lunedì 1 febbraio 2021

QUANTA POLITICA NELLA POLITICA FARMACEUTICA? TROPPA

"Ricapitoliamo. Secondo il comunicato stampa di AIFA del 22-12-2020, AIFA non approvò la proposta sperimentazione degli anticorpi monoclonali anti-COVID di Eli-Lilly in quanto: "Gli anticorpi monoclonali necessitano di un’approvazione europea, mentre l’azienda Eli Lilly ha proposto una procedura di approvazione del farmaco in deroga a tali procedure. (...) AIFA ha espressamente suggerito all’azienda l’opportunità di presentare una richiesta di autorizzazione all’EMA."
Eppure già nei giorni scorsi l'ex Direttore Generale di AIFA, il Prof. Luca PANI, aveva smentito questa versione, dicendo testualmente: "L’AIFA poteva far presente al Ministro la necessità di autorizzare questi anticorpi ex comma 3 art. 5 del Dlgso. 219/2006 esattamente come aveva già fatto nel caso dell’infezione da Ebola nel 2015. Ovvero in una situazione milioni di volte meno complicata di quella presente. Personalmente autorizzai e firmai 6 ordinanze per altrettanti farmaci salvavita non autorizzati e non in commercio in quel momento. Ci vollero 48 ore." "
 
AIFA non è FDA. Se FDA nel 2020 ha mostrato una resistenza pazzesca, col commissioner Hahn che teneva diritta la barra del timone sulle approvazioni di emergenza di vaccini mentre Trump e Azar pubblicamente chiedevano la sua testa e provavano a ridimensionare il suo ruolo, da tempo immemore AIFA è vaso di coccio tra i vasi di ferro. Luca Pani nei confronti dei suoi successori fa la figura del gigante, ma anche lui si dovette piegare, per esempio sulla faccenda Avastin-Lucentis (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2019/11/lideologia-delloff-label-finira-in.html).
Ma di che politica stiamo parlando?
Da una parte ci sono le beghe e gli intrecci di interessi locali (vedasi alla voce vaccino Reithera). Dall'altra c'è una continuità di indirizzo (politico) innegabile, negli ultimi anni: l'ostilità verso l'innovazione, perché l'innovazione costa (e anche Pani si è conformato a questo indirizzo, vedasi la sua polemica contro Gilead all'approvazione di Sovaldi e Harvoni). E' da quasi un anno che viviamo una situazione di emergenza, e le risposte di AIFA nei confronti delle possibili soluzioni più avanzate per la riduzione del danno sono state sempre "no". No a remdesivir: mentre EMA esprimeva parere favorevole all'uso compassionevole AIFA prima lo limitava ai trial e poi, dopo la sua approvazione (ancora condizionale in Europa, definitiva in USA) lo ha contingentato.
No baricitinib (approvazione di emergenza in USA). No anticorpi Lilly e Regeneron (approvazione di emergenza in USA).
Ora, per qualcuno questi "no" sarebbero "sanità seria": non si usano farmaci la cui utilità non sia provata (e ovviamente è la "sanità seria" che decide cosa è utile e cosa non lo è, quel che dicono EMA e FDA è irrilevante). Diamola per buona, per assurdo. Ma con i "sì" come la mettiamo?
Perché AIFA ha anche detto più volte sì: sì a lopinavir (che non poteva funzionare) sì a interferone (poi una veloce inversione di marcia), sì a idrossiclorochina (poi no, poi ni) etc etc etc.
La "sanità seria" ha detto qualcosa, al riguardo? Non mi risulta. Lopinavir e idrossiclorochina sono stati i farmaci più usati, nella primavera del 2020 - i bei risultati sono stati davanti agli occhi di tutti. Qualcuno pensa che in AIFA ci sia un problema di Direttore Generale - e sottoscrivo (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2020/05/il-direttore-aifa-remdesivir-il-3-e-la.html) - ma non è che con il Comitato Tecnico Scientifico dell'agenzia siano rose e fiori...
In breve se costa poco ok (e se non funziona pazienza). Se è costoso o *minaccia di esserlo in futuro* no, non si usa neanche se resuscita i morti.
E questa sarebbe serietà? A naso è qualcos'altro, sempre che per "sanità seria" non si intenda "sanità sostenibile", cioè quella delle risorse scarse (sarebbe a dire la radice marcia di tutto il maledetto sistema https://ilchimicoscettico.blogspot.com/.../la-radice...).

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