vicenda rilevante. Il video di Sgarbi avrà anche avuto più di un milione di visualizzazioni, ma non è che dopo la sua pubblicazione c'erano un milione di violazioni della quarantena, o centomila (e sfido a mettere in correlazione video e denunce per la violazione delle norme vigenti).
Ma qua sopra non si fa in tempo a parlare di ritorno del bullshit death match, et voilà, è di nuovo 2017, PTS contro Montanari. Un deja vu pauroso.
Come andò tre anni fa?
Eh... tre anni fa fu l'innesco della polarizzazione sulla faccenda vaccinale, e venne dato il la per la creazione della mitologica figura dei nanocosi perseguitati dal potere.
Effetto boomerang clamoroso, che si pensò di contrastare evocando ogni tre per due azioni della magistratura (che andando a memoria non furono prese se non in un paio di casi)

E a questo giro si ripete, con l'aggravante, quanto a effetto boomerang, di tirar dentro la denuncia Byoblu, il canale complottaro più seguito in Italia (perché limitarsi a creare un martire, quando ne puoi creare due?).

Inutile che io ripeta quel che penso di Montanari? Forse no: un pataccaro nato che non ha alcun interesse a cambiare ramo (nanopatologia=ircocervologia, sugli effetti del nanoparticolato lavorano patologi senza che ci fosse bisogno di creare una pseudodisciplina usata unicamente come brand per vendere conferenze ed attirare donazioni).
Ma avendo di recente vissuto una vicenda di oscuramento, come non ho esultato per la chiusura di pagine fb tipo quelle collegate a Casa Pound, per una questione di principio, ritengo questa iniziativa molto più pericolosa della ritrovata visibilità del nanocoso. Una faccenda di democrazia, per metterla rasoterra.

IL RITORNO DEL BULLSHIT DEATH MATCH


Cos'è che viene riportato a galla dalle piene (e dalle epidemie)?
Indovinate.
Ne consegue che il solito gruppetto di soliti noti ha trovato l'occasione per ricominciare la sua produzione (di minchiate), e che questa roba ha iniziato a circolare, avvalendosi anche dell'occasionale convergenza (!) con fonti ufficialissime e certificatissime. E spesso, qui e altrove, mi arrivano domande su queste cose.
Qua un veloce elenco.

1) E' solo un'influenza, anzi, un raffreddore

L'influenza fa decine di migliaia di vittime, molte più di COVID-19.
Su questa cosa c'è stata convergenza tra medicina ufficiale che più ufficiale non si può (Gismondo) e la corte dei miracoli, con D'Anna in testa.
Il paragone con l'influenza è sballato
le migliaia di morti per influenza sono una stima, il cosiddetto eccesso di mortalità, le morti "certificate" per influenza (meno di 300, in questa stagione) non sono morti direttamente e unicamente collegabili all'influenza ma decessi di pazienti ricoverati positivi al virus influenzale, esattamente lo stesso criterio usato per il coronavirus. Facendo il paragone tra dati paragonabili, in un mese COVID ha fatto più di dieci volte i morti dell'ultima stagione influenzale. I decessi per influenza registrati con questo criterio li vedete nel grafico dell'immagine, fonte ISS/Epicentro.



2) L'inquinamento

Che in zone dove l'inquinamento è maggiore la gente abbia i polmoni messi peggio e che quindi COVID-19 possa avere un decorso peggiore è abbastanza ovvio.
Ma il virus che "coagula" sulle particelle di PM10 e così viaggia e si diffonde no, per pietà. Anche perché, come velocemente osservato da Starbuck, c'era chi sperava nelle piogge (che abbattono PM10) per vedere un calo di contagi, invece con le piogge i casi sono aumentati.
Ma il virus che viaggia via PM10 ignaro di confini e limiti di zona di quarantena è un cavallo di battaglia della corte dei miracoli, nanoaggeggi in testa, come della ricerca medica e accademica 
Ovviamente nessuno l'ha mai visto o rilevato, il virus adsorbito su PM10, ma questi sono dettagli. Dov'è finita "correlation is not causation"? Passata di moda.

