Caro Chimico Scettico, che ogni tanto bisogna pure iniziarle così le missive...
Dicevo, carissimmo Chimico Scettico, lunedì mattina mentre distribuivo
la sveglia per casa, addocchiavo la pagina per vedere come era la
ripartenza. Il “Ricominciamo” ...e sotto una fila di commenti, che te li
aspetti tutti in stile “hold on, hold the line”, che non deludono. E
seppure era avvolto dal silenzio il caffè delle 6:45, quello che stavo
bevendo, in testa avevo l'eco di un tumultuoso chiacchiericcio.
Febbraio 2019, buio fuori, neanche troppo freddo. Si era chiacchierato
un pò, avevo buttato quattro o cinque sentenze su personaggi e
personaggetti da social, da rete. “Tu dici?”, non mi sembravi convito,
ma a me non interessava aver ragione. Normalmente non mi interessa che
mi si dia ragione, mi piace al massimo fare una disanima, il gusto della
dialettica, vedere se le mie logiche reggono o meno. “E quindi che ne
facciamo della pagina?” mi avevi chiesto quando eravamo già ai teorici
saluti. Avevo nicchiato dietro un - la pagina è tua, ed io che centro - .
“Seriamente”, avevi insistito.
“Seriamente...”. Ogni tanto
rispondo anche seriamente, o per lo meno sinceramente. E lo avevo fatto
anche quella volta lì: secondo me la pagina non avrebbe cambiato le
sorti del mondo, e neanche le politiche sanitarie del paese Italia. Se
c’era un treno da prendere per cambiare qualcosa, a mio avviso qualcuno
aveva preferito farlo deragliare col tritolo qualche mese prima,
piuttosto che provare a salirci su. Per cui...per cui qualcuno avrebbe
domani magari esaltato la pagina perchè gli tornava comoda, e l’avrebbe
biasimata 3 giorni dopo perchè rimaneve invisa in quel momento.
Conclusione “se vuoi andare avanti, vai avanti, ma fallo così come si
scrive un diario, se ti va lo fai, se non ti va, lo lasci lì e poi
magari lo riprendi: tutto qua. Nella vita c’è sempre altro da fare”.
...e personalmente mi ero data un limite: un picco di contributi da lì
alle elezioni europee e poi, quello che veniva veniva, se veniva, ma con
ancor meno pretese di prima.
Lo so, sono una pessima fan, una
pessima groupie, ma ho sempre avuto il difetto di dire quello che penso e
fare quello che dico. E là fuori il “dibattito intellettuale” giace
sotto talmente tante spanne di terra e concime che la vanga e l’olio di
gomito di quattro sfigati che provano a spalare per risollevarlo fuori
dalla tomba non serve a molto, mentre gli altri intorno si affannano a
guardare e commentare coi vestiti candidi e le mani sotto le ascelle, e
alla fine non credo ne valga la pena. Però io sono io: estremamente
cruda e realistica, pragmatica al midollo....anche se qualcuno dice
“malinconica”.
Dopo il capitolo vaccini, c’è stato il capitolo
COVID, che è ora arrivato allo stesso punto del precedente, solo su più
vasta scala perchè qua il gioco tocca la vita di tutti: come vuoi che lo
commenti? Con le parole del mio collega P., che mi informa che se li è
guardati anche lui due numeri (“sai, il lock down ha lasciato tanto
tempo per studiare”) e che mi informa che i medici non sanno la
matematica? O con quelle di S., che qualcosa l’abbiamo pubblicata
insieme ai tempi andati, che “due cose di modelli previsionali le so
pure io” e che ha preso questo evento come occasione per ripulire la
lista dei contatti? Che vuoi che ti dica, quando sai perfettamente come
esco dagli “uorcsciop” con quelli del mio settore? Cosa potrei
aspettarmi che succeda negli altri, di settori?
Per cui caro
Chimico Scettico, come dicesti una volta, siamo uomini e donne di mondo e
se vuoi possiamo anche stare qui a contarcela, in assenza di
coprifuoco, anche dietro un caffè più o meno silenzioso. Ma con lo
spirito che comunque rimarranno chiacchiere tra di noi, seppur dietro ad
un ottimo caffè.