venerdì 11 ottobre 2024

BRAVI

 


Bravi collaboratori ai disastri. Applausi a scena aperta. Tranquilli, le broncopolmoniti da micoplasmi resistenti sono già all'opera.


https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC9686491/


mercoledì 9 ottobre 2024

IDENTIFICARSI IN UN LUPO (FAVOLA CON ANIMALI)

 


C'era una volta un agnello che beveva sul ciglio di un torrente, ai piedi di una cascata. Da sopra venne una voce:

"Perché mi hai fatto diventare torbida l'acqua che sto bevendo?"

L'agnello diede un'occhiata verso l'alto e non vide nessuno, così continuò a bere.

La stessa voce dall'alto disse:

"Sei mesi fa hai parlato male di me!".

Guardando sopra la cascata l'agnello continuò a non vedere nessuno. La cosa gli sembrò molto sospetta così cautamente, senza far rumore, salì di lato alla cascata per vedere di che si trattava. Quando arrivò sopra rimase molto stupito: c'era un chihuahua che stava parlando in un megafono e ora stava dicendo: "Sicuramente tuo padre ha parlato male di me!". Il chihuahua quando vide l'agnello mollò a terra il megafono e si mise a ringhiare e abbaiare, tremando. L'agnello si mise a ridere a crepapelle e chiamò a gran voce i suoi fratelli. Quando lo raggiunsero disse loro "Guardate, roba da non credere: io ero lì sotto e questo ha detto che gli intorbidavo l'acqua!". Il chihuahua continuava a ringhiare.

Gli altri agnelli si misero a sghignazzare.

"Superior stabat chihuahua!" 

E tutti a ridere.

"Anvedi che lupo!"

E giù, piegati a terra per le risate.

Il chihuahua, lasciando a terra il megafono, se ne andò  impettito a testa alta, con un'espressione sprezzante, provocando altro riso sguaiato. Ma tra sé e sé pensava: "Non è giusto! Questa favola non doveva finire così!".

 

PS: Ognuno ci trovi la morale che preferisce, ma la sindrome del cane piccolo è una patologia ignorata con conseguenze anche gravi.

PER PRECISARE

 


domenica 6 ottobre 2024

IL FAMOSO METODO, QUELLO DI GALILEI

 La Treccani ora è dei ragazzi - Rubriche Il piacere di leggere

Credo che ogni tanto ci sia da ribadire, perché di scientificità e ascientificità si è straparlato a schiovere.  Una prima doverosa precisazione va fatta citando (di nuovo) Feynman:

Indaghi per curiosità, perché qualcosa è ignoto, non perché già conosci la risposta. E mano a mano che acquisisci informazioni scientifiche non è che che tu stia trovando la verità, ma realizzi quello che è più o meno probabile.

Quindi non si sta parlando di nessun tipo di verità. Poi per vari motivi nei discorsi sul metodo scientifico si è sempre navigato tra i massimi sistemi, Popper, la falsificabilità etc, generando più confusione che altro, il più delle volte glissando sugli aspetti quantitativi (analisi dei dati, misure) e abusando selvaggiamente dell'induzione (se sappiamo che A=B è ragionevole pensare che C=D, senza dimostrarlo). E' una cosa che riguarda lemaledettebasi, quelle che perlopiù mancano. Quindi ritengo sia meglio ripartire non dall'alto ma dal basso, non dalla fine ma dall'inizio. E se si parla di "metodo scientifico" si parla di scienze galileiane e le scienze galileiane iniziano convenzionalmente con Galileo. Cominciamo terra terra, dall'Enciclopedia per Ragazzi Treccani:

Il metodo galileiano può essere suddiviso in quattro fasi: l’osservazione sperimentale (le «sensate esperienze»); la definizione dell’ipotesi (o modello); la deduzione matematica (le «necessarie dimostrazioni») e infine la verifica delle deduzioni, per confermare o meno l’ipotesi iniziale e per determinare la legge in grado di descrivere il fenomeno.(https://www.treccani.it/enciclopedia/metodi-scientifici_(Enciclopedia-dei-ragazzi)/)