3) Il delirio

Quando pensi che la situazione dell'infodemia sia pessima, c'è sempre margine di peggioramento. E cos'è venuto fuori?
Dalla frazione più schizzata in circolazione è uscita la tesi "Le campagne vaccinali in Lombardia hanno provocato l'epidemia di COVID-19", accompagnata dal solito pacchetto di articoli capiti al contrario e altri con correlazioni che tali non sono (quelle tipiche, con il Confidence Interval largo come un'autostrada a sei corsie).
Occhio, malocchio, prezzemo, finocchio, antinfluenzale e antimeningococco e hai il coronavirus made in Lombardia, oppure dilagato in lombardia dopo esser stato sintetizzato in un laboratorio (cinese, o americano, o boh, magari anche alieno... sì, moccolone, ho avuto pure uno scambio non abbastanza corto con uno che ha tirato fuori i rettiliani).
L'unica reazione ad uscite di questo genere può essere: meno social e più rehab. Vorrei capire da dove origina questa bestialità ma non ci sono ancora riuscito.

4) I nomi

Montanari, Gatti, Bolgan, D'Anna: hanno deciso di riavviare la loro bullshit machine, cogliendo l'occasione della pandemia, per ritrovare visibilità. Qualsiasi cosa esca da loro è pura deiezione taurina, perché questa è la loro ragione sociale, e hanno uno sparuto gruppo di affezionati clienti che quello vogliono, quello chiedono: tossici dell'informazione funzionale.
Quindi non chiedetemi "che ne pensi di questo?" linkando un loro post o un loro video o qualcosa dei loro accoliti (i fulminati cronici dispersi in giro per la rete). Se il marchio di fabbrica è quello, il prodotto è quello: minchiate, minchiate purissime. E di tempo per discutere delle uscite di professionisti della minchiata e casi umani assortiti non ne ho.

mercoledì 25 marzo 2020

REGOLAZIONE FARMACEUTICA E EMERGENZA


 

Praticamente subito dopo Codogno più di una volta ho notato l'assenza di iniziativa ministeriale riguardo ai protocolli farmacologici per COVID-19, in un'ottica di preparazione alla riduzione del danno. D'altra parte alcuni miei contatti, medici ospedalieri, mi hanno confermato che il ministero si è dimostrato estremamente riluttante a prendere misure riguardo problemi assai più semplici di gestione del paziente (e quindi si continua ad andare a sentimento di ospedale in ospedale, perlopiù)

Quando ho invocato un intervento del genere sicuramente qualcuno avrà pensato: "Eh ma mica si può fare, non lo fa nessuno".
In realtà no, non è vero, non solo lo fanno, ma si sono preparati a farlo e da tempo:

