giovedì 31 maggio 2018

NANO NANO - OVVERO, LA VERSIONE SEMPLIFICATA (SPERO)

La versione breve

Una analisi chimica quantitativa deve fornire un peso. Certi esami che hanno girato fin troppo parlano di un numero di oggetti di cui peso o densità non sono specificati, né sono specificabili, dunque non danno nessuna informazione quantitativa.

La versione lunga

Pare strano, ma la faccenda del conto delle nanocose (battibecchi sui metalli pesanti nei vaccini) e la quantità di soluto in una preparazione omeopatica 10CH (battibecchi sull'omeopatia) hanno tratti comuni. La cosa ha a che vedere con concetti base della chimica, in primis la concentrazione. Non tiriamo in ballo per ora il numero del Conte. Una concentrazione è (quantità di qualcosa)/(volume totale) o (quantità di qualcosa)/(quantità totale). E le "quantità di qualcosa" sono masse, quindi pesi.
Una analisi chimica può essere qualitativa, e risponde alla domanda "da cosa è composto il mio campione?". O può essere quantitativa, e risponde alla domanda "Quanto componente X è presente nel mio campione?".
Quando si tratta di contaminanti quello che ci interessa sapere è se la quantità del contaminante è superiore o inferiore ai termini accettabili fissati dalle normative (caso classico, metalli nell'acqua potabile).
Visto che nel 99.99% dei casi atomi o molecole non si contano, come farò a capire, per esempio, quanto sale è contenuto in un chilo di una soluzione ignota di cloruro di sodio in acqua? Posso evaporare tutta l'acqua, seccare il sale depositato (per essere sicuro che non contenga acqua residua) e pesarlo (e questa si chiama gravimetria). Diciamo che il suo peso sia 0,5 g: la concentrazione del cloruro di sodio nella soluzione esaminata sarà 0,0005% in peso, ovvero 500 mg/Kg, parti per milione, ppm. Ovviamente potrò inventarmi metodi più pratici, più veloci, ma dovranno sempre restituirmi un dato o segnale proporzionale alla concentrazione o alla massa. Per esempio posso usare la spettrometria di massa a plasma accoppiato induttivamente (ICP-MS), che mi restituisce l'abbondanza di ioni Na+ nel mio campione di acqua salata. E in questo modo posso determinare il contenuto di sodio nella mia soluzione fino a parti per miliardo, cioè microgrammi per chilo (in realtà con le macchine più nuove si rilevano quantità ancora più piccole).
In un certo senso ICP-MS "conta" gli ioni nel campione, e gli ioni dei metalli sono singoli atomi, e di un singolo ione di uno specifico metallo conosco la massa (anzi, lo strumento mi resistuisce la massa di quegli ioni in base alla quale posso risalire alla loro identità).
Ammettiamo di prendere un campione di un microlitro di una soluzione molto diluita di cloruro di sodio, e di esaminarlo al microscopio elettronico a scansione. Nell'alto vuoto l'acqua evapora, e mentra l'acqua evapora il sale prima inizia a cristallizzare, poi si deposita, in un serie di aggregati, diciamo di 1-2 nanometri. Sono aggregati che si sono formati durante l'operazione e sono tutti uno diverso dall'altro. Li posso contare, e basta. Questo dato mi fornisce informazioni sulla concentrazione? No, perché anche se posso sapere di cosa sono fatte le particelle non le posso pesare né posso dire quanti ioni Cl- o Na+ contengono (Ricordate che invece ICP-MS restituiva l'abbondanza dei singoli ioni nella soluzione).
Quindi, per esempio,  se al microscopio elettronico vedo 4000 particelle di tungsteno questo numero non mi dice niente su quanto tungsteno è presente nel campione.
Se ICP-MS mi dice 12 ppb, vuol dire che in un litro di quel materiale ci sono 12 microgrammi di tungsteno, in un microlitro 12*10^(-18) g. Il peso molecolare del tungsteno è 183,8 ; quindi abbiamo 6,5*10^(-20) moli di tungsteno corrispondenti a 6087 atomi di tungsteno da cui potrei ottenere, per assurdo, 608 aggregati da 10 atomi più uno da 7 per un totale di 609 nanocose.
609 nanocose per microlitro, ovvero in un volume da mezzo millilitro 304.500 nanocose di tungsteno.  Ma  resterebbero 12 microgrammi per chilo, corrispondenti a 6 nanogrammi in mezzo ml.
Le specifiche delle farmacopee per i farmaci iniettabili prevedono metalli pesanti totali sotto le 10 ppm, in alcuni casi sotto le 5.