Un corollario dovuto: l'osservazione sperimentale deve essere ripetibile da altri, perché se la vedi solo tu forse c'è qualcosa che non va, nel tuo metodo, nei tuoi strumenti di misura o direttamente in te. E quindi è facile segare lo pseudo qualcosa alla radice: se non è riproducibile, non è riproducibile. Se la riproducibilità è un problema in genere, invariabilmente il dominio delle pseudoscienze è quello dell'irriproducibile, dell'indimostrabile, del non verificabile, dell'artefatto sperimentale. E non parlo per sentito dire: qua sopra fu scritto un paio di volte di rilevanti casi particolari, tipo qui , qui e qui. La cosa risultò a molti sgradita perché quando si dice "scienza" si intende "articolo di fede" sia tra i "pro" che tra i "contro" (è sempre stata una storia "i miei santini contro i tuoi santini", mentre qua sopra l'unico uso ammissibile di un santino è sempre stato il dargli fuoco).

Torniamo al metodo galileiano. Dopo l'osservazione c'è la definizione dell'ipotesi: e l'ipotesi deve essere coerente con quanto osservato . Segue la trattazione matematico/statistica: se non c'è, sciò. Quindi c'è la verifica dell'ipotesi: se la verifica non è possibile non ci siamo per niente. E questo è Galileo, il citatissimo Galileo, che parlava dell'universo come libro scritto in caratteri matematici. Il "metodo galileiano" all'epoca attirò individui che vollero trasferirlo a campi diversi dalla fisica, dalla medicina (Malpighi) alla chimica (e fu un affare abbastanza complicato e non privo di contraddizioni). Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente, diceva con buona ragione uno per cui non ho mai avuto nessuna simpatia - concedetemi questa divagazione - e questo è uno dei tanti problemi sia della scienza accademica (a cui il tema non interessa perché non porta fondi, se ne occupino filosofi e storici della scienza) sia della vulgata parascientifica (la "comunicazione della scienza"), che non se ne occupa perché una cultura scientifica, se esiste, non è roba che compete a chi si occupa di spettacolo.

Guardando indietro i vademecum diffusi in rete per distinguere l'affidabile dalle pseudocose erano ignoranti come chi li proponeva: verifica le fonti etc.. Perché il tipo medio in rete di capacità analitiche minime non ne ha, e non è in grado di verificare, seguendo la lista dell'Enciclopedia dei ragazzi, se qualcosa stia in piedi o no.

Intendiamoci, sulla trattazione matematico/statistica nei tempi del primato delle life sciences inciampa mezzo mondo: mi ricordo distintamente passate come "verità scientifiche" le conclusioni di articoli che davano i numeri con intervalli di confidenza (C.I.) ampi quanto un'autostrada a 4 corsie (quindi più che "verità" era un "forse", un "può essere", un "boh!").  E le cose sono complicate dal famoso detto "se li torturi abbastanza i dati finiranno per confessare quello che vuoi". Ma rimane possibile, avendone i mezzi, distinguere tra quel che sta in piedi e il resto.

Dopo di che è chiaro che quando il 95% del pubblico non ha i mezzi intellettuali o le basi per scorrere la checklist dell'Enciclopedia dei Ragazzi il tutto si risolve nel peggior casino possibile, chi è fonte e chi no, quello è autorevole quell'altro no, la "comunità scientifica",etc etc - e la "scienza mediatica", cioè lo scientismo pop, diventa un sistema arbitrario per raccontare al pubblico cosa è giusto che creda e cosa non lo è.