"L' autorità dell' Autorizzazione all'Uso di Emergenza (EUA) permette a FDA di aiutare il rafforzamento delle misure di protezione della salute pubblica contro minacce chimiche, batteriologiche, radiologiche e nucleari facilitando la disponibilità e l'uso di iniziative mediche di contromisura durante le emergenze di salute pubblica...
Il Commissario di FDA può permettere l'uso di prodotti medici non approvati o l'uso non approvato di prodotti approvati da usarsi nell'emergenza per diagnosticare, trattare o prevenire malattie gravi o potenzialmente letali quando non ci siano alternative adeguate, disponibili o approvate".
Inutile dire che Il Commissioner di FDA ha un potere un poco diverso dal presidente di AIFA. Ma se guardo questo video, che parla senza nominarlo di tocilizumab (https://www.youtube.com/watch?v=ekico64Stcg&feature=emb_logo) mi dico che qua anche se sei un medico con un nome e anche se ti appoggia il portavoce per l'estero del ministro della Sanità nonché membro del comitato esecutivo OMS, di speranze di introdurre in emergenza il tuo protocollo ce ne sono poche Che sono poi quelle previste dal decreto "Cura Italia", che ha ricondotto al solo ministero l'iniziativa di sperimentazione di farmaci, di fatto riducendo le autorizzazioni all'uso compassionevole.
E da noi tra off label e compassionate il confine è mobile. L'uso di tocilizumab sarebbe off label, ma sembra esser stato riportato nell'area del  "solo trial e solo iniziativa ministeriale".
Al tempo stesso una settimana di video virale che parla del miracoloso farmaco giapponese, e tac, uno schiocco di dita e parte un trial su avigan, suscitando le perplessità dell'originatore (https://www.ilsole24ore.com/radiocor/nRC_23.03.2020_16.23_48945692). E tra l'altro nel trial non sarà usato il prodotto giapponese, che non è in commercio, ma una cosa cinese che, ovviamente, costituisce una tripla eccezione carpiata: "generico" di un farmaco mai approvato, e quindi lo stesso generico mai approvato, senza DMF registrati o altro (non si può registrare il generico di un farmaco non approvato, perché è l'approvazione del prodotto dell'originatore che garantisce efficacia e sicurezza). Ok che siamo in emergenza, ma questa è parecchio grossa, se non enorme.
Ma ritorniamo all'off label. Il protocollo alla sperindìo (Hail Mary Protocol, per chi segue la pagina) a base di ARV è/è stato una immensa e inutile iniziativa di off label, ma su questo neanche mezza parola da parte di AIFA. L'idrossiclorochina idem, viene largamente usata off label ma anche qua non c'è da fare sperimentazioni. L'idea di tocilizumab era buona proprio per la possibilità dell'off label, ma è stata messa al guinzaglio dal ministero.
Poi se personaggi in vista si producono in dichiarazioni dal tono "non esistono antivirali che funzionano, extra vaccino nulla salus" non è che aiutino gran che, anzi  (https://www.globalist.it/news/2020/03/23/covid-19-lopalco-chi-pensa-che-si-potra-tornare-a-vivere-come-prima-si-sta-illudendo-2054941.html?www-globalist-it-pub=sunltshjg7afk8ch8g84lr6lth&fbclid=IwAR3klk0Wk-xCE0TlBMEI9Cr42JxhFhzleZBoNstScgTs4eTH1GXitN8N_qQ).
In breve l'inumano sforzo dei medici e del personale sanitario in prima linea è stato largamente penalizzato dalla completa assenza di iniziative ministeriali di contenimento del danno . Che avrebbero richiesto, evidentemente, impulso politico che non si è voluto trovare, o una forza che non si ha.
Quindi responsabilità non solo ministeriale, ma governativa, come per la gestione fallimentare della fase di allerta OMS.
Sempre che non pensiate che le immagini dei camion militari che portano via le bare da Bergamo siano state un indice di riduzione del danno.


lunedì 23 marzo 2020

SCARPE ROTTE, EPPUR DOVETE ANDAR


SCARPE ROTTE, EPPUR DOVETE ANDAR

By Starbuck

I pompieri russi che andarono a buttare acqua del fiume per placare il mostro che ribolliva e sputava in aria i propri veleni stavano andando a fare il loro lavoro. Armati di guanti di gomma e di visiere di plastica erano solo gli ultimi. Gli ultimi a tamponare alla bell'e meglio un disastro che partiva da lontano,da molto sopra di loro. Come finì la storia lo sappiamo bene: corpi tumulati in bare di cemento fuori dalla città. Qualcuno aveva sbagliato, molti altri ben lontano da lì avevano pagato, alla fine. Un prezzo alto e salatissimo.

Mi sono occupata, a ritmi alterni, di sicurezza su lavoro. Non è un lavoro popolare, sei visto nel migliore dei casi, dai colleghi, come un incrocio tra un paranoico ed un rompicoglioni, soprattutto quando dici che un lavoro da BSL2 non lo autorizzerai maaaaai in un BSL1: vadano a farlo altrove se è “un eccezione” e “devono proprio”. E non è stata tra le mie uscite più popolari quella di sconsigliare le riunioni in flesh and bones previste per questo mese: mi è stato chiesto se ne ero proprio proprio sicura. Ma eravamo a fine febbraio, per tutti mi stavo preoccupando un po’ trooooooppo per una banale influenza.