E di più non riesco a fare.

HONOR IS LIKE THE HAWK: SOMETIMES IT MUST GO HOODED...

...e anche certi chimici spesso hanno bisogno di maschera e cappuccio.
Nata il 31 maggio del 2017, il 21 agosto dello stesso anno questa pagina (che non è mai stata spammata dall'amministratore, non ne aveva motivo) arrivava a 200 "mi piace",  briciole insignificanti, ma inattese.
La ragione immediata della sua nascita era l'aver visto alcune cospicue boiate che all'epoca giravano con l'etichetta "voce della Scienza". Quando tali boiate si sono allargate alla chimica, la reazione è stata questa.
Da semplice reazione emotiva è diventata altro, ovvero un personalissimo strumento di riflessione: perché i paladini dei vaccini, della Scienza e della sanità spesso e volentieri producevano sfondoni pazzeschi, ma non parlavano MAI della paurosa deriva verso il basso della spesa sanitaria? Perché veniva enfatizzato il risparmio sanitario indotto dalle vaccinazioni? Perché in questa "area di opionione" (bolla) aleggiava un'idea che potrei definire di "austerità sanitaria"? Si trattava di una narrazione dai contorni precisi, estremamente ben definiti, riconducibili a svariati documenti (relativamente recenti) di alcune istituzioni sovranazionali. Una narrazione costruita a supporto di un'agenda politica "alta", poi sposata da un'agenda politica "bassa" ("li inchioderemo sui vaccini"). Riprova del peso politico di questa narrazione il modo in cui è stata fatta propria dalle stellette del debunking, gli scientificamente analfabeti Attivissimo e BUTAC, sempre presenti ogni volta che ci sia necessità di supportare lo spin dell'informazione mainstream.
Dato che le politiche sanitarie hanno effetto sulla nostra salute (e hanno a che fare con un diritto costituzionale), ho provato ad esprimere un dissenso circostanziato.

Il pochissimo effetto che questa pagina ha avuto, lo ha avuto grazie all'anonimità dell'amministratore, tanto invisa a qualcuno.
Anonimità che aveva ed ha ragioni terra terra: come risposto a una giornalista scientifica, nel mio campo non è un'idea particolarmente brillante criticare pubblicamente i vertici di AIFA o del ministero.
L'anonimità però ha consentito di spostare l'accento sugli argomenti, senza l'usuale caciara surrettizia delle polemiche ad personam (oddio, non proprio sempre). E argomenti fondati, perché non ho fornito materiale originale, esotico o dubbio, ma ho usato fonti solide, anche assolutamente classiche, spesso convenientemente dimenticate da una vulgata similscientifica troppo spesso grottesca e petulante.
E a proposito di classici, cosa c'è di più classico della citazione nel nome della pagina di "The Sceptical Chymist" di Robert Boyle, opera che fu anche l'atto di nascita della chimica moderna, ancorata all'evidenza sperimentale? Inutile dire che continua ad esserci nel fronte "pro-scienza" una quantità di gente che non coglie la citazione, e fraintende (pure nell'altro fronte, ma la mancanza nei "pro" la trovo più grave, inammissibile)...

Alcune considerazioni su un anno di esistenza della pagina.
Prima considerazione: arrivata a numeri ufficiali risibili, in qualche piccolezza è riuscita, non da ultimo ad essere motivo di fastidio per questo o quello, su entrambi i fronti. E sto parlando di nomi nel "dibattito" sulle politiche vaccinali, che è assai scemato in intensità, ma non sicuramente nei toni (il fatto che l'intensità sia calata dopo il 4 marzo confermerebbe le mie ipotesi sulla natura prettamente politica del fenomeno).
A proposito di numeri, in "certi ambienti" il like su questa pagina (anche se la si legge, regolarmente o saltuariamente) è un po' come imprecare in chiesa: non si fa, non sta bene, non è politicamente corretto - e questo è per me fonte di un certo divertimento.
Diversi elementi della ciurmaglia dell'uno e dell'altro fronte ci hanno fornito siparietti ridicoli o semplicemente penosi; alcuni se la sono pure legata al dito, l'avversione per questa pagina. Di solito meno si capisce, più si è convinti di avere la Verità in mano. E questo costitusce l'agghiacciante simmetria nella polarizzazione ideologizzata tra i fedeli di un feticcio deforme su cui è stato scritto "Scienza" e la variegata schiera ossessiva degli "anti" radicali. La mia speranza è che tra non troppi mesi siano una presenza residuale che anima quei gruppi-fight club in cui il livello della discussione, ora come ora, è tizio che dice "Anfami!" e caio e sempronio che rispondono "Anfamone fracico!". Ma è solo una speranza.
Ma non solo la ciurma, si sono fatti vivi qua anche nomi della ricerca, della divulgazione, del debunking e solo in poche occasioni l'interazione è stata costruttiva. Perlopiù c'è stato un vano agitare principi d'autorità più o meno fondati et similia.
Con questo è anche capitato che si sia discusso abbastanza seriamente di cose serie con qualcuno arrivato a commentare non esattamente con la migliore delle disposizioni d'animo.Intelligenti pauca. Alla categoria di cui al punto precedente invece non è mai bastato né poco né tanto.
Un anno fa i guru dell'obbligo vaccinale sui media e online erano vox dei. Oggi le cose sono leggermente diverse (http://www.lercio.it/uscito-nuovo-libro-di-burioni-si-intitola-cazzo-lo-compri-a-fare-che-sei-un-analfabeta-di-merda/). In questo non ho alcun merito. Ma se gli "altri" fossero oggi più ascoltati declino ogni responsabilità (qui sono sempre stati presi a pesci in faccia): la colpa è solo dei primi.

