lunedì 14 novembre 2022

ALBE E AURORE

Albe e aurore viste da un treno o da una stazione.

Quando arrivavo a una stazione a sud di Livorno, e nel bar della stazione c'era un televisore sintonizzato sul primo canale all news italiano (e non mi ricordo quale fosse) .

C'era, e forse c'è ancora un regionale che andava da Arezzo a Pistoia. A quelle ore treno di pendolari, studenti niente, almeno nel tratto che facevo io. 

C'era una maestra elementare che scendeva a Prato, per poi prendere un treno e poi un bus o due per arrivare in uno sperduto paese appenninico.

C'era un gruppetto di giovani ingegneri che credo lavorassero alla Breda a Pistoia. Una volta li sentii parlare di un vecchio motore a nafta che avevano dove lavoravano. Uno di loro disse "Dopo l'avvio puoi anche alimentarlo a ghiaino fine, tanto va a entropia".

C'era un tavolo di tresette a assetto variabile. Operai della Neutro Roberts, della Nuovo Pignone, della Breda, e di tante altre aziende più piccole e sconosciute. Man mano che il treno procedeva giocatori uscivano, perché dovevano scendere, e altri subentravano, già sul treno o appena saliti. Sapevano chi saliva e chi scendeva a quale fermata. Sentii da loro per la prima volta la leggenda metropolitana di quello che, vestito da Batman, si era tuffato da un armadio.

Era il mondo del lavoro italiano, pubblico e privato, che andava appunto al lavoro. Pendolari settimanali, pendolari giornalieri.

E oggi continuo a vedere spesso l'alba da un treno. Sul treno ci sono alcune ragazze col velo, studentesse forse, a giudicare dal trucco e dai vestiti. Gli ingegneri ancora presenti, ma questi sono perlopiù informatici. Parlano di librerie, di middleware e di applicazioni distribuite. Sono quelli che programmano tra l'altro le decine di software aziendali con cui migliaia di individui hanno a che fare tutti i giorni.

Ci sono studenti. Una studentessa di colore parlava della sua attuale collocazione universitaria, dicendo "L'ambiente non è male, ma io ho idee precise e non voglio rimanere lì". C'è tutta un'altra popolazione con i laptop aperti: project manager, account manager e tutto il resto. Ma quando arrivo vicino alla  destinazione appaiono altri ingegneri, gente che lavora alla produzione di materiali speciali, gente che lavora in metallurgia, ingegneri chimici. Il mondo del lavoro odierno, qua, lontano dall'Italia. Non ci sono tavoli di tresette ad assetto variabile, ma il contesto mi è molto familiare. Da sempre. 

Le marieantoniette senz'arte né parte di turno questo non lo capiranno mai. Il loro disgusto per il lavoro è profondo e inattaccabile, e specialmente per il lavoro che produce. Nelle loro teste la produzione di beni è roba da poveracci asiatici, loro sono nel quaternario, che è sopra il terziario. Sporcarsi le mani o dover usare occhiali di protezione e guanti? Che schifo.



sabato 12 novembre 2022

TAKE THIS "DUTY" AND SHOVE IT

https://www.youtube.com/watch?v=2X_2IdybTV0

Sempre più sento parlare di "dovere nei confronti del sistema sanitario"'.
Vorrei chiarire che, nell'attuale ordinamento italiano, NESSUN cittadino ha NESSUN DOVERE nei confronti del sistema sanitario, dei medici, degli infermieri o degli OSS.
NESSUNO e NESSUNO.
Abbastanza chiaro?

Sono enti e categorie citate che invece i doveri li hanno, mentre diritti sui pazienti no, non ne hanno. Bel gioco di prestigio, il provare a trasformare diritti in doveri, roba da maghi della truffa.
E se un sistema sanitario pubblico pretende qualcosa da me, scusate tanto, preferisco una sanità privata che pago per avere quello che voglio.