Mi preoccupo sempre troppissimo. Ad esempio, quando avevo visto la serrata Cinese del loro maggior comparto produttivo, visto e considerate il loro “spassionato amore” per il rispetto dei più alti standard di sicurezza del lavoro anche a scapito della produttività, mi si erano rizzati i capelli in testa ed avevo sussurrato un “cazzo”, seguito da un “speriamo bene”. Ma… io non sono una che nutre grandi speranze e difatti uno scenario di “cosa facciamo se arriva qua?” solo così, per deformazione professionale, me lo ero fatto, in testa… Certo, nulla di particolare livello, solo un’accozzaglia di accorgimenti dettata dal buon senso miscelata a quanto visto accadere in Cina: sicuramente, mi dicevo, quelli ai piani altri l’avranno pensata meglio.

Certo capisco che bisogna essere fedeli alla tradizione, lì, ai piani alti, in termini di lungimiranza ed ottimizzazione delle forniture … ed arriva da lontano e parla di Russia, di scarpe di cartone e di un inverno troppo rigido per una divisa estiva. “Sulla via del ritorno quelli che erano contadini tra i cumuli di neve individuavano quello che era la montagna dei resti per concimare ed andavano a scavare per ricavarne una mezza carota, una cipolla marcita”. Storie epocali, da far rizzare i peli sulle braccia, che raccontavano gli amici di mio nonno.

E ad osservare come viene gestita la situazione odierna, noto che non ci sono stati miglioramenti nell’ultimo secolo, a livello gestionale, sempre lì, ai piani alti. Vedo, e non so se ridere o piangere, sul sito di regione lombardia, l’appello a “fabbriche in grado di produrre mascherine” a contattare la regione (e a donazioni per gli ospedali…). Oggi, Marzo 2020. Ma quando dalla Cina arrivavano notizie preoccupanti, quando l’OMS lanciava I primi allarmi, a nessuno è venuto in mente di fare “una piccola scorta”? un piano di riserva, in caso si avverasse, foss’anche per colmo di sfiga, the worst case scenario?

E mi chiedo cosa racconteranno un domani ai loro nipoti, i medici, gli operatori sanitari, dipendenti pubblici, mandati in ospedale ogni mattina ed ogni sera, senza DPI neanche lontanamente adeguati, senza pause, senza tregua o riposo.

Certo loro continueranno ad andare. Andrà al lavoro anche la cassiera del supermercato con la mascherina a cui magari ha rinuciato il capo reparto, che è fuori e regola la fila. Ed il corriere che continua a distribuire pacchi, senza guanti. E tanti altri, figure fondamentali, spesso dipendenti pubblici, a maggior contatto col “pubblico”, senza l’ombra di un DPI.

Si indubbiamente si può, si può fare. Si può rischiare. Si può uscire dalle mura, con l’ascia in mano, spaccare la botte piena di polvere e ricoperta di pece, appiccare il fuoco. Far saltare le armi d’assedio, dare respiro agli assediati: che si procurino cibo abbastanza per sopravvivere alcuni mesi, fino all’arrivo degli aiuti. Si può fare. Se riesci a tornare dentro le mura sano e salvo sarai dimenticato. Se invece salterai insieme alle armi d’assedio ed al bidone di polvere e pece sarai un eroe.

Come quei semplici pompieri. Come quelli con le scarpe di cartone

Ma forse, stavolta, l’assedio si poteva e si doveva evitare.

Ci rivedremo, spero tutti, quando la città tornerà libera.

domenica 22 marzo 2020

THE BIG CLOROQUINE-HYDROXYCLOROQUINE MESS



Sapete quale è l'unico vero pregio di clorochina e idrossiclorochina? Costano niente.

Il POTUS sui farmaci ha sempre avuto una linea estremamente coerente, sintetizzabile in: "qualsiasi sia il loro costo, è troppo". Questo tweet poi ha una concentrazione di idiozie per riga spaventosa. E tra l'altro FDA non si è affatto "mossa velocemente", Hahn ha detto quel che era ovvio (vanno fatti i trial, https://www.marketwatch.com/story/trump-makes-the-case-for-chloroquine-as-a-covid-19-treatment-though-it-has-not-been-approved-by-the-fda-for-this-illness-2020-03-19).
A che studio si riferisce Trump? A uno studio presentato come "pazienti privi di virus in 6 giorni" (https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0924857920300996?via%3Dihub). Solo che il trial è non randomizzato e open label, viene fuori che i deceduti nel ramo trattato sono stati scartati dal campione (mentre nel ramo non trattato nessun decesso) e quanto a carica virale, i curati un giorno risultano virus free, quello dopo no. Un gran pasticcio, analizzato da Elisabeth Bik (https://twitter.com/MicrobiomDigest/status/1241434818438561792).