Seconda considerazione: il livello da una parte e il carattere divulgativo dall'altra, rispettivamente abbastanza alto e abbastanza basso, secondo gli standard attuali. In due parole, se la facessi facile, cioè meno tecnica, la pagina avrebbe più esposizione. E questo è un punto caratterizzante e voluto. La divulgazione terra terra, quella che non richiede sforzo di comprensione, è una sorta di imbuto che travasa concetti senza richiedere alcuna attività intellettiva, basandosi su fattori emotivi: sense of wonder, conferma identitaria, soddisfazione nel credere di sapere. Ma chiunque si sia avvicinato per studio a questa o a quell'altra scienza "hard" sa che la comprensione richiede sforzo. Ed è lo sforzo intellettuale che ne costituisce il valore formativo più dei concetti appresi. L'aver studiato una qualsiasi materia e l'aver sviluppato capacità analitiche non sono la stessa cosa. Guardatevi intorno e troverete diverse conferme a questa mia affermazione. Questa è una componente "ideologica" della pagina. C'è stato chi l'ha trovata aristocratica o elitaria, in questi mesi, fraintendendo completamente la questione.
Ah, tra l'altro non mi ritengo assolutamente un divulgatore, quanto piuttosto un testimone (qualcuno qua sopra ha precisato "un testimone scomodo" ).

Ultima considerazione: Non si capisce da che parte stia la pagina, secondo alcuni. E questo sarebbe grave. Come se in questioni di carattere tecnico-scientifico si debba aderire ad un partito o ad un altro.
Non sto né potrei stare dalla parte di chi strepita "Metalli pesanti! Metalli pesanti" agitando analisi ICP che dicono che di metalli pesanti non ce ne sono. E per questo per alcuni sono pro-vax.
Non sto né potrei stare dalla parte di chi dice "Non c'è altra Scienza se non la mia, che è quella della Comunità Scientifica" ("Non c'è altra Verità se non la mia, proveniente dalla comunione dei santi"), specie se in quel che viene detto fatico a riconoscere una qualsiasi delle scienze con cui ho avuto contatti, specie quando professionisti con laurea e specializzazione assecondano col loro imprimatur le peggiori violenze al metodo scientifico e i minus habentes che le urlano online "per amore della causa".
E per questo per alcuni sono no-vax.
In un modo o nell'altro questa pagina è diventata terra di mezzo. Accusata di aver fornito argomenti agli antivax, e inizialmente con un pubblico di assortiti critici dell'obbligo, più un pugno di chimici matematici statistici insofferenti nei confronti della brutale vulgata mainstream su vaccini, medicina, sanità, ha finito per essere altro. Lo scopo programmatico della pagina, velleitario, è diventato il provare a tracciare una via di uscita da una polarizzazione ideologica.
Stanza di compensazione, forse, per alcuni, ma senz'altro  luogo liminare. come diceva una mia vecchia conoscenza. Cioè terra di confine e soglia, una soglia su cui, laurea o non laurea, storia professionale scientifico-tecnologica o meno, di solito si arriva da l'uno o dall'altro fronte - o da nessun fronte -  con qualcosa da dire, da chiedere o da proporre - il che presupporrebbe una qualche fiducia nel valore di una comunicazione almeno in parte, non conflittuale (che però senza un po' di conflitto non sarebbe stata possibile).
E forse questa è la cosa in assoluto più fastidiosa per tanti. Perché negli ultimi giorni è diventato eclatante che la questione politiche vaccinali era solo un frammento di una questione ben più ampia.

martedì 29 maggio 2018

UN APOLOGO DALLA CHIMICA MEDICINALE (L'OMEOPATIA FUNZIONA?)