(Carry on, you wayward sons)

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Era il gennaio 2022 e mi ero lasciato alle spalle l'Italia con immensa soddisfazione già da un po'. Dopo svariati mesi è facile constatare che le cose non sono cambiate affatto, nella penisola. Ma dove vivo ora roba del genere non l'ho mai sentita dire - e posso sostenere che ormai l'intervallo di tempo della mia rilevazione è statisticamente significativo. Dove vivo attualmente le mezze figure e i personaggini d'avanspettacolo che ritpetono questi concetti non avrebbero mezzo minuto della pubblica attenzione (per intenderci il fatto che nello stivale personaggini d'avanspettacolo e mezze figure abbiano titoli, comparsate televisive e incarichi pubblici o istituzionali è una delle premesse del discorso). Poi per me, in quanto iscritto AIRI, il sistema sanitario italiano non è gratis. Ok, diciamo che non è gratis neanche per i residenti in Italia, ma per me è più oneroso. Perché le tasse le pago in un altro paese. Ma da una decina d'anni ci si è adoperati perché il vecchio adagio "paghi le tasse lì, quindi non le paghi dove sei nato" passasse in secondo piano. Quindi continuo mio malgrado a finanziare lo stato italiano e il suo sistema sanitario e a questo punto mi auguro che ogni singolo euro che finisce dalle mie tasche nelle casse erariali tricolori vada sprecato nel peggiore dei modi.


giovedì 10 novembre 2022

UNIVERSITA', IERI E OGGI

Il meraviglioso mondo dei social vi ha abituato a gente con il PhD nella bio. Che quindi ha un valore in sé, come ai tempi in Italia una qualsiasi laurea conferiva il titolo di "dottore": dottore in legge, dottore in lingua e letteratura francese, dottore in scienze politiche etc. 

Era l'eredità di tempi in cui i laureati costituivano una popolazione relativamente esigua della popolazione italiana, e quindi costituiva un titolo distintivo. 

Sempre ai tempi, per fare un esempio che conosco bene, il dottorato (che durava due anni ed era pagato quasi 0) lo faceva solo chi era intenzionato a rimanere all'università: ricercatore prima, professore poi (e non era una transizione ardua come lo è ora). E non era particolarmente significativo dal punto di vista della formazione del chimico, che si era fatto negli anni diversi mesi di laboratori vari e di solito più di un anno di tesi sperimentale.

Oggi le cose sono assai diverse e per molti versi il sistema italiano si è allineato a quello anglosassone e nord europeo. Oggi l'unica sicurezza che un laureato in chimica (o CTF) abbia il minimo sindacale di background sperimentale è costituito dal PhD. E questo perché tra tre più due e tagli di spesa durante i cinque anni i laboratori sono passati da diversi mesi a qualche settimana. Motivo per cui quando mi chiedono di valutare curriculum di solito sorvolo sulle lauree magistrali moderne italiane (anche perché subissate in numero da PhD e postdoc, anche italiani).

Ma in questa anglosassonizzazione dell'universtà italiana c'è un pezzo che manca, o meglio che è sparito.

Ok, ai tempi in Italia non funzionava come negli USA, con una divisione netta tra università di fascia alta e di fascia bassa. Ma si sapeva bene che c'era università e università, parlando di chimica anche per quello che riguardava non solo la qualità della formazione ma anche la difficoltà del percorso per arrivare alla laurea. Mi ricordo gente che "andava a sbiennare" in università meno esigenti, per poi tornare dopo essersi tolta il peso.

Ecco, oggi tutto questo che, ripeto, nei sistemi anglosassoni è un fatto scontato, in Italia sembra scomparso. Anche perché in una selva di graduatorie e valutazioni ogni università o dipartimento si può trovare quella in cui è messa bene e magari riescono a trovare una classifica in cui escono primi o secondi, anche se assieme a centinaia di altri. Ma vuoi mettere la soddisfazione di dire "Sono arrivato uno!".

Ma, se si guarda alle università italiane nell'Academic Ranking Of World Universities i più vecchi troveranno la lista mollto familiare:

Il quadro è più o meno sempre stato quello o lo è stato negli ultimi cinquanta anni o giù di lì. E questo indipendentemente da quanto chi è fuori dalla lista provi ad affermare diversamente.

mercoledì 9 novembre 2022

VOCABOLI DIMENTICATI: BIGOTTO

 E qua si aprirebbe una questione linguistica. Sì, perché in italiano:

Mentre in inglese/americano

Al che vi renderete conto che "bigotto" nel senso italiano è completamente desueto. Ma in ambiente italiano "bigotto" in senso anglosassone sarebbe uno dei vocaboli più pertinenti a questi tempi.