E la clorochina, usata in Cina da subito o quasi, poi annunciata come grande scoperta di francesi in Francia, e a ruota come "Scoperta la cura" da australiani in Australia?
Stesso film. Stesso film. Lo studio francese di Raoult e soci che è circolato è il preprint di quello pubblicato su Science, e nel passaggio su rivista c'è stata una bella ripulitura.

I dati in vitro su clorochina la mettono nella zona "tra il lusco e il brusco" (EC50 1,4 uM). Sarebbe a dire che un problema di distribuzione (ne arriva poca nei polmoni) basta a vanificarne gli effetti. E l'idrossiclorochina? Attività dimezzata, rispetto alla clorochina. Però almeno è meno tossica.

Derek Lowe, che in remdesivir non ci crede molto, e invece è più convinto sulla clorochina, fa un lungo post con tutta la storia del composto (https://blogs.sciencemag.org/pipeline/archives/2020/03/20/chloroquine-past-and-present) ma conclude che i dati dei trial disponibili (quelli di cui si parla tanto) non sono così significativi, anche se promettenti.
Per poter dire qualcosa di certo servirebbe un trial ben disegnato, ben condotto e su un campione significativo. Che è quello che continua a mancare. Come le guarigioni miracolose: non se ne è vista una.

sabato 21 marzo 2020

CORONAVIRUS - STRANI INBITORI , AVIGAN



O favipiravir che dir si voglia. Visto che sono sono stato seppellito da domande, la versione breve è: un po' funziona, 90% di guarigioni una balla.

Visto che c'è un drappello di lettori che di quando in quando chiede più chimica, questo doveva essere un post piuttosto tecnico, ma dato il clamore su questo farmaco ho pensato che era il caso di aggiungere qualcosa di facile visto che si parla moltissimo di favipiravir, negli ultimi giorni. I risultati di un trial cinese sono diventati virali e "farmaco antiinfluenzale giapponese efficace contro COVID-19" sta continuando a fare il giro del mondo su tutti i media (viene da pensare che tutto va bene, basta non sia Gilead). Messa così è la solita bufala, punto.
E ora un po' di medchem vecchia scuola.

Favipiravir
Avrete capito che quanto ad antivirali contro SARS-CoV-2 le cose più a portata di mano riguardano l'inibizione RdRp. E favirapivir lo è, inibitore di RdRp. Solo che non somiglia affatto a un inibitore di RdRp . E' approvato in Giappone come antiinfluenzale (https://europepmc.org/backend/ptpmcrender.fcgi?accid=PMC6416007&blobtype=pdf) e la sua storia merita un esame più attento.
E' venuto fuori in casa Toyama Chemical Co (una controllata di FujiFilm) nel quadro del lavoro per ottenere un antivirale efficace contro ceppi influenzali resistenti al tamiflu, da uno screening fenotipico su cellule infettate da virus influenzali (non si sa di quali cellule si trattasse).
Chi ha indagato ha ripetuto il tutto su cellule MDCK (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5713175/) e, molto intelligentemente, è andato a cercare metaboliti intracellulari, li ha trovati. Ha sintetizzato favipiravir-RTP e sorpresa, ha un E50 submicromolare su virus influenzali. Quindi favipiravir ha bisogno di cellule capaci di convertirlo completamente nel derivato RTP per poter funzionare.
Favipiravir.RTP
Favipiravir non è un farmaco, ma un pro-farmaco. La sua trasformazione in favipiravir-RTP probabilmente è a carico di adenina fosforibosil transferasi, con i due successivi acidi fosforici aggiunti da un qualche enzima del pathway della biosintesi delle pirimidine (dal lisato delle cellule trattate sono state isolati sia favipiravir-RTP che favipiravir-RDP - il difosfato).
Ora vi renderete conto che favipiravir, per essere trasformato nel suo metabolita efficace, deve contendersi gli enzimi necessari con le molecole su cui di solito agiscono. Non banalissimo, è questione di concentrazioni. Se per qualche motivo non riesce a raggiungere una sufficiente concentrazione intracellulare la sua trasformazione nel metabolita attivo sarà bassa. Purtroppo non ho trovato nulla quanto a cell trafficking,
Soprattutto: non è detto che ogni linea cellulare garantisca lo stesso livello di trasformazione di favipiravir nel suo metabolita attivo.
E potrebbe ben essere, visto che i dati riportati da Nature (https://www.nature.com/articles/d41573-020-00016-0) mostravano un'attività in vitro men che modesta (EC50 61.88 uM). Ma il dato era ottenuto su cellule VERO E6 (e non sulle MDCK precedentemente citate).
Questo potrebbe spiegare il fatto che nonostante tutto da un trial cinese con braccio di controllo favipiravir ha migliorato le condizioni dei trattati del 30%.(https://www.biospace.com/article/fujifilm-influenza-drug-shows-efficacy-in-treating-coronavirus-chinese-researchers-say/).