Ovviamente l'omeopatia non c'entra niente, è uno spoof. Di solito quando cito la parola succede il finimondo, ma in questo caso non sarà così, perché chiunque in questi giorni è impegolato in discussioni sulle prerogative costituzionali del presidente della repubblica e cose del genere (in cui non voglio entrare perché non sono un costituzionalista, e fatemi lo stesso favore, please, nei commenti). Indovinate, intendo parlare di metodo (anzi far parlare chi ne sa più di me), ribadendo quel che ho scritto su twitter: ho passato un anno a parlare di metodo, e ora capisco perché di metodo non si deve parlare (per qualcuno).

I grandi chimici medicinali "vogliono sempre un altro scaffold (struttura base da elaborare, NsCS). Le cose possono andar male in qualunque momento - farmacocinetica, tossicità, problemi di sintesi e di industrializzabilità della stessa, proprietà intellettuale. Questi problemi sono spesso imprevedibili. Avere un secondo chemotipo nuovo e dalle buone proprietà è spesso il miglior modo per assicurarsi il successo. Nelle mie conversazioni con leader della chimica medicinale la mia impressione è che alcune organizzazioni si rifiutano di dichiarare un programma nella fase di lead optimization (quella da cui esce il candidato clinico, NdCS) se non è stato identificato un secondo scaffold."  ("What Makes A Great Medicinal Chemist? A Personal Perspective", Mark A. Murcko, DOI: 0.1021/acs.jmedchem.7b01445)

Questo visto che c'è un mucchio di gente che si straccia le vesti se qualcuno parla di "piani b". Nel commento sul voto del quattro di marzo, fatto prima del voto, https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2108445009374375&id=1971621999723344 , fu evocato "L'uovo del serpente" di Bergman, oggi esce una cosa su Eurointelligence - noto sito populista - diretto da W. Munchau, famoso ideologo populista, che si era rivolto ai "suoi" con un articolo a titolo "Il momento Maria Antonietta delle elites", sul FT, tempo fa. E viene tirato fuori un parallelo con la repubblica di Weimar (http://vocidallestero.it/2018/05/28/eurointelligence-sulla-decisione-di-mattarella-bentornati-nella-germania-di-weimar/). Curioso che certi liberalliberisti e un chimico decisamente a sinistra (pure troppo, per alcuni, che mi hanno etichetatto "zecca") abbiano impressioni così simili. L'eco di queste vicende non si disperderà velocemente, e sarà capitalizzabile da un unico blocco politico. Deposuit potentes de sede: alle volte lo fa, la storia. Quanto ad esaltare gli umili, è tutto un altro paio di maniche.

lunedì 28 maggio 2018

DUE SCEMENZE SU ECONOMIA E POLITICA INDUSTRIALE, CON UN OCCHIO AL CHIMICO FARMACEUTICO

Non sono un economista, ma... cercherò di replicare quello che un medico dichiaratamente comunista ha fatto con il programma sanitario gialloverde, prendendo alcuni punti di una visione (non inserita nel famoso contratto, a quanto ne so) presentata dall'huffington come un'incubo: Banca Centrale nazionalizzata prestatore di ultima istanza, IRI, etc: gli anni 70. Ok.
Ci fu la crisi petrolifera che si tramutò in crisi economica internazionale (shock esterno) etc. Ma vi presento queste tre brevi storie, comprendenti episodi di ieri e di oggi.

1) Recordati costruisce lo stabilimento di Campo Verde nel 61, negli anni 70 è una delle più grosse facility di chimica farmaceutica di tutta l'Europa. Nel 77 - la crisi petrolifera, lo shock esterno, appunto - ENI entra nel capitale sociale col 50%. Ne uscirà agli inizi degli anni 80 e Recordati sarà quotata in borsa. Oggi, dopo livelli occupazionali con una storia di montagne russe (in Italia), con il motore di una produzione chimico farmaceutica (sviluppo chimico + impianto pilota) che si svuotava, dopo che Campo Verde ha avuto sopra per molto tempo il cartello "Vendesi", Recordati cresce, principalmente all'estero, e a debito (finché dura...)