E occorre dire che l'emergenza pandemica ha scoperchiato le chiaviche: uno sfoggio di bigottismo come quello di buona parte della classe medica italiana sui social non si era mai visto. https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2021/12/questo-non-e-hate-speech.html , qualcuno si ricorda di queste parole? C'è chi dice: "E' stato il burn out". Non credo: situazioni estreme mettono a nudo le basi dell'individuo, e la pandemia ha avuto il pregio di mostrare di che razza fosse il "nocciolo duro" di molti medici e sanitari italiani, cioè di una razzaccia infame.

Ovvio che questo genere di bigotry si trovasse PR women & men in tinta: magari apparentemente diversi, ma in realtà bigotti della razza peggiore.


lunedì 7 novembre 2022

GRANDE GUERRA, LIBRI E FILM


Negli ultimi tempi in molti in rete hanno dissertato su una versione Netflix di "Niente di nuovo sul fronte occidentale", film (labilmente) ispirato dal romanzo di Erich Maria Remarque.

Visto che le parole definitive sulla vicenda "Grande Guerra" le pronunciò un papa - “orrenda carneficina”, “suicidio dell'Europa civile”, “inutile strage” (Benedetto XV) - a me invece verrebbe di parlare di due classici inattuali: uno è "Un anno sull'altipiano", di Emilio Lussu, l'altro è "Uomini contro", film di Francesco Rosi che per pudore, essendo ispirato al memoriale di Lussu, dichiarò l'ispirazione senza prendere il titolo del Libro. Rosi fece del Generale Leone l'ipostasi degli esecutori dell'inutile strage e dell'orrenda carneficina, un personaggio che troneggia sul film come l'esempio negativo.

Ma poiché Lussu era Lussu, il suo memoriale è molto di più di quel che Rosi espresse nel film: oltre che testimonianza dell'orrore, mai enfatizzato, uno sguardo quasi distaccato su una carrellata di caratteri italiani in una situazione estrema come quella.

Dimenticate l'orrenda carneficina e l'inutile strage per un attimo. Rileggendo Lussu mi sono reso conto di essere stato, in anni più verdi, quel capitano che doveva eseguire gli ordini di un generale profondamente stupido e borderline. E, mutatis mutandis, feci la stessa cosa. Al "Basta! fate così!" finii per rispondere "Sissignore". Poi feci in modo tutto diverso. Il risultato venne ottenuto, il "generale" fece il suo pistolotto al riguardo e la mia squadra non fece una parola su quel che era davvero successo. 

Quindi rileggetevi Lussu, ma non per piangere o esecrare a più di cent'anni di distanza l'orrenda carneficina. Fatelo per avere nuove chiavi per capire il mondo attorno a voi, in Italia. Che in più di cent'anni non è cambiato gran che.


domenica 6 novembre 2022

MISURARE, MA COME?

 

https://www.nature.com/articles/d41586-022-03059-y...


Mai visto un biologo calibrare una bilancia (il che non vuol dire che non ci sia chi lo fa).
Credo che lo gli strumenti più calibrati siano i pHmetri, semplicemente perché dai tempi dei tempi il sw dello strumento ti obbliga periodicamente alla calibrazione. Sulla calibrazione delle pipette potrete trovare di tutto, in giro. Mai visto nel campo life sciences in ambito accademico qualcuno che se ne curasse più di tanto.
Perché un numero è un numero: 90%, 99% , 10%, 1 % di errore: numeri al lotto più volte di quanto potreste immaginare.
I chimici, che con i pesi (non con le masse) ci lavorano dall'alba della disciplina magari possono essere disattenti e dimenticarsi di farlo: ma di solito in un cassetto vicino alla bilancia hanno un set di pesi standard. Per la calibrazione della bilancia. Per essere sicuri che quando pesi dieci grammi dieci grammi siano (più o meno un grammo o più o meno 100 milligrammi, o dieci, o uno, a seconda dello strumento).
Quando i sistemi di misura diventano più complessi la calibrazione è più complessa. A calibrare un LC-MS in ambiente GMP serve una giornata intera, almeno.
Questo per dire che quando leggete numeri troppo spesso li leggete da chi dà i numeri - al lotto.
 