Ora è abbastanza chiaro che così com'è favipiravir non è precisamente ottimale, come candidato farmaco.
Tecnicamente non è neanche un lead ottimizzato, ma direttamente l'hit portato avanti nelle cliniche fino all'approvazione, quello che è venuto fuori dallo screening su cellule.
Vengono in mente subito una quantità di modifiche da operare per migliorarne l'attività (passare direttamente a faviparivir-RTP, o rielabolarlo secondo il template ProTide. E sono sicuro che qualcuno sia già al lavoro su queste ipotesi.

Scommetto che questo funzionerebbe meglio...

Comunque vedremo cosa verrà fuori dai trial ulteriori (e che razza di trial saranno).
Ah, in ogni caso lripeto che la storia 90% di guarigioni etc è una scemenza, una delle tante che non dovrebbero essere messe in giro.

giovedì 19 marzo 2020

COVID-19: GLI ANTIRETROVIRALI NON FUNZIONANO



Vabbè, sai che notizia. Chiunque (e sottolineo chiunque) fosse "del mestiere" aveva detto che il razionale del trattamento è inesistente. Chiunque fosse del mestiere vedendo i dati in vitro (https://www.nature.com/articles/d41573-020-00016-0) avrebbe avuto la certezza che lopinavir e altri inibitori della proteasi di HIV non potevano funzionare.
Eppure questi farmaci hanno costituito a livello mondiale l'asse portante dei protocolli farmacologici contro COVID-19.
Questo perché ai tempi della SARS, nel 2003, qualcuno li usò e scrisse che aveva visto un effetto. Ma non si trattava di un trial, non c'era braccio di controllo.
In Cina il protocollo a base di ARV fino a ieri piaceva molto (come la clorochina, l'interferone e svariate altre cose) e non erano mancati articoli in cui si diceva che funzionava. Anche lì, nessun braccio di controllo.
Ora questo articolo su NEJM (https://www.nejm.org/doi/pdf/10.1056/NEJMoa2001282?articleTools=true&fbclid=IwAR1QEz_m_U7toSzu-EoxX8wAG7kIC3Y6ec2sAe8YEyhhVcIYoriIS2e7t54) riporta i risultati di un trial vero e proprio e, sorpresa: "we  found  that  lopinavir–ritonavir  treatment  did  not  significantly  accelerate  clinical improvement, reduce mortality, or diminish throat viral RNA"
Cioè lopinavir non funziona.
Trattandosi di farmacologia, e non di macumba, il risultato era prevedibilissimo.
Cosa succederà ora? Cinicamente mi viene da dire "un trial non fa primavera" e si andrà avanti come prima finché qualcuno (OMS, EMA, AIFA, ISS) dirà chiaramente "Basta così!". Chissà quanto tempo ci vorrà.
(Ringrazio Alessandro Marinosci per avermi passato l'articolo)

PS: Se la prima volta che si è letto dell'uso di lopinavir qua sopra si è parlato di Hail Mary Protocol, non è un caso. Era il 31 gennaio. Per questa cosa (e per i primi risultati italiani di remdesivir) un po' di gente riferendosi a me ha cominciato a dire "lui lo aveva detto!". Ma non lo dicevo io, lo dicevano i dati disponibili. As simple as this.

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...