2) Sigma Tau, fondata nel 1957 da Claudio Cavazza, chimico, nel 64 installa la sede di Pomezia, con una 60ina di dipendenti. Nel 2004 la sola palazzina delle ricerche chimiche ospitava una 70ina di persone. Nel 2011 si arriva al capitolo più duro di una crisi non solo aziendale, ma dell'intero comparto. Nel 2012 il governo (Monti) si volta dall'altra parte, la palazzina di cui sopra si è svuotata, così come buona parte dello stabilimento, il centro ricerche di Milano viene chiuso (https://www.facebook.com/Sigma-tau-chiude-il-centro-ricerche-Prassis-165185343580151/?hc_ref=ARRw4_LnaVdnnSlGgbKZwM-25AdDIsBLOGStKYC8gBaEDTkFrpEVeJUvBvTmmmkSwd0&fref=nf), pure gli informatori scientifici del farmaco finiscono sotto (legge sul principio attivo in ricetta), e a più di un migliaio tra ST e altre viene mostrata l'uscita. (https://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/22/sigma-tau-che-brutto-affare/179247/ , chi gli ha dato dello schifoso fascio forse non aveva tutti i torti - c'è poco di peggio di un fascio economico con la bocca piena di buzzword). Cosa avrebbe potuto fare l'intevento chiesto dai lavoratori all'epoca?
Va a finire che Alfa Wasserman si fonde con ST moribonda, e Alfa Sigma fattura meno del 60% di quel che fatturava ST nel 2005. E si parla a lungo di alcune centinaia di licenziamenti ulteriori.

3) Rottapharm nasce a Monza nel 1961, con la creazione da parte di Luigi Rovati, docente presso la facoltà di Farmacologia dell'Università di Pavia, di un laboratorio di ricerca indipendente, il Rotta Research Laboratorium.
Negli anni, oltre 300 brevetti e 19 farmaci originali. Nel 2007 acquisisce la tedesca Madaus, e il fatturato consolidato del gruppo supera i 2 miliardi. Nel 2009 ha in fase III un antiasmatico e un farmaco gastroenterologico: tratta con Wyeth che arriva a un soffio dall'acquisirlo (centinaia di milioni), ma Pfizer si fonde con Wyeth e sgancia la gastroenterologia. Crisi. La proprietà sostiene con risorse proprie, poi cerca investitori che le lascino il controllo e non ne trova, poi cerca la quotazione in borsa, ma il momento non è favorevole. Alla fine nel 2014 (mia ipotesi: su insistenza delle banche creditrici) vende agli svedesi di Meda per circa un miliardo (spiccioli, rispetto al fatturato consolidato di pochi anni prima), di cui solo parte è cash: crollo occupazionale, chiusura di Rotta Reasearch. Nel 2016 arriva Mylan (il genericista "gentiluomo" - si fa per dire - a stelle e strisce) e compra tutto.

Probabilmente storie del genere possono essere trovate in altri settori, dall'energia all'acciaio. Sicuramente nell'ultimo decennio ha influito la stretta creditizia, collegata alla crisi crescente del settore bancario. Sicuramente i tagli alla spesa sanitaria (e quindi a quella farmaceutica) hanno influito, così come alcune leggi volute per consolidarli. Ma cosa sarebbe successo se lo stato avesse potuto offrire anche solo temporaneamente una sponda finanziaria (quello che viene visto come apocalittico nell'articolo dell'huff ne costituisce una delle possibili premesse)?

1) Sarebbero stati mantenuti livelli di occupazione estremamente qualificata
2) Non sarebbero stati bruciati asset con un valore potenziale complessivo di miliardi (moltissimi brevetti sono stati lasciati decadere per cessato pagamento delle quote annuali)
3) Sarebbe ulteriormente migliorata la bilancia commerciale - visto che quel che rimane del settore va avanti ad export.
4) Il gettito IVA e fiscale in genere nonché contributivo ne avrebbe beneficiato, visto che il polo farmaceutico laziale era arrivato ai 7 miliardi di fatturato complessivo (il crollo lo aveva visto scendere ben sotto i due miliardi, e oggi si viaggia sui 3).