Ma c'è un problema diffuso anche tra i chimici che lavorano nel mio settore. Ai tempi avevo parlato qua sopra di Design Of Experiments (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2018/04/duro-o-morbido-dove-non-si-parla-di.html). Molti di quelli che sanno di cosa si tratta lo classificano come "statistica". Per quel che mi riguarda, anche se ovviamente usa pure tecniche statistiche, non saprei: perché non si tratta soltanto di analisi dei dati a posteriori. Si tratta di una tecnica di progettazione di esperimenti e di analisi dei risultati, il che a parer mio è qualcosa di più di solo "statistica".
Mi è capitato tempo fa di usare uno dei software più popolari per il DOE (la scelta era obbligata) e sono rimasto a disagio. A disagio perché ero nelle mani dell'ennesimo "wizard", e quando gli esperimenti furono finalizzati e i dati inseriti otteni bei grafici facilmente leggibili ma nessuna equazione della superficie di risposta era accessibile. Ma al di là di questo ci fu una blanda discussione con un collega. Perché io avevo voluto le analisi eseguite con metodi validati presso il Controllo Qualità. E la cosa aveva preso tempo. Il collega diceva che se avessi fatto fare le analisi direttamente dal chimico che aveva messo su gli esperimenti su un HPLC del laboratorio, che funzionava con un metodo omnibus, avrei fatto prima. Già, avrei fatto prima. Ma la superficie di risposta sarebbe stata ottenuta da dati molto meno affidabili. Dati poco affidabili, modello poco affidabile.

E per finire, se si vuole parlare di una delle misure più antiche della storia, il peso, una prece per i fisici che tiravano in mezzo la relatività (variazione della massa con la temperatura) quando l'adsorbimento di umidità sulla superfice dell'oggetto pesava - letteralmente - molto di più; sì, perché per fare gravimetria servivano un crogiolo, o una capsula di platino, una muffola e... un essiccatore con gel di silice, quello con l'indicatore, blu quando secco, rosa quando umido)

venerdì 4 novembre 2022

IL RESTO DEL MONDO GLI RIDEREBBE DIETRO...


... ma il resto del mondo di quello che dicono se ne strafrega e neanche sa chi siano.

Ricordiamo il Washigton Post (https://www.washingtonpost.com/world/europe/italy-vaccination-mandate-workers/2021/10/15/d1b045e2-2d99-11ec-b17d-985c186de338_story.html?fbclid=IwAR3pRMtXPmLk1XN0LweSQ3G0B9L2PmSHsEaO-jMli5MBY-WAU8wqkLqLihw): nessuno nel mondo occidentale ha avuto misure "antipandemiche" (anticostituzionali, in realtà) come l'Italia (a parte forse l'Australia, ma solo forse, e poi non è esattamente occidente).

Ma chi vota PD ha applaudito: e qualcuno di loro ha trovato fortuna grazie alla pandemia, che gli fregava di quelli a cui le misure antipandemiche italiane cadevano addosso come un macigno (niente stipendio, sospensione dal lavoro etc etc)? Quando si dice "democratici": cioè sensibili alle pene del disgraziato a migliaia di chilometri di distanza, ma non a quello sotto casa. Facile, comodo, cristianissimo (poi non a caso quello diceva "prossimo", e non "il tuo lontano e remoto simile", ma questo è un discorso troppo complicato).

Inutile dire che chi vive e lavora in altre parti di Europa davanti a queste belle parole potrebbe solo ridere, se gli arrivassero (chi ci inciampa può solo ringraziare un'altra volta di essere lontano dalla gabbia di dementizzati dentro il recinto tricolore).

E' inutile, perfettamentamente inutile ribadire ai fautori delle nuove normalità e di tutte le altre genialate che il resto del mondo è all the way past this (ovvero è andato oltre, ma tanto tanto): perché? Perché di queste "leggere imprecisioni" ci campano. Ma le spacciano per "comunicazione della scienza". Come no, lascienza. Le scienze vengono prese a pesci in faccia, in Italia, grazie a questi preziosi contributi. E non ringrazieranno mai abbastanza, ovvio.

PS: A qualcuno non piaceva Burioni perché, nonostante tutto, avrebbe voluto essere al suo posto.

CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...