La scelta dell'Enciclopedia per Ragazzi Treccani è una scelta oculata. Una scelta fatta per sottolineare la qualità del livello. Ed è forse per questo che quella che un tempo era divulgazione scientifica "alta" (Scientific American e The New Scientist negli anni 70-80) ha poi finito per correre dietro al format di Focus o a quello dei documentari naturalistici: la odierna divulgazione scientifica per le masse è al 99% a-scientifica in quanto l'aspetto analitico/quantitativo, cardine dell'impostazione galileiana, è assente o completamente dimenticato. Probabilmente quando Treccani ha messo in piedi l'Enciclopedia dei Ragazzi ha sparato molto alto, evidentemente troppo.

Detto ciò un metodo è un metodo. Continuo a ritenere, ripetendomi, che la migliore definizione di processo scientifico sia quella di Ilya Prigogine: un fecondo dialogo tra l'intelletto e la natura,  che è quello che è - non ti insegna a vivere, non produce alcun senso per l'esistenza umana. Se qualcuno dice il contrario non fa altro che avallare la "scienza" intesa come una delle religioni dei nostri tempi.

mercoledì 2 ottobre 2024

UN SOLO ELETTRONE PUO' BASTARE, ALLE VOLTE

 

J. Am. Chem. Soc. 1931, 53, 9, 3225–3237

Settembre 1931:

Il fenomeno di risonanza della meccanica quantistica, che fornisce l'energia del legame chimico a elettroni condivisi, si verifica anche tra due atomi diversi quando si forma un legame a coppia di elettroni, grazie all'identità dei due elettroni. Tuttavia, se è disponibile solo un elettrone, in generale non ci si aspetta la risonanza. Le applicazioni della teoria delle perturbazioni del primo ordine della meccanica quantistica a un sistema di due nuclei e un elettrone, sebbene non portino a risultati numerici accurati, sono illuminanti. Si scopre che, con due nuclei di carica diversa, si verificano nella maggior parte dei casi solo stati repulsivi, così che Li + H + o Li+ + H non formerebbero una molecola stabile LiH+. Solo quando il sistema non perturbato è degenere o quasi degenere, come in H₂⁺ dove i due nuclei hanno la stessa carica, esiste un'energia di risonanza che porta alla formazione di una molecola. Il criterio per la stabilizzazione di un legame a singolo elettrone mediante energia di risonanza è il seguente: un legame stabile a singolo elettrone può essere formato solo quando esistono due stati elettronici concepibili del sistema con essenzialmente la stessa energia, in cui gli stati differiscono per il fatto che in uno c'è un elettrone non accoppiato legato a un atomo, e nell'altro lo stesso elettrone non accoppiato è legato al secondo atomo.

Non so se cogliete il dettaglio: Pauling dice che si è fatto i conti (secondo la Teoria delle Pertubazioni, con le correzioni del primo ordine) e che dai conti esistono le condizioni per cui un legame covalente con un singolo elettrone può essere stabile. Si è fatto i conti nel 1931, trovando le soluzioni numeriche delle equazioni di Schoedinger approssimate senza computer - regolo calcolatore, tavole dei logaritmi e via (la Teoria delle Perturbazioni è la zia della DFT, Density Functional Theory, cioè di roba che da decenni si fa solo e unicamente grazie ai computer).

93 anni dopo cosa succede? All'Università di Hokkaido riescono a sintetizzare un composto in cui si realizzano le condizioni per un legame con un singolo elettrone.

https://cen.acs.org/synthesis/Single-electron-carbon-carbon-bond/102/web/2024/09  

E non solo lo sintetizzano, riescono pure a cristallizzarlo (quindi a isolarlo come composto puro). Come aveva calcolato Pauling, a mano, quando ci sono le condizioni il legame con un singolo elettrone è stabile.

PS: Generalmente e fino ad oggi, quando si tratta di legame chimico sperimentato, ogni legame è caratterizzato da una coppia di elettroni - con spin antiparalleli, etc etc. E diffidate di chi dice che c'è da cambiare il libri di chimica, è la solita "leggera imprecisione".


CHI SONO? UNO COME TANTI (O POCHI)

Con una laurea in Chimica Industriale (ordinamento ANTICO, come sottolineava un mio collega più giovane) mi sono ritrovato a lavorare in ...