Invece lo stato ha figurato in tutto ciò solo come il grande assente. La storia di Rottapharm dipinge chiaramente quanto sia salvifico il capitale estero che tutta la politica italiana vuole ed invoca come soluzione delle crisi industriali. Non so se un intervento diretto dello stato nell'economia (situazione pre 1992) sia da etichettarsi come "sovranista", di sicuro prevede deroghe o ricontrattazione dei vincoli europei. Qualcosa dell'epoca con intervento pubblico nell'economia me lo ricordo. E non c'erano disoccupazione a due cifre, inflazione a due cifre, disoccupazione giovanile al 50% etc etc. Se qualche ministro creativo ha parlato dei beni culturali come del petrolio della nazione, la vocazione nazionale dal dopoguerra in poi è stata l'industria della trasformazione. Abbiamo lasciato per strada il 25% della produzione industriale, con la crisi e non è che le nostre prime quote per export fossero il famoso "made in italy" (abbigliamento, vino, cibo usati per certificare un gap tecnologico): faccio notare che prima della crisi del 2008 i nostri settori più consistenti di export riguardavano raffinati del petrolio, meccanica, farmaceutici (un po' diversa da come ve l'hanno raccontata, giusto?). 
Il mondo è cambiato, rispetto al pre 92?
Sembra ovvio, ma leggendo Arthur M. Schlesinger, "L'età di Roosevelt", si colgono incredibili somiglianze con la situazione presente. Sì, poi ci fu la seconda guerra mondiale, ma l'amministrazione Roosevelt ebbe un atteggiamento non dogmatico su Gold Standard e inflazione (vista come meccanismo redistributivo, e non come tassa sui poveri).
Il "New Deal" ce l'avevo nella sezione di storia del sussidiario, in quinta elementare, negli anni 70. Oggi credo che nessuno studente della scuola dell'obbligo sappia cosa sia. I paradigmi culturali cambiano, Arthur M. Schlesinger in Italia fu pubblicato e tradotto da Il Mulino, che al giorno d'oggi ha in catalogo questo https://www.mulino.it/isbn/9788815126269 . Chi avrà pagato il prezzo di questo paradigm shift culturale?

(Come si sarà capito per il mio settore il governo Monti fu un incubo: 2 miliardi/anno di tagli alla sanità e principio attivo in ricetta due colpi alla nuca, e il resto non aiutò - l'idea di una riedizione di quell'esperienza mi mette i brividi più di qualsiasi altra cosa)

https://www.huffingtonpost.it/2018/05/26/la-nuova-economia-sovranista-con-savona_a_23444141/

venerdì 25 maggio 2018

LE SCIENZE, LE FONTI

C'erano una volta un chimico (ingenuo)  e un debunker...

Michelangelo Butac Coltelli: Diffamare alle spalle è sempre sintomo di profondo disagio

Il chimico scettico: Ora il buon michelagelo ci porterà una scansione del suo testo di tossicologia e i link a 10 articoli peer reviewed che parlano dell'ADMET del thimerosal. E lo farà senza nessuna difficoltà, perché lui si mangia a colazione pure Sir James Whyte Black, con due gocce di tabasco

Michelangelo Butac Coltelli: Giusto per informazione per Il chimico scettico, su Butac scrive un medico laureato autore della guida da noi pubblicata Attualmente Vaccini uno studente di medicina nessun ingegnere meccanico. Ma Butac non è scienza ma divulgazione quindi l'unica cosa che conta, come sempre, sono le fonti. Fonti che nei nostri articoli sono sempre linkate e rimandano a testi autorevoli supportati dalla comunità scientifica. Il resto mi perdoni è solo noia e diffamazione...

Il chimico scettico: Uno più qualificato dell'altro. Facci un fischio quando l'ingegnere metallurgico smette di pontificare su come funziona la scienza. A dire medico si fa presto, se volete confrontarvi con le corbellerie che avete scritto, scorrete pure questa pagina. Con fredda cordialità, CS. (avete perso un'ottima occasione per non postare, se volete fare a chi ha il cv più lungo padroni, immagino ci sia chi sta preparando i popcon)

Michelangelo Butac Coltelli: Niente, le fonti continuano a non essere considerate, mentre la gara al CV più lungo (come in 3a elementare) piace molto, al prossimo giro facciamo anche a chi piscia più lontano? Un abbraccio, perchè ritengo ne abbiate tutti un gran bisogno!

Il chimico scettico: ciccio, iniziamo a chiarire: 1) la laurea che mi sono preso io 25 anni anni fa, te neanche a pianger nudo in ginocchio sui ceci fino al prossimo transito della cometa di Halley 2) Fossi in te protesterei ufficialmente con NIH facendo presente che toxnet è una collezione di robaccia 3) visto che ci siamo, mi allargherei a EINECS e Chemical Abstracts. E pure a Reaxys, perché no. Bimbo, una fonte attendibile forse la riconosceresti se ti cadesse in testa, visto che il Merck Index fa circa cinque chili.

(Sì, lo ammetto, ho sventolato il titolo di studio: ma un annetto fa ero lungi dall'aver dimostrato qualcosina con gli argomenti - mica facile facile, come faccenda, e tuttora i risultati sembrano piuttosto scarsi, su certi fronti)
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C'era stato un qui pro quo sul verbo "diffamare": se ti cito un LD50 tu pensi che sia diffamazione, io invece penso di aver fornito un dato e che se  il tuo collaboratore medico non sa cos'è forse sarebbe meglio per lui  evitare fantasiose dissertazioni tossicologiche (cosa che da allora pare abbia fatto).

C'era stato un equivoco di base sul significato di "fonte", parlando di "testi autorevoli supportati dalla comunità scientifica" io pensavo a questo

 


lui pensava a questo:



Una sorta di culture clash, e lo capisco bene solo ora, dopo incredibili pipponi "chi è costui?" (cioè chi sono io).
Era il risultato di un vademecum pedestre, del catechismo degli attivisti della immunization advocacy alla vaccinara: "insegniamo sempre a chi legge di verificare l’autore" (poi magari l'autore verificato e accreditato ti fa propalare l'incredibile balla dei morti da rotavirus in Italia - ma è un mondo difficile...).
Perché verificare l'autore? Perché di fatto l'utente medio della rete che si interessa più o meno attivamente al dibattito non sa distinguere tra me e il nanocontatore per eccellenza sulla base degli argomenti. Perché non ha gli strumenti culturali e concettuali per farlo (e spesso indipendentemente dal titolo di studio, il che è tristissimo). E nemmeno per valutare quello che l'autore cita.
Per questo in passato qualcuno ha assistito a surreali, lunghissime discussioni sulla liceità del mio scrivere qualcosa come questo post senza declinare le mie generalità.
Perché se il vate dice "l'acqua non bolle prima di 100°C", va bene, perché lui è lui. Se pinco, facciamo uno studente del terzo anno di ingegneria chimica, in risposta posta una scansione delle International Critical Data Tables, o il NIST, è cherry picking.
Perché chi legge lui non ha idea di cosa sia ICDT o NIST, ha maturato la coscienza che nella letteratura scientifica c'è tutto e il contrario di tutto, quindi è l'etichetta DOCG che conta, il resto non è niente. O chiamala, di nuovo, divulgazione, questa. Non è divulgazione, è (era?) un sistema arbitrario che decide cosa è affidabile e cosa no costruito per indirizzare gente che non sa che pesci prendere perché non ha gli strumenti per farlo.
Il che dimostra, nei fatti, che ci sono argomenti complessi per i quali si è optato per l'ipse dixit (che è facile) invece che per la spiegazione (che è difficile) - abbassare il livello, far passare il messaggio etc, il che mi ricorda qualcosa sui percosi a minima energia. E se non è stata una scelta politica (e autoritaria) questa...



Tra le altre c'era una ragion politica, in questi vademecum terra terra e in questa vulgata parascientifica: mettere un argine agli autori che hanno fatto dell'antivaccinismo un mestiere (pagato, quindi), agli accademici che hanno preso la stessa strada (tra un articolo ritirato, respinto o ritrattato e l'altro), al Dr. W., al nobel folgorato dal teletrasporto del DNA virale e via dicendo, nanocontatori compresi.  Cosa succede a perseguire certi scopi (dichiarati) con mezzi aberranti? Che gli aventuali risultati potrebbero essere un rafforzato accreditamento in sede pubblica, con la mutata condizione politica, delle starlette dell'antivaccinismo nostrano, che già in passato si erano affacciati in contesto istituzionale nel quadro dei lavori della Commissione Uranio Impoverito.

giovedì 24 maggio 2018

QUALI SONO LE QUALITA' DI UN GRANDE CHIMICO MEDICINALE (ESTENDIBILI AD ALTRE SCIENZE)?

Non mi sono mai ritenuto un chimico medicinale (I'm a natural born process guy), ma mi sono ritrovato a fare chimica medicinale, in passato (e mi ci sto ritrovando adesso, dopo anni). E l'argomento chimica medicinale ha senz'altro più appeal, ed è percepito come più rilevante (la chimica di processo è area disciplinare fondamentalmente oscura ai più, anche forse alla maggioranza dei laureati in chimica)

"Non c'è bisogno di dire che è molto difficile inventare nuovi farmaci. I farmaci rivoluzionari, e anche i drug candidates spettacolari, sono infatti rari, perché la ricerca farmaceutica è un problema di ottimizzazione multiparametro: molte condizioni devono essere soddisfatte simultaneamente perché un nuovo composto abbia la possibilità di migliorare seriamente le vite dei pazienti"
Questo per indirizzare i non addetti ai lavori che magari non avevano chiara la materia. Partendo dalla sua esperienza, che è esperienza industriale (e ripeto che negli ultimi decenni la chimica medicinale rilevante è stata fatta quasi totalmente dentro l'industria, e non nell'accademia), l'autore divide le qualità in due categorie, una generale (applicabile per qualsiasi scienza) e l'altra specifica dell'area disciplinare. Vi trascrivo qua le qualità generali:
(1) curiosità intellettuale
(2) capacità di focalizzarsi sui problemi importanti
(3) pragmaticità
(4) rispetto per i dati
(5) attenzione al dettagli
(6) senso dell'urgenza che guida sempre verso il risultato successivo
(7) coscienza del lavoro effettuato nel campo a livello globale
(8) apertura verso le nuove tecnologie ed estrema diffidenza verso l'hype dei grandi annunci non supportati da solide prove
(9) tendenza a sfidare pre-supposizioni e dogmi
(10) amore per il proprio lavoro
(11) coscienza dei limiti delle proprie conoscenze
(12) resilienza
(13) comunicazione efficace
(14) capacità di lavorare in squadra
(15) assenza dell'impulso a mettersi in mostra
(16) tendenza a cercar mentori all'inizio della propria carriera, e a diventare mentori verso la sua fine

Occorre dire che gli ambienti lavorativi che favoriscono e valorizzano queste qualità non sono precisamente la norma, ma non sono neanche pochi
Ma se guardate al di fuori dell'ambiente tecnico, e vi guardate intorno qua sopra per esaminare diversi  professionisti attivi nel campo pro-scienza, questo elenco di qualità sembra una check list al negativo: Nessun rispetto per i dati? Tendenza a mettersi su un piedistallo? Rigidamente conforme a dogmi e pregiudizi? Nessuna coscienza dei limiti delle proprie competenze? Arruolato come scienziato nel fronte pro-scienza.
Divagazioni a parte, consiglio caldamente a chiunque sia agli inizi in questo specifico campo (nonché agli altri addetti ai lavori) di leggersi tutto l'articolo, perché la parte sulle qualità specifiche della disciplina è formativa e godibilissima. Ad ogni qualità viene associato un pezzo di storia dello sviluppo di un farmaco (perlopiù approvato negli ultimi anni).

(potete cercare DOI: 10.1021/acs.jmedchem.7b01445 e magari su un certo sito con un corvo)
https://pubs.acs.org/doi/ipdf/10.1021/acs.jmedchem.7b01445

mercoledì 23 maggio 2018

UNA CLINICAL RESEARCH ASSOCIATE SU TRIAL E EFFETTI COLLATERALI


by Viviana Sità

Io sono l'ultima ruota del carro nel sistema della sperimentazione clinica, però, grazie a noi Clinical Research Associates si raccolgono i dati dei pazienti che partecipano ad un dato studio clinico.
Rimanendo sempre nell'ambito dei trials clinici, quando ai pazienti succede qualcosa (ma proprio qualsiasi cosa), questo evento viene definito "evento avverso". Noi CRA facciamo di tutto perché ogni evento avverso venga raccolto e seguito fino a risoluzione, e che lo si valuti sotto tutti gli aspetti: aveva una malattia pregressa che può aver provocato tale evento? L'evento è iniziato prima o dopo aver iniziato ad assumere farmaci? Valutando il caso, il medico sperimentatore (principal investigator o delegati) può affermare o meno la correlazione dell'evento con il farmaco.
La morte di un paziente è un criterio di definizione dell'evento avverso serio. Se un evento di questo tipo è correlabile alla terapia assunta, lo si classifica come reazione avveesa seria. La correlazione con la terapia si stabilisce in base a ciò che abbiamo in letteratura (investigator brochure x farmaci -IB - non venduti ancora o riassunto delle caratteristiche del prodotto per farmaci con autorizzazione al commercio). È il.medico sperimentatore che determina se l'evento è correlabile o meno al farmaco, in base alla anamnesi del paziente e a ciò che si riporta sulla IB del farmaco.
Nel caso in cui il.medico veda la correlazione con un evento che non è descritto nella IB, nasce una SUSAR (reazione seria che non ci aspettavamo) e viene seguita fino a completa risoluzione e distribuita in tutti i paesi che partecipano allo studio/vendono il farmaco. Se, dopo varie valutazioni, questo evento inatteso lo si correla indubbiamente al farmaco, il dato evento viene aggiunto alla IB aggiornata.
Nel caso del.post marketing, la statistica su un campione molto più grande di quello di uno studio clinico si rafforza e, in alcuni casi, porta a correlazioni che nei trials non si erano valutate.

http://www.unipharma.it/index.php?option=com_content&view=article&id=146:clinical-research-associate-cra-&catid=131:profili-professionali&Itemid=313


